24 marzo 2016, ci lascia Johan Cruijff: la storia del Rivoluzionario del calcio

Il 24 marzo del 2016 ci lasciava Johan Cruijff, stella dell'Ajax, dell'Olanda e del Barcellona: chi era il Rivoluzionario del calcio

Francesco Niglio
20 Min Read

Il 25 aprile 1947, in un quartiere popolare di Betondorp, periferia est di Amsterdam, nasce Johan Cruijff. Il padre Manus vende frutta e verdura, mentre la mamma Nell fa la lavandaia. Il piccolo Johan cresce giocando a pallone per strada, con suo fratello Heini, di due anni più grande e con altri bambini del quartierato: a cinque anni riesce a fare 150 palleggi di fila senza mai far cadere la palla: il suo essere fenomeno era evidente sin dalla tenera età.

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Prendere a calci un pallone sui viottoli sterrati dell’hinterland della Venezia del Nord è un passaggio fondamentale. Molti anni dopo, quando con la sua Fondazione si dedica ad insegnare calcio ai ragazzini, Johan lo ricorda: “Il giocare sull’asfalto della strada e il cemento dei cortili è importante perché aiuta ad affinare la tecnica davanti ai rimbalzi veloci e irregolari del pallone. Ti costringe a scegliere in fretta cosa fare e a saltare rapidamente gli ostacoli, perché se cadi, ti sbucci, viene fuori il sangue e ti fai male”.

A poco più di 200 metri da casa sua c’è il De Meer, storico Stadio dell’Ajax, che poteva contenere 22 mila tifosi, dal 25 aprile 2017 Johan Cruijff Arena, con una capienza di 55 mila posti, Johan va tutti i giorni a vedere gli allenamenti dei Godenzonen (Figli degli Dei), osserva, impara, si incuriosisce e ben presto diventa la mascotte del magazziniere del club che affettuosamente inizia a chiamare “Zio Henk” e ben presto finisce per fargli da assistente. All’età di 13 anni, il papà muore per un attacco cardiaco. La vita della famiglia Cruijff si complica all’improvviso, ma la società biancorossa non si tira indietro, offrendo alla madre alcuni lavori da svolgere per il club tra i quali quello di barista allo Stadio e di addetta al lavaggio delle maglie dei calciatori e soprattutto accogliendo sia lui che il fratello Heini nelle giovanili.

Stadio de Meer - Amsterdam
Stadio de Meer – Amsterdam

Johan Cruijff: i primi anni nell’Ajax

Johan è magro, veloce, sgusciante, intraprendente ed ha anche un carattere molto forte. Sin da subito si fa notare dall’allenatore della prima squadra, Vic Buckingham, che per farlo crescere a livello muscolare lo manda in palestra ad allenarsi con i pesi e facendolo correre in salita. Buckingham è inglese, precisamente nativo di Greenwich, principale quartiere del borgo reale londinese, noto per aver dato il nome al meridiano e al fuso orario omonimi, ha militato nel Tottenham, come centrocampista, tra il 1935 e il 1949, collezionando 204 presenze e un solo gol. Grazie al suo tecnico dell’epoca, il londinese Arthur Rowe, impara un calcio innovativo. Nel 1959, Vic, diventa allenatore della squadra principale di Amsterdam, dove inizia a sviluppare il progetto del suo vecchio tecnico. Il calcio che vuole proporre e che riuscirà a vedere la luce, ha movimenti veloci e non si limita a ruoli in campo prestabiliti. Si può tranquillamente affermare che il seme dal quale nascerà il “Calcio totale”, che ancora oggi si associa all’Ajax e al volto di Johan Cruijff, lo ha piantato e poi coltivato proprio Vic Buckingham.

Il 15 novembre 1964, all’età di 17 anni, Johan debutta in prima squadra: nonostante la giovane età è uno dei pochi olandesi con un contratto da professionista. Il battesimo ufficiale non è dei migliori, gli ospiti perdono a Groningen per 3-1, ma il gol della bandiera è proprio il suo. Quel giorno scendeva in campo per la prima volta in una gara tra professionisti quello che il Mondo del calcio imparerà a conoscere come Il Profeta del gol: uno dei più grandi di tutti i tempi. Poco male perché alla sua seconda apparizione da titolare l’Ajax batte gli arcirivali del PSV Eindhoven per 5-0. Il campionato dei biancorossi non rispecchia le aspettative della proprietà, così a gennaio, viene esonerato Buckingham: al suo posto il diplomato in educazione fisica ed ex attaccante dell’Ajax (122 reti in 246 partite), il 37enne orange, Rinus Michels.

