I ricordi delle notti da Scudetto, o scandite e vissute sulle note liete della Champions League, si diradano in quella di Monza, adombrata dai fantasmi di un passato dannato. Galliani e Berlusconi, Maldini e Colombo: una trama da favola in pieno stile Milan stringe l’occhio al Diavolo, in serata dalle vesti eccezionalmente biancorosse e non più rossonere, e si rivolta contro Pioli, vittima di sé stesso.
Cronache di un addio certo a corrente alternata, volontà singhiozzante del tifo di allontanare Stefano Pioli da San Siro. #PioliOut all’occorrenza, malumori tacitati da un ritmo Scudetto impresso nelle ultime 9 uscite, malcelati e pronti a far cadere il sipario mediatico per lasciare spazio al leitmotiv noto sin dal giorno dell’approdo al Milan: un matrimonio accolto forzatamente, frizioni placate dai risultati, pronte a riaccendersi non appena questi vengono meno, per una notte o una lunga crisi.
Monza è in questo senso banco di prova più per l’aspra critica che per Pioli stesso, pur colpevole da propria stessa ammissione. La caduta, fisiologica nel percorso, giunge nel teatro e nelle modalità meno attese: contro un avversario modesto, alla portata, quando il Milan appariva nel proprio miglior momento di forma in stagione. Gli uomini lasciano il Brianteo vuoto, abbandonato a due sole certezze rossonere: l’arma a doppio taglio del turnover, evocato ma rivoltato contro il tecnico, principale pretesto per nuovi attacchi alla stabilità della panchina; una difesa che, camaleontica negli interpreti in stagione, diviene oggi perfetta rappresentazione di un colabrodo.
‘Ammutinamento’ Milan: Okafor e Chukwueze, è caso
L’adunata estiva a scuotere la dirigenza sembrava aver soddisfatto gli stessi partecipanti, placati dalle pile di denaro investite sul mercato. Nomi d’appeal da Pulisic a Loftus-Cheek, da Okafor a Chukwueze. Gli agognati rinforzi sulle fasce si sprecano, così come gli attacchi a Pioli nel momento in cui assolve ai compiti di rimando social. Un turnover evocato per lungo tempo, giunto limitato nel numero degli interpreti rinnovati tra i titolari, alla vigilia della settimana che porta ad una sfida che, seppur ampiamente indirizzata, resta definibile come pratica ancora da finalizzare.
L’irrefrenabile desiderio di vedere Okafor e Chukwueze dal primo minuto, peraltro a far rifiatare e tutelare in ottica infortuni i titolari Leao e Pulisic, alle prese con accennati fastidi fisici, si tramuta in millantato turnover sregolato. Di fatto le due ali sono gli unici cambiamenti apportati alla formazione titolare, confermata in 9/11: Jovic è da tempo protagonista di un’alternanza virtuosa con Giroud; Bennacer, ormai recuperato, è titolare di vecchia data così come Malick Thiaw.
Scelte rivelatesi errate nella tempistica è poi il secondo attacco, curioso di per sé. Se questo giunge sulla base di un giudizio negativo su Okafor e Chukwueze, in quale modo schierarli contro il Rennes in una partita, nonché snodo, determinante della stagione, avrebbe giovato al Milan di oggi? Il loro utilizzo è di importanza capitale, così come il passaggio del turno in Europa League, si legge. Costretti dunque spendere ‘l’infausto jolly’, quale occasione migliore di una gara che sposta il Diavolo da 3° a…3°?
Milan e San Siro, a voi la scelta
Restano di difficile comprensione le critiche mosse a Pioli, in egual misura a quelle che invece, giustificate, risultano tutt’ora non pervenute. Il problema del Milan odierno non sono infatti i cambi, di livello sulla carta, ma una difesa che, in difficoltà perenne, finisce per far scivolare anche Mike Maignan nel vortice della turbolenta e frivola mediaticità.
I risultati come unica verità, vetrina di un’analisi di poco conto alla quale il Milan deve non dare credito. Stefano Pioli, se ritenuto necessario, potrà salutare, certamente non incolpevole nel contesto di una stagione che stenta a superare la sufficienza. Farlo, tuttavia, implicherebbe una corretta visione d’insieme sul lavoro totale svolto ed eventuali criticità da saldare. Oggi o al termine della stagione, le riflessioni chiamano l’ambiente ad una presta decisione. Un voto, di fiducia o meno, che necessità di unità totale d’intenti, anche con l’ambiente, e certezze con decorrenza superiore alla settimana. #PioliOut è tormentone mediatico demodé, infondato tra i più: Milan, San Siro, il tempo delle scelte si avvicina.