L’infanzia di Johan Cruijff
Johan Cruijff nasce ad Amsterdam il 25 aprile 1947, in un quartiere popolare di Betondorp, periferia est della capitale olandese. Il padre Manus vende frutta e verdura, mentre la mamma Nell fa la lavandaia. Il piccolo Johan cresce giocando a pallone per strada, con suo fratello Heini, di due anni più grande e con altri bambini del quartierato: a cinque anni riesce a fare 150 palleggi di fila senza mai far cadere la palla: il suo essere fenomeno era evidente sin dalla tenera età.
Prendere a calci un pallone sui viottoli sterrati dell’hinterland della Venezia del Nord è un passaggio fondamentale. Molti anni dopo, quando con la sua Fondazione si dedica ad insegnare calcio ai ragazzini, Johan lo ricorda: “Il giocare sull’asfalto della strada e il cemento dei cortili è importante perché aiuta ad affinare la tecnica davanti ai rimbalzi veloci e irregolari del pallone. Ti costringe a scegliere in fretta cosa fare e a saltare rapidamente gli ostacoli, perché se cadi, ti sbucci, viene fuori il sangue e ti fai male”.
A poco più di 200 metri da casa sua c’è il “De Meer”, storico stadio dell’Ajax, che poteva contenere 22 mila tifosi, dal 25 aprile 2017 “Johan Cruijff Arena”, con una capienza di 55 mila posti, Johan va tutti i giorni a vedere gli allenamenti dei Godenzonen (Figli degli Dei), osserva, impara, si incuriosisce e ben presto diventa la mascotte del magazziniere del club che affettuosamente inizia a chiamare “Zio Henk” e ben presto finisce per fargli da assistente. All’età di 13 anni, il papà muore per un attacco cardiaco. La vita della famiglia Cruijff si complica all’improvviso, ma la società biancorossa non si tira indietro, offrendo alla madre alcuni lavori da svolgere per il club tra i quali quello di barista allo stadio e di addetta al lavaggio delle maglie dei calciatori e soprattutto accogliendo sia lui che il fratello Heini nelle giovanili.
I primi anni nell’Ajax
Johan è magro, veloce, sgusciante, intraprendente ed ha anche un carattere molto forte. Sin da subito si fa notare dall’allenatore della prima squadra, Vic Buckingham, che per farlo crescere a livello muscolare lo manda in palestra ad allenarsi con i pesi e facendolo correre in salita. Buckingham è inglese, precisamente nativo di Greenwich, principale quartiere del borgo reale londinese, noto per aver dato il nome al meridiano e al fuso orario omonimi, ha militato nel Tottenham, come centrocampista, tra il 1935 e il 1949, collezionando 204 presenze e un solo gol. Grazie al suo tecnico dell’epoca, il londinese Arthur Rowe, impara un calcio innovativo. Nel 1959, Vic, diventa allenatore della squadra principale di Amsterdam, dove inizia a sviluppare il progetto del suo vecchio tecnico. Il calcio che vuole proporre e che riuscirà a vedere la luce, ha movimenti veloci e non si limita a ruoli in campo prestabiliti. Si può tranquillamente affermare che il seme dal quale nascerà il “Calcio totale”, che ancora oggi si associa all’Ajax e al volto di Johan Cruijff, lo ha piantato e poi coltivato proprio Vic Buckingham.
15 novembre 1964, l’inizio della Leggenda
Il 15 novembre 1964, all’età di 17 anni, Johan debutta in prima squadra: nonostante la giovane età è uno dei pochi olandesi con un contratto da professionista. Il battesimo ufficiale non è dei migliori, gli ospiti perdono a Groningen per 3-1, ma il gol della bandiera è proprio il suo. 57 anni fa scendeva in campo per la prima volta in una gara tra professionisti quello che il Mondo del calcio imparerà a conoscere come Il Profeta del gol: uno dei più grandi di tutti i tempi. In carriera collezionerà 712 partite, in tutte le competizioni, mettendo a segno 403 reti e 167 assist, conquistando 9 Eredivisie (8 con l’Ajax, una col Feyenoord), 6 Coppe d’Olanda (5 con l’Ajax, una col Feyenoord), 1 Liga (Barcellona), 1 Coppa di Spagna (Barcellona), 3 Coppe Campioni (Ajax), 1 Coppa Uefa (Ajax) e 1 Coppa Intercontinentale (Ajax), tutto accompagnato dall’assegnazione di 3 Palloni d’Oro (Ajax e Barcellona).
Dopo una lunga malattia, dovuta molto probabilmente ad uno dei suoi due vizi: “Nella mia vita ho avuto solo due vizi: uno, il calcio, mi ha dato tutto, l’altro, il fumo, stava per togliermelo”, raccontava spesso, il Profeta del gol ci ha lasciati il 24 marzo 2016, davvero troppo presto, perché del suo modo di essere geniale, ironico, creativo, imprevedibile, anticonformista e delle sue celebri frasi, provocatorie, riflessive, a volte dure, non ci si sarebbe stancati facilmente, ma come diceva Johan: “In un certo senso, probabilmente sono IMMORTALE”.