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Leggende, bandiere, idoli, esempi, miti: molte sono le parole per descrivere coloro che hanno avuto l’onere e l’onore di legare l’intera carriera ad una sola squadra. Tra questi uno dei più celebri e celebrati è indubbiamente Paolo Maldini, un capitano coraggioso che nella sua vita ha conosciuto e conosce ancora oggi solo due colori: quelli rossoneri del Milan. Un’unione che dura da oltre quattro decenni, e molto di più se si allarga il discorso alla storia d’amore fra papà Cesare e il Diavolo.
I primi passi del piccolo Paolo con la casacca meneghina addosso risalgono al settembre 1978, col provino sostenuto e brillantemente superato a soli 10 anni per entrare nelle giovanili rossonere. Negli anni successivi, il nativo di Milano cresce e si forma in quella fucina sfornatrice di talenti che è Milanello e quando viene chiamato alla grande occasione si fa trovare pronto all’appuntamento con la storia, facendo capire fin da subito di che pasta è fatto e che buon sangue non mente: il ragazzo farà strada.
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Udinese-Milan, l’esordio a sorpresa di Maldini: Cuore di Drago si prende la fascia destra
La data è il 20 gennaio 1985, il luogo è lo stadio Friuli di Udine, l’evento è la partita Udinese-Milan. Non si tratta di un semplice turno di campionato, ma delle genesi di una lunga avventura che non arresta a fermarsi e che è destinata a proseguire ancora per tanto tempo. Quel giorno il giovanissimo Paolo, appena sedicenne, viene convocato per la prima volta dall’allora tecnico dei rossoneri Nils Liedholm per sopperire all’assenza di Mauro Tassotti.
Il classe 1968 si sistema in panchina con una certa emozione ma al tempo stesso con la consapevolezza che difficilmente scenderà in campo alla prima volta nel mondo dei grandi. Nulla di tutto questo: complice l’infortunio di Battistini, l’allenatore svedese del Diavolo manda coraggiosamente in campo il ragazzo col numero 14 sulle spalle nel secondo tempo. Così si compie il fatidico appuntamento con la storia: Paolo Maldini esordisce in Serie A con la maglia del Milan diventando il più giovane debuttante della storia dei rossoneri.
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Il non più solo figlio di Cesare entra sul terreno di gioco e si posiziona sulla fascia destra, sua zona di competenza, destando subito un’ottima impressione e collaborando in maniera utile al pareggio ottenuto dai rossoneri. Mister Liedholm ne riconosce le qualità e lo indica come potenziale futuro campione, previsione che si avvererà in pieno, grazie anche ad un piccolo cambiamento: destro naturale, viene spostato sulla corsia mancina e negli anni successivi si consacra come uno dei terzini sinistri più forti di sempre.
Quella di lanciare un giovane promettente ma senza esperienza è stata sicuramente una scelta coraggiosa da parte di Liedholm, ma altrettanto coraggio ha dimostrato Cuore di Drago, soprannome perfetto per un calciatore leale, generoso, valoroso e pronto sempre ad infiammare le partite con le sue percussioni sulla fascia, per regalare gioie ai tifosi e al suo Milan.
Anche oggi che ha smesso i panni di calciatore, Maldini continua a far parte di un progetto vincente rossonero, che ha avuto il suo attuale apice con la conquista dello Scudetto, di cui insieme a Frederic Massara il buon Paolo è stato uno degli artefici. In questo periodo ha frequentato la prima squadra anche suo figlio Daniel, per continuare una dinastia infinita. Perché Maldini per il Milan è come un diamante: è per sempre.