Il debutto con l'Ajax di Johan Cruijff
Il debutto con l’Ajax di Johan Cruijff

Johan Cruijff: l’incontro che gli cambia la vita

Michels sarà l’uomo che cambierà o meglio rivoluzionerà per sempre il destino del Profeta del gol e di tutto il mondo calcistico. Con l’arrivo del “Generale”, gli allenamenti sono sempre più duri e le sedute rispetto a prima raddoppiano. I risultati sul campo arrivano, anche se non in maniera velocissima. Al suo calcio serve tempo e giovani atleti con polmoni e piedi buoni, capaci di scambiarsi di ruolo continuamente. In cinque stagioni, l’Ajax vince 4 campionati (’66, ’67, ’68 e ’70). Nel 1969 raggiunge la finale di Coppa dei Campioni, ma viene sconfitto da “Il Grande Milan” di Nereo Rocco, al Santiago Bernabeu di Madrid davanti a più di 31 mila spettatori, per 4-1 con la tripletta di Pierino Prati e il gol di Angelo Sormani. Per gli olandesi il rigore di Velibor Vasović. In quel match Johan gioca punta centrale.

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Cruijff in Ajax-Panathinaikos
Cruijff in Ajax-Panathinaikos

Per veder sollevare all’Olandese Volante la prima Coppa dei Campioni, non c’è bisogno di attendere troppo. Il 2 giugno 1971, in un Wembley gremito da 83 mila spettatori, i Joden (ebrei), si impongono sui greci del Panathinaikos, allenati da Ferenc Puskás, per 2-0, con Johan Crujiff utilizzato da mezzala destra: le reti per gli orange sono di Dick van Dijk e Arie Haan. L’anno successivo è di nuovo finale: questa volta difronte l’Inter di Giovanni Invernizzi. Il 31 maggio 1972, al “Feijenoord Stadion” di Rotterdam con più di 61 mila spettatori, i Godenzonen si impongono per 2-0 con la doppietta di Cruijff, che gioca come prima punta. Il primo gol nasce da uno svarione difensivo tra Ivano Bordon e Gabriele Oriali: lasciano il numero 14 olandese libero di calciare a porta vuota, mentre il secondo è un’azione da calcio d’angolo, sul quale Johan salta più in alto di tutti insaccando in rete.

Il 30 maggio 1973, la terza Coppa dei Campioni consecutiva per l’Ajax. Allo stadio Rajko Mitić di Belgrado, pieno in ogni ordine di posto, quasi in 90 mila, gli olandesi affrontano la Juventus allenata dal cecoslovacco Čestmír Vycpálek. Nella squadra bianconera Dino Zoff, Giuseppe Furino, José Altafini, Franco Causio, Pietro Anastasi, Fabio Capello e Roberto Bettega. L’11 di Amsterdam, orfano di Rinus Michels, passato al Barcellona e sostituito dal romeno Ștefan Kovács, si impone per 1-0 grazie alla rete dell’attaccante Johnny Rep. Era dai tempi del Real Madrid con Di Stefano che una squadra non vinceva tre Coppe dei Campioni consecutive. Il primo “Grande Slam” della storia del calcio è proprio dei biancorossi che nel 1973 conquistano Campionato, Coppa nazionale, Coppa dei Campioni e Coppa Intercontinentale.

Johan Cruijff e l’avventura al Barcellona

Nella stagione 1973/74, Cruijff decide di raggiungere il suo ex allenatore Rinus Michels al Barcellona, pagato un miliardo di lire. I blaugrana sono penultimi in classifica con 3 sconfitte in 7 partite. Non un momento semplice, ma il numero 1 al mondo, in quel momento storico, al quale i Lloyd’s di Londra hanno assicurato le gambe per due miliardi e mezzo di lire, non ha alcun timore, sveste il suo numero 14 per indossare la numero 9 azulgrana: nel suo debutto in Liga, il 28 ottobre 1973, contro il Granada mette a segno una doppietta. L’anno si conclude con la vittoria del campionato per catalani, dopo ben quattordici anni dall’ultimo e un bottino per Johan di 16 reti in 26 presenze. Con il Barcellona, l’olandese volante vince anche un Pallone d’Oro, dopo i due conquistati con l’Ajax, e una Coppa di Spagna. In 173 partite sigla 59 reti e 5 assist.

