Ricordare non è una possibilità. Ricordare non è un’opzione o una considerazione di un giorno. Ricordare è un obbligo e un dovere verso la storia, ma soprattutto verso quanti nel periodo più buio della storia contemporanea hanno perso la vita. A pensarci sembra quasi surreale, come un film, di quelli nitidi, ma comunque irrealistico. Eppure l’Olocausto è stato più reale di quanto ognuno di quelli che non l’ha vissuto, possa immaginare. In pochi sono sopravvissuti ai campi di sterminio ed è anche per loro che è necessario Non Dimenticare.
Nel 1944, quando fummo deportati a Birkenau, ero una ragazza di quattordici anni, stupita dall’orrore e dalla cattiveria. Sprofondata nella solitudine, nel freddo e nella fame. Non capivo neanche dove mi avessero portato: nessuno allora sapeva di Auschwitz
Liliana Segre
Nessuno sapeva. La scoperta è agghiacciante. La consapevolezza delle atrocità che la Germania nazista è riuscita a compiere all’interno del campo di concentramento più, tristemente, famoso della storia. La narrazione della seconda guerra mondiale ha restituito all’umanità delle verità che non possono essere chiuse solo all’interno di un libro.

Auschwitz, simbolo della Shoah
La scelta del 27 gennaio, data simbolo per la commemorazione del genocidio messo in atto dai nazisti, non è ovviamente casuale. Prima che l’Assemblea delle Nazioni Unite, nel 2005, decidesse di istituire la giornata dedicata al ricordo delle vittime della Shoah, alcuni Stati, come l’Italia, l’avevano anticipata (nel nostro caso di cinque anni).
Una scelta inevitabile, per una ragione molto semplice: il 27 gennaio 1945 fu liberato il campo di concentramento di Auschwitz. Un campo di prigionia parzialmente svuotato dieci giorni prima, quando la compagine tedesca decise di compiere un ultimo disumano gesto: radunare tutti i prigionieri ancora in salute e trascinarli in una marcia della morte, dal quale in pochi tornarono indietro.

Auschwitz non è stato il primo lager scoperto e i suoi detenuti non furono i primi superstiti liberati, ma allo stesso modo, questo luogo resta il simbolo, il monito, di anni di atrocità e tortura. Ebrei, dissidenti politici, rom, sinti, disabili, omosessuali: uomini, donne, bambini e anziani, deportati, spogliati della propria dignità, ridotti alla schiavitù, alla fame, alla morte.
Non mandate i figli in gita ai campi di sterminio. Lì si va in pellegrinaggio. Sono posti da visitare con gli occhi bassi, meglio in inverno con vestiti leggeri, senza mangiare il giorno prima, avendo fame per qualche ora
Liliana Segre

Ricordare per comprendere
Si parla di memoria e di ricordo, ma tutto questo, senza la comprensione rischia di essere un processo quasi inutile. Ma cosa è necessario capire? È fondamentale non dimenticare che più che una frase fatta, la storia si ripete è una verità inossidabile e non è detto che debba essere replicata con la stessa dose di insensata disumanità, anche se, solo analizzando l’anno da poco conclusosi ci si rende conto di quanto il concetto di comprensione sia lontano dall’essere reale.

Allora per la prima volta ci siamo accorti che la nostra lingua manca di parole per esprimere questa offesa, la demolizione di un uomo. In un attimo, con intuizione quasi profetica, la realtà ci si è rivelata: siamo arrivati al fondo. Più giù di così non si può andare: condizione umana più misera non c’è, e non è pensabile. Nulla più è nostro: ci hanno tolto gli abiti, le scarpe, anche i capelli; se parleremo, non ci ascolteranno, e se ci ascoltassero, non ci capirebbero. Ci toglieranno anche il nome: e se vorremo conservarlo, dovremo trovare in noi la forza di farlo, di fare sì che dietro al nome, qualcosa ancora di noi, di noi quali eravamo, rimanga
Se questo è un uomo, Primo Levi
Le testimonianze, scritte e orali, di chi ha vissuto gli orrori del delirio nazista e della deportazione nei campi di concentramento sono sempre più scarne: il tempo sta portando via chi è stato costretto a guardare in faccia la morte: la propria, apparente, e quella degli altri. Ma l’eredità di questi uomini e di queste donne resta viva, deve restare viva, il 27 gennaio e tutti i giorni a seguire.