“Figli di Roma, capitani e bandiere…questo è il mio vanto che non potrai mai avere!” recitava lo striscione esposto dalla Curva Sud nel derby di gennaio 2015, quando la Roma andò negli spogliatoi sotto di due reti, per poi pareggiare nella ripresa con la doppietta di Francesco Totti. Bandiera per eccellenza della sponda giallorossa della Capitale, ancora oggi simbolo del romanismo in tutto il mondo, la storia del numero 10 si intreccia con quella di un’altra icona romana e romanista come Daniele De Rossi, tornato a guidare la sua Roma sotto una nuova veste.
L’eredità in campo, oggi, è stata raccolta da Lorenzo Pellegrini, criticato più di una volta, ma sempre spalleggiato dalla parte più calda del tifo. Nella seconda parte dell’era Mourinho il capitano giallorosso è sembrato un buon vino annacquato, incapace di esprimere al meglio le proprie potenzialità. Sotto la guida di De Rossi, invece, il numero 7 della Roma ha trovato nuova linfa vitale, tornando a ricoprire il ruolo di leader tecnico della squadra: adesso, il compito di caricarsi la compagine giallorossa in quella che non può essere definita una partita come le altre.
Pellegrini simbolo della Roma di De Rossi
“Pellegrini anello debole”. Sì, perché l’avventura di Pellegrini alla Roma non è sempre stata rose e fiori e in tanti lo hanno ritenuto responsabile per l’esonero di Mourinho. Lorenzo ha risposto con le prestazioni in campo, diventando il simbolo dell’era De Rossi, con 6 gol e 6 assist tra campionato ed Europa League. La cura DDR lo ha rivitalizzato e, adesso, il capitano giallorosso si sente al centro del gioco, libero di poter trovare la posizione in campo che gli consenta di essere maggiormente incisivo.
La sua assenza a Lecce – una delle prestazioni peggiori, se non la peggiore, dei giallorossi negli ultimi due mesi e mezzo – si è fatta sentire e non poco. Il nuovo modulo lo ha liberato dai troppi compiti difensivi che aveva con Mourinho e gli ha consentito di giocare più vicino alla porta, esaltando le sue infinite qualità. La ritrovata fiducia ha permesso a Pellegrini di riprendersi il ruolo da leader, sottolineato dall’investitura di De Rossi: “Porta la fascia con maturità”.
Pellegrini e il tabù da sfatare: un derby da conquistare
“Nel bene o nel male…il capitano rimane tale” e oggi la Roma si aggrapperà al suo capitano per riprendersi il dominio nella Capitale. I tifosi giallorossi hanno dovuto digerire troppe delusioni negli ultimi due anni. L’ultimo derby vinto risale al 3-0 del 2022 e sono passati più di 400 minuti dall’ultima marcatura giallorossa in una stracittadina. Fu proprio Pellegrini, con una splendida punizione, a far esultare il popolo romanista in quell’occasione. Lui che trovò la sua prima rete contro la Lazio per caso, entrando nel primo tempo al posto dell’infortunato Pastore e trafiggendo Strakosha con un colpo di tacco.
Pellegrini ha raccolto l’eredità di De Rossi e insieme hanno il compito di far capire il significato del derby della Capitale ad una squadra che negli ultimi due anni è scesa in campo senza avere il sangue agli occhi. Ci hanno raccontato che il derby è una partita come le altre: vale tre punti come le altre, ma per l’aria che si respira in città nella vigilia e per le conseguenze nei giorni successivi, non può essere paragonata a nessun’altra partita.