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Cruijff e il Pallone d'Oro
Cruijff e il Pallone d’Oro

Ma il punto più alto della sua carriera da calciatore lo raggiunge ai Mondiali del 1974 in Germania. L’Arancia Meccanica guidata dal “solito” Rinus Michels che ha lasciato il Barça, è uno spettacolo sublime. Gli orange dominano in tutto, pressing, velocità, personalità e schemi. La finale contro la Germania Ovest di Franz Beckenbauer, all’Olympiastadion di Monaco di Baviera, davanti a 75 mila paganti, inizia subito bene. Per un minuto intero e con una fitta rete di passaggi, una vera e propria ragnatela, ben 15 tocchi mai banali, precedono un’accelerazione del 14 in arancione che si procura il calcio rigore dell’1-0, trasformato da Johan Neeskens. Nonostante l’inizio di gara faccia pensare ad una passeggiata di salute, i padroni di casa teutonici, si laureano Campioni del Mondo imponendosi per 2-1, con le reti di Paul Breitner, anch’egli dagli 11 metri e di Gerd Müller, ma il vero vincitore è Johan Cruijff e il “Calcio totale”.

Cruijff nel corso della sfida contro la Germania Ovest
Cruijff nel corso della sfida contro la Germania Ovest

Nel Mondiale Argentina 1978, nel quale l’Olanda arrivò in finale, sconfitta ai tempi supplementari dai padroni di casa per 3-1 (doppietta di Kempes e rete di Bertoni per la Albiceleste, di Dick Nanninga la rete degli ospiti), Johan Cruijff non venne convocato. Negli anni sono state tante le voci sull’argomento: chi parlava contrasti personali con la Federcalcio olandese, chi di problemi sugli sponsor della nazionale, chi si diceva sicuro che fosse stato un gesto politico, contro la giunta militare di estrema destra che governava l’Argentina. Si arrivò addirittura a dare la responsabilità alla moglie del fuoriclasse orange. La verità dopo quasi trent’anni è lo stesso Cruijff a renderla pubblica nel corso di un’intervista a Catalunya Radio: “Forse non sapete che io ebbi problemi verso la fine della mia carriera qui. Qualcuno mi puntò un fucile alla testa, legò me e mia moglie, davanti ai nostri tre bambini, nella nostra casa di Barcellona”.

Il tentato rapimento fallì, perché Johan riuscì a liberarsi, ma la loro vita cambiò radicalmente: “I miei figli andavano a scuola accompagnati dalla polizia. Io andavo alle partite con le guardie del corpo. Queste cose cambiano il tuo punto di vista su molte cose. Ci sono momenti in cui altri valori prendono il sopravvento. Volevamo mettere fine a quella situazione, fare una vita diversa. Pensai fosse venuto il momento di lasciare il calcio e per questo decisi di non giocare ai mondiali in Argentina”.  In realtà non abbandonò il rettangolo verde, ma cambiò totalmente calcio, trasferendosi nel 1978 negli USA per indossare le maglie di L.A. Aztecs e Washington Diplomats. Torna in Spagna, al Levante, per 3 mesi, da marzo a giugno 1981, prima di rientrare nello stesso anno all’Ajax, dove vince altri 3 campionati, concludendo la sua carriera da professionista al Feyenoord, vincendo una Coppa d’Olanda, siglando 11 gol in 33 apparizioni. In carriera ha collezionato 712 partite, in tutte le competizioni, mettendo a segno 403 reti e 167 assist.

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TITOLI VINTI CON I CLUB

– 9 Eredivisie (8 con l’Ajax, una col Feyenoord)

– 6 Coppe d’Olanda (5 con l’Ajax, una col Feyenoord)

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– 1 Liga (Barcellona)

– 1 Coppa di Spagna (Barcellona)

– 3 Coppe Campioni (Ajax)

– 1 Coppa Uefa (Ajax)

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– 1 Coppa Intercontinentale (Ajax)

TITOLI INDIVIDUALI

– 3 Palloni d’Oro (Ajax e Barcellona)

– Calciatore olandese dell’anno (Ajax)

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– 2 volte capocannoniere della Eredivisie (Ajax)

– MVP del campionato NASL (Diplomats)

Johan Cruijff: la carriera da allenatore

Johan Cruijff quando sedeva sulla panchina del Barcellona
Johan Cruijff quando sedeva sulla panchina del Barcellona

Il 5 maggio 1988, Johan Cruijff diventa l’allenatore del Barcellona. L’olandese viene chiamato per rifondare i blaugrana. In quell’estate mette in atto una vera e proprio rivoluzione, solo 9 giocatori della stagione precedente restano in rosa, spendendo più di 2 milioni di pesatas per l’acquisto di ben 12 nuovi calciatori: tra i più conosciuti Miquel Soler, José Mari Bakero, Txiki Begiristain ed Ernesto Valverde. In 8 anni, il maestro olandese ha rivoluzionato il club, costruendo le fondamenta del Barça che negli anni abbiamo avuto poi modo di conoscere.

