Questione di mancini. Non Roberto, CT dell’Arabia Saudita, e nemmeno Gianluca, centrale difensivo della Roma. Bensì esaltazione del piede per eccellenza associato alla fantasia nel calcio, che in Frosinone-Genoa 2-1 irrompe dal Sudamerica per poi spostarsi all’improvviso verso l’Europa dell’Est. La fotografia del primo tempo delle formazioni di Gilardino e Di Francesco è divisa in due, equamente, tra la frustata rabbiosa di Soulé – con Martinez colpevole – e la magia di Malinovskyi, che condanna Turati a subire il secondo gol della domenica consecutivo, dopo quello di Dimarco due settimane fa.
Tattica e fantasia
Il match, nel primo tempo, vive di continue ibernazioni e scongelamenti e non solo per la gelida temperatura che oggi investe la Tribuna Stampa dello Stadio Benito Stirpe. Frosinone-Genoa è gara pregna di tatticismi e accortezze minime, linee di passaggio sporcate da attente chiusure e conseguenti squadre lunghe quando la pressione viene saltata. Così moderna, ma allo stesso tempo nevrotica per Gilardino e Di Francesco che si sono seduti alle 15:00, l’uno contro l’altro, ad un solo punto di distanza.
Nel complesso, la manovra del Frosinone non è fluida come al solito e non sarebbe affatto corretto in sede di cronaca attribuirne le colpe solo ai canarini. Il merito è di un Genoa che non rinuncia a giocare e si assume anche rischi costruendo dal portiere, così come gli avversari, in misura quasi ossessiva ad inizio partita e nei primi minuti della ripresa. Nello specifico, il primo quarto d’ora della seconda frazione vive di folate, ma pian piano si adagia sul consueto e attento studio dei particolari.
Errori cruciali
Ecco perché il minimo errore può spostare una montagna, è così è stato nelle fasi cruciali del duello tra Di Francesco e Gilardino. La papera di Martinez sblocca il match sul tiro insidioso di Soulé, allo stesso tempo il Grifone – che rischia di passare in vantaggio dopo neanche 60″ – spreca nella ripresa un rigore in movimento con Thorsby. Una testimonianza di come indipendentemente dall’atteggiamento e dal gioco offerto, il calcio finisce sempre per svelare la sua natura fortemente episodica.
Il bilancio di Frosinone-Genoa
Questione di mancini, dicevamo in apertura. Ed è sempre da due piedi sinistri che il secondo tempo fa registrare i suoi scossoni: Malinovskyi centra il palo su punizione e Marchizza, nel concludere verso la porta del Genoa, si fa male e lascia il posto a Monterisi. La più classica delle sliding doors, perché a tre minuti dalla fine è il classe 2001 a regalare tre punti fondamentali a Di Francesco. Come? Con un tiro di sinistro, ovviamente.
Frosinone-Genoa restituisce dunque un bilancio sia corposo per gli amanti della tattica e delle soluzioni messe in campo da tecnici preparatissimi, che scarno per chi si ferma uno step più in superficie ed ambisce ad occasioni spettacolari ed imprevedibilità. Vince chi ci ha creduto di più, ma l’1-1 finale sarebbe stato più giusto per due formazioni che meno di un anno fa allo Stirpe festeggiavano insieme la promozione in Serie A. E che, per quanto visto oggi, hanno tutte le intenzioni di rimanerci ancora a lungo.