Si scalda il torrido weekend malese al passaggio sul circuito di Sepang della MotoGP. Ultima tripletta d’annata, che vedrà seguire le ultime tappe di Qatar e Valencia, inaugurata nel segno dell’arcinoto totale dominio Ducati. Dalle qualifiche alla gara passando per la Sprint: prima fila e podio sono intrisi di rosso Panigale. La stessa tinta è poi quella che si gode la rinascita di Enea Bastianini, tanto attesa quanto impronosticata, dal calibro talmente rilevante (quasi) da relegare la lotta Mondiale, nel derby Bagnaia-Martin, a contorno della narrazione del ritorno più atteso dall’ambiente, quello al posto che spetta ad Enea.
Bagnaia o Martin? Strategia, mente e gap centellinato
La sfida più attesa, accesa sin dal venerdì da timidi ammiccamenti di scie reciproche, si consuma in fin dei conti in un nulla di fatto apparente. Bagnaia “vince” in qualifica cogliendo la pole, bissando, poi, finendo davanti al rivale nella gara lunga; Martin lo marca a uomo dalla seconda casella, lo precede nella Sprint e lo segue ad ampio margine di oltre 6 secondi alla domenica. Dal +13 del venerdì al +14 del lunedì: concretamente gli equilibri non vengono sovvertiti.
Discorsi diversi sono invece quelli strategici e mentali. Il gap di classifica è di fatto immutato, ma i punti ancora in palio decrescono di 37 unità a weekend, lasciandone ora “soli” 74 al centro della contesa. Fattore questo che, per un Bagnaia che può concedersi il lusso aritmetico di non essere il primo a dover aggredire, quantomeno non ferocemente, ridefinisce i contorni del weekend verso una vittoria, di strategia seppur non effettiva. Il corpo a corpo è stato tanto breve quanto intenso: i due tentativi di Martin si sono consumati in porte chiuse celermente in faccia. L’infilata è abbondante, Pecco così incrocia; la traiettoria più interna nel curvone non gli basta contro il campione del mondo in carica, che confeziona la risposta con tali stigmate. La difesa dall’esterno del nativo di Chivasso è quanto basta allo spagnolo per capire come per far propria la posizione sarebbe potuto non bastare nemmeno quell’extra-effort tale da rischiare di comprometterne il proseguo della gara. Ed in ottica degli ultimi due round, una tale prova di forza resta a vagare nella mente del rivale, lavorando.
Bagnaia jolly da ‘pressione’ Mondiale
Dalla strategia e la mente alla tecnica, facente parte del primo gruppo. Il tema della pressione delle Michelin concede infatti il fianco a gare via via più di ragione e strategia, scrostando gli ultimi brandelli di estro e talento ad incidere nelle prestazioni. Le evidenti falle nella regolamentazione in quanto alla gestione di questo fattore, poi, spalancano ampi varchi a opzioni di scelta che colgono il limite della logica. Bagnaia, mai ammonito sin qui, così come il compagno di box Bastianini, si trova nelle condizioni di poter spendere un’azione contro il regolamento, a mo’ di jolly. Il risultato è lo sforamento dei limiti imposti da parte di entrambi gli alfieri del team Lenovo, con buona pace di un Enea che, ritrovato, diviene ora arma in più in favore di Pecco in vista della chiusa dei sipari mondiali.
Bastianini rinasce, ora sei Bestia o ‘guardaspalle’?
Un Bastianini tornato a mostrare le stigmate della Bestia è infatti potenziale ago della bilancia del titolo in palio. Evidentemente non in favore dell’inseguitore Martin. Già nella gara del sabato questi è infatti parso un Enea potenzialmente più in palla di Pecco, salvo contenersi tra i bordi di un fare guardingo ed attento, necessario data la posta in palio. Fido scudiero sarebbe dir troppo, ‘guardaspalle’ è veste storicamente propria di altri in griglia: fattore dal potenziale cruciale nei propri risultati è, all’apparenza, la definizione che più si addice, dopo il weekend malese, a Bastianini, fresco di un legame con Bagnaia coltivato negli anni, e nell’anno, e sbocciato sull’asfalto di Sepang.
A chiudere la cerchia degli outsider si pongono poi, oltre al solito altalenante Binder, i vari Bezzecchi (ancora terzo nel mondiale ma aritmeticamente fuori da discorsi iridati), Alex Marquez, vincitore della Sprint e sul secondo gradino del podio alla domenica, ed i possibili, quanto improbabili ed impronosticabili, sprazzi di Quartararo e Marquez, oltre che delle dissoltesi all’orizzonte Aprilia. Quando il campionato assume i contorni di Mondiale, sconfinando così dall’Europa, equilibri e riferimenti svaniscono. La casa di Noale si presta nuovamente all’annoso problema delle prestazioni mancanti in queste piste, nel determinante finale di stagione; le giapponesi si rifanno invece al lancio della moneta per definire i propri valori in circuito, senza ragioni trovabili o definibili di weekend che percorrono inspiegabilmente una parabola tra l’agrodolce e l’amaro della ghiaia di turno.