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Il 4 dicembre 2011, è una data di lutto che resterà nella memoria di tutti gli amanti del calcio, un uomo che viveva grazie al calcio e la sua straordinaria visione di gioco che solamente chi ha anche assistito a delle partite può davvero comprendere. Il suo nome era Socrates, un calciatore davvero molto conosciuto poiché un talento mai visto prima, qualcosa di incredibilmente magico perché, come scriveva il poeta Seneca: “La fortuna non esiste: esiste il momento in cui il talento incontra l’opportunità”.

Socrates, la morte di una stella
Il calciatore era nato a Belem in Brasile da una famiglia povera, era soprannominato Il Dottore perchè lo era davvero. Infatti Socrates si era laureato in medicina e dal questo momento in poi, considerato come una figura diversa dalle altre. Aveva solo 57 anni quando la sua vita si è fermata, ma il suo fisico non reggeva più da molto tempo a causa della devastante lotta all’alcolismo. In precedenza era già stato operato per emorragie all’apparato digerente e l’infezione intestinale gli è stata fatale.
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Socrates, l’idolo del Corinthians
Il campione brasiliano, Socrates, è stato un giocatore formidabile per il Corinthians, ha giocato tra il 1978 al 1984 segnando 172 reti in 297 presenze. La squadra di San Paolo è stata fondamentale per la sua carriera calcistica ed il suo approdo in Europa e sopratutto in Italia nel 1984 alla Fiorentina per 5,3 milioni di lire con un ingaggio faraonico, dove però a causa del suo mancato ambientamento ci resterà solamente per una stagione. Ma comunque entrerà nella storia viola grazie anche alla prima marcatura contro l’Atalanta in Serie A, vinta meritatamente per 5-0. Nel 1986 è passato al Flamengo e per due anni ha soddisfatto le sue aspettative realizzando anche 14 gol. Nel 1988 si è trasferito al Santos dove chiuse la sua meravigliosa carriera sportiva. Però all’età di 50 anni, è tornato in campo con il Garforth Town, squadra dilettantistica inglese ma è sceso solamente una volta sul rettangolo verde finendo la stagione al secondo posto.
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Socrates e la Democrazia corinthiana
La dittatura brasiliana violenta e repressiva è iniziata nel 1964 quando Socrates aveva appena 10 anni. Il regime dei Gorillas ha eliminato il diritto allo sciopero ed emanato una nuova Costituzione per opprimere la libertà di parola e l’opposizione politica. Ma in che cosa consisteva? Era un’autogestione in cui tutti i giocatori e addetti ai lavori potevano esprimere la loro opinione e Socrates è il principale protagonista delle vicende politiche e sportive. In Brasile diventò un leader anticonformista. Waldemar Pires cambiò le regole nello spogliatoio chiamando un sociologo: ogni decisione non doveva essere solo dei piani alti ma di tutti i componenti compresi i calciatori. L’esperimento ha avuto degli alti e bassi ma dovevano fare solo una cosa: vincere. Nel 1982-1983, il Corinthians tornò a conquistare il campionato. Alla fine dell’anno i giocatori esposero uno striscione: “Vincere o perdere ma sempre in Democrazia“. La Democrazia corinthiana finì nel 1984 quando arrivò il verdetto, i favorevoli non avevano raggiunto la soglia dei due terzi obbligatoria per l’approvazione. Socrates si sentì costretto a lasciare il club dopo aver dichiarato che rimaneva solo se veniva approvato l’emendamento.