L’Italia è riconosciuta in tutto il mondo calcistico per essere il paese della tattica, della preparazione minuziosa della partita, del catenaccio e contropiede e, soprattutto, della grande tradizione di difensori. Se ne possono annoverare moltissimi, da Facchetti a Cabrini, da Scirea a Baresi fino ai più contemporanei Nesta, Maldini e Cannavaro, ultimo pallone d’oro del nostro paese nel 2006. Fra questi grandi nomi spicca quello di Giuseppe Bergomi, “Beppe” per tutti, lo “Zio” per chi lo ha amato con le maglie di Inter e Nazionale.
Proprio il 30 gennaio di 43 anni fa Bergomi faceva il suo esordio ufficiale, ovviamente vestendo nerazzurro, i colori della suo storia calcistica, in un quarto di finale contro la Juventus di Coppa Italia. Finirà 0-0 e i sarà anche il suo zampino, impressionante però pensare al fatto che quel ragazzino abbia solamente 16 anni, compiuti il mese scorso, ma giochi già come un veterano, preludio di quel che sarà la sua immensa carriera. 756 partite in totale fra Campionato e Coppe all’ombra della Madonnina, 81 presenze invece con la maglia azzurra, 6 trofei col club e uno storico Mondiale nel 1982 in Spagna.

Gli anni giovanili: Bergomi nelle giovanili dell’Inter
L’anno del grande salto è il 1977, quando il ragazzo di Settala approda negli Allievi dell’Inter, dopo il provino svoltosi l’1 settembre, per un costo di 3 milioni di lire + 5 in caso di prosecuzione di carriera nel club, così sarà. Nel frattempo Giuseppe inizia a mostrare a tutti le proprie capacità, di tecnica e leadership, se ne accorgono anche a Coverciano, tanto che dopo soli due anni arriverà la convocazione in Nazionale Juniores.
Poco prima di quel fatidico 30 gennaio 1980 uno shock attraversa la vita di Bergomi: mentre è a Lipsia per disputare con l’Under-21 la finale dell’Europeo, arriva la notizia, o meglio, la chiamata della madre, che gli riporta la dipartita del padre. Valigie e rientro immediato in Italia. Racconterà poi, ospite al programma “Vieni da me” in epoca recente: “Mio padre è morto quando avevo 16 anni, non mi ha mai visto giocare, mi è dispiaciuto perché è bello avere i genitori a fianco. Durante le mie partite mia madre non mi veniva a vedere, andava al cimitero a trovare mio padre e poi mi chiedeva se avevo vinto“.

L’esordio di Bergomi con l’Inter
Dopo aver lasciato il lutto alle spalle e cercato di voltare pagina come spesso gli accadrà nel corso della sua carriera calcistica e non, Beppe Bergomi torna a concentrarsi sul campo e il 30 gennaio 1980 il sogno si realizza. L’Inter affronta i quarti di finale di Coppa Italia, contro ci sono i rivali storici della Juventus, partita che inizialmente sarebbe dovuta svolgersi il 16 gennaio, salvo poi essere rinviata a causa di una cospicua nevicata. Al minuto 63′ il sedicenne fa il suo esordio assoluto dunque in prima squadra, prendendo il posto di Nazzareno Canuti, a lanciarlo fu Eugenio Bersellini, il primo allenatore di una squadra professionistica a credere in lui.
Il suo primo compito sarà quello di marcare Pietro Fanna. Salverà anche una rete Bergomi, intervenendo sul tiro di Cabrini dopo una mischia nei pressi della linea di porta. La partita terminerà 0-0 e i bianconeri, forti dell’1-2 dell’andata, passeranno il turno. Una giornata dunque storta per l’Inter ma comunque storica, se analizzata col senno del poi e della carriera che intraprenderà quel giovane baffuto, di ruolo difensore centrale.

Già, perché quel ragazzo sembra in volto (e per come gioca) un uomo pronto e maturo, con dei baffi in grado di mettere in soggezione chiunque, soprattutto gli attaccanti avversari. Negli spogliatoi è passato alla storia lo scambio di battute con Gianpiero Marini, compagno di squadra: “Quanti anni hai ragazzo? 16? Ma se sembri mio zio“. Da quel momento in poi nacque il mito dello Zio Bergomi, soprannome che gli rimarrà affibbiato in tutti i 20 anni di carriera, sempre a tinte nerazzurre, sempre con il 2 sulla schiena.
Beppe Bergomi: l’arduo compito di difendere
Beppe Bergomi è riconosciuto da chiunque, in tutto il mondo, come il classico difensore all’italiana, marcatore a tutto campo che non lascia spazio di respiro all’avversario, fisico, deciso negli interventi, robusto ma anche molto atletico. Duttile e abile nello spaziare in tutto l’arco difensivo, lo “Zio” passa alla storia soprattutto per essere divenuto esempio di professionalità e dedizione al lavoro come pochi, oltre che di genuina umanità.
Vera e propria colonna portante dell’Inter dietro solo ad Javier Zanetti per numero di presenze (756 di cui 519 in Serie A), Bergomi è il più giovane debuttante di sempre nella storia del Biscione. Dopo l’esordio del 1980, anno che porterà la squadra meneghina allo scudetto al termine di un cammino lineare, mai messo in dubbio, e con qualche soddisfazione importante come il poker rifilato nel derby d’Italia alla Juventus, Giuseppe dovrà aspettare ancora un annetto per calcare il campo del Meazza anche in Serie A: avverrà il 22 febbraio 1981 nella vittoria per 2-1 contro il Como.

Esordio precoce anche con la Nazionale italiana, questa storia la conoscono tutti. Durante il quarto di finale contro il Brasile, quello della consacrazione di “Pablito” Rossi, per intenderci, Fulvio Collovati si fa male alla caviglia sinistra, in panchina c’è quel ragazzo di Settala che già aveva convinto Bearzot lo scorso 14 aprile in amichevole, ecco dunque che a 18 anni Bergomi è chiamato a dover marcare fenomeni assoluti quali Socrates, Falcao e Zico. Basta un “Ragazzo scaldati” detto dal Vecio e Beppe entra in clima partita, per poi non sbagliare nulla per il resto della gara. Il resto è storia, semifinale, finale e vittoria del campionato del Mondo spagnolo.
Sicuramente il successo più grande nella sua carriera, ma anche con l’Inter non mancherà qualche soddisfazione, squadra di cui farà parte dal 1979 al 1999, gli ultimi persino da capitano (dal ’92 al ’97). Vincerà uno scudetto nell’89, tre Coppe UEFA, una Coppa Italia e una Supercoppa Italiana. Il giorno del ritiro arriva il 23 maggio 1999, vittoria sul Bologna per 3-1, prima di ritirarsi dal calcio italiano come una leggenda, come quel ragazzino già maturo entrato nella storia di un club tanto prestigioso già a 16 anni, come uno dei difensori più forti dell’intero panorama mondiale di sempre. Tutto questo a partire da quel 30 gennaio 1980, una delle date più importanti della sua carriera e di tutto il nostro calcio.