Nel suo libro autobiografico “La mia rivoluzione”, Cruijff racconta dei suoi primi momenti da allenatore azulgrana: Sin dal primo giorno al Barcellona ribaltai la mentalità di gioco. Al mio arrivo trovai uno stile in cui i difensori dovevano correre di meno rispetto agli attaccanti. Dissi al centravanti che lui era il primo difensore, feci capire al portiere che lui era il primo attaccante e spiegai ai difensori che erano loro a determinare la lunghezza del campo, a partire dal principio per il quale la distanza tra le linee doveva essere compresa tra i 10 e 15 metri. Inoltre tutti dovevano avere ben presente che in fase di possesso palla era necessario allargare gli spazi, mentre di non-possesso bisognava stringerli. Per riuscirci è necessario tenersi d’occhio gli uni con gli altri, cosicché quando uno scatta in avanti l’altro prende la sua posizione. Un processo su cui lavorare ogni santo giorno. E non appena mi sembrava che i ragazzi si stessero annoiando, inventavo un altro esercizio che ci permetteva di ridere durante gli allenamenti. A me premeva sfruttare gli spazi, calcolare i metri”.

Con i catalani, grazie anche ai vari Pep Guardiola, Guillermo Amor, Ronald Koeman, Michael Laudrup e Hristo Stoičkov, Pallone d’oro 1994, vince 4 Liga consecutive, tra il 1990 e il 1994, una Coppa di Spagna, una Coppa delle Coppe e la prima Coppa dei Campioni dei blaugrana: il 20 maggio 1992, con 70 mila spettatori sugli spalti di Wembley, contro la Sampdoria allenata da Vujadin Boškov, di Gianluca Vialli e Roberto Mancini. La gara si sblocca soltanto a 8 minuti dalla fine dei tempi supplementari: al 112’ minuto Rambo Koeman, con una punizione dal limite, batte Gianluca Pagliuca, facendo entrare nella storia Cruijff e i suoi ragazzi.

Joahan Cruijff e Pep Guardiola
Johan Cruijff e Pep Guardiola

Il 18 maggio 1994, Johan è di nuovo in finale, questa volta affronta il Milan di Fabio Capello che da giocatore aveva già affrontato e battuto nel lontano 1973, in finale di Coppa dei Campioni. Questa volta, sorprendentemente il verdetto è completamente capovolto. I rossoneri, davanti a 70 mila spettatori, si impongono per 4-0 nello Stadio Olimpico Spyros Louīs di Atene, con la doppietta di Daniele Massaro e le reti di Dejan Savićević, un altro genio del calcio, e Marcel Desailly. Chissà se a fine partita il genio olandese avrà ricordato ai suoi ragazzi una delle sue tante citazioni: Se non puoi vincere, assicurati di non perdere”.

TITOLI DA ALLENATORE

– 2 Coppe d’Olanda (Ajax)

– 1 Coppa di Spagna (Barcellona)

– 4 Liga (Barcellona)

– 3 Supercoppa di Spagna (Barcellona)

– 1 Coppe dei Campioni (Barcellona)

– 2 Coppe delle Coppe (Ajax, Barcellona)

– 1 Supercoppa europea (Barcellona)

Johan Cruijff: l’epilogo di una carriera fantastica

Johan Cruijff
Johan Cruijff

La carriera di Johan Cruijff è stata fantastica, con numeri incredibili, sia da calciatore che da allenatore, un vero e proprio Rivoluzionario del calcio che resterà per sempre nella storia di questo sport. L’avvocato, scrittore e conduttore tv, Federico Buffa, proprio in merito a questo, dice: “Johan Cruijff ha fatto la rivoluzione due volte, con i piedi e con la testa. La sua visione calcistica ha portato alla luce un gioco che molto probabilmente ha dato il via al calcio di Pep Guadiola, Arsène Wenger, Jurgen Klopp e così via.

Purtroppo dopo una lunga malattia, dovuta molto probabilmente ad uno dei suoi due vizi: “Nella mia vita ho avuto solo due vizi: uno, il calcio, mi ha dato tutto, l’altro, il fumo, stava per togliermelo”, raccontava spesso, il Profeta del gol ci ha lasciati il 24 marzo 2016, davvero troppo presto, perché del suo modo di essere geniale, ironico, creativo, imprevedibile, anticonformista e delle sue celebri frasi, provocatorie, riflessive, a volte dure, non ci si sarebbe stancati facilmente, ma in realtà Johan ce lo ricorda dicendo: “In un certo senso, probabilmente sono IMMORTALE“.

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