Forza, tecnica e carattere, i tre ingredienti della ricetta di Daniele De Rossi per combattere il fatalismo a Roma, dove per fatalismo si intende un atteggiamento di rassegnata passività agli eventi o azioni del destino.
Gli oltre 66 mila tifosi giallorossi presenti allo stadio Olimpico – incasso di 4 milioni di euro, record nell’era Friedkin – hanno iniziato a pensare nuovamente al peggio con l’infortunio di Lukaku e dell’espulsione di Celik per fallo su Leao, con la Roma in vantaggio di tre reti complessive sul Milan.
Un errore che sarebbe stato potuto costare per i giallorossi, che invece sono riusciti a sfoderare una partita di testa e – tantissimo – cuore, con una grande organizzazione difensiva e impreziosita dalle prestazioni individuali, ribaltando la propria narrazione di sfortuna cosmica. Dopo l’andata, la Roma ha interpretato meglio del Milan anche il ritorno, considerando che in parità numera vinceva 2-0 dopo 22′, meritando ampiamente la qualificazione in semifinale.
Mentalità europea
Troppo spesso l’Europa League è stata snobbata dalle squadre italiane in passato, basti considerare che da quando ha assunto questa denominazione nessun club di Serie A ha mai alzato la coppa al cielo. Il trend però è stato cambiato negli ultimi anni, Roma e Atalanta in questa stagione ne sono l’ennesima dimostrazione.
In particolare, i giallorossi scrivono la storia, diventando la prima squadra a raggiungere quattro semifinali europee consecutive in questo millennio: la striscia è iniziata nella stagione 2020/2021 con Paulo Fonseca in Europa League, è poi proseguita poi con José Mourinho in Conference League e ancora in Europa League.
Tre allenatori diversi, tre modi di giocare differenti, ma il risultato resta lo stesso. Per molto tempo la Roma è stata bistrattata per i suoi risultati fuori dall’Italia, oggi invece sembra aver raggiunto una mentalità europea vincente: i giallorossi hanno fatto proprio il cosiddetto “Dna Europeo”, tipico delle grandi squadre.
Più nello specifico si tratta della quinta semifinale negli ultimi sette anni (nessuna squadra ha raggiunto questi risultati nello stesso arco di tempo), l’undicesima in quasi 97 anni di storia. Davanti c’è la possibilità di raggiungere la terza finale consecutiva, un traguardo che aiuterebbe ad accrescere il blasone del club in Europa e nel mondo.
Salto nel Ranking Uefa
La Roma si conferma tra le squadre migliori d’Europa e compie un importante balzo in avanti anche nel Ranking Uefa. Con l’ultimo aggiornamento dopo il turno di coppe europee, i giallorossi, grazie al successo con il Milan e alla qualificazione in semifinale, guadagnano altri tre punti, che gli permettono di staccare il Lipsia al settimo posto a quota 100 punti, portandosi ad una sola lunghezza dall’Inter.
Questa la top 10:
- Manchester City 148
- Bayern Monaco 143
- Real Madrid 130
- PSG 116
- Liverpool 114
- Inter 101
- Roma 100
- Lipsia 97
- Chelsea 96
- Borussia Dortmund 92
La lezione di De Rossi
De Rossi non poteva festeggiare nel modo migliore la notizia dell’imminente rinnovo pluriennale. Nella mattinata di ieri, tramite una nota ufficiale apparsa sul sito del club, Dan e Ryan Friedkin hanno confermato che la fiducia nel tecnico, che siederà sulla panchina della Roma anche nella prossima stagione.
Un attestato di stima importante da parte della società, a poche ore dalla partita più importante della sua – brevissima – carriera da allenatore. Dopo l’infelice esperienza alla Spal, sembrava impossibile trovare un club – tra Serie A e B – disposto a dargli una panchina. Poi il colpo a sorpresa dei Friedkin, che esonerano Mourinho e lo chiamano per calmare le acque nell’ambiente.
Contratto di sei mesi firmato in bianco, due sole richieste: essere trattato da allenatore e un bonus in caso di raggiungimento della Champions. Sul campo è arrivata la meritata conferma, tra risultati ottimi, giocatori recuperati, gioco offensivo, valori, scalata in campionato e in Europa. Mourinho in pochi mesi è diventato il futuro, DDR ha la possibilità di donare “una seconda carriera” alla sua squadra del cuore.
Lezione sul campo
De Rossi ha trasmesso ai suoi giocatori la sua combattività e la voglia di lottare su ogni pallone, ma la vittoria sul Milan è arrivata anche sotto l’aspetto tattico. Replicata la strategia dell’andata, con Smalling e Mancini come coppia di centrali, Celik e Spinazzola esterni difensivi, Bove al posto dello squalificato Cristante accanto a Paredes, El Shaarawy e Pellegrini ad equilibrare sulle corsie laterali, Dybala a supporto di Lukaku davanti.
La strategia è chiara, con El Shaarawy a dare supporto difensivo a Celik per contenere la catena di sinistra – Theo Hernandez e Leao – del Milan, squadra compatta, che non vuole però rinunciare a giocare il pallone. Infatti, ci si poteva aspettare un atteggiamento più difensivista da parte dei giallorossi, in virtù del vantaggio ottenuto a San Siro.
Come all’andata, i giallorossi hanno utilizzato a proprio favore il riferimento sull’uomo utilizzato dal Milan in aggressione alta. Sulla sinistra, con Musah in pressione su Spinazzola e Calabria in mezzo al campo stretto su Pellegrini, Lukaku aveva il compito di aprirsi e dettare la verticalizzazione lungo linea, per poi resistere alle botte di Gabbia e far avanzare la manovra.
L’avvio della Roma è fulminante, punendo il Milan con un uno-due terrificante che porta le firme di Mancini e Dybala. L’infortunio di Lukaku e l’espulsione di Celik cambiano lo spartito della gara, con De Rossi che disegna un 4-4-1 con l’inserimento di Llorente – al posto di Dybala – come terzino destro.
Il Milan prende piena supremazia territoriale, ma a stupire è l’atteggiamento dei capitolini nel momento del recupero palla: nessuno la rifiuta, nessuno si nasconde, tutti in assistenza al portatore palla, tanto che Spinazzola e Abraham sfiorano il 3-0, prima del gol della bandiera di Gabbia. Dove non è arrivato l’aspetto tattico, ci ha pensato il cuore dei giocatori.
Spirito di sacrificio: la prestazione di El Shaarawy
Sudore e spirito di sacrificio, oltre un’ora di battaglia vera, con la solita e immancabile spinta dello stadio Olimpico. La Roma è stata più forte delle difficoltà e si è dimostrata più squadra del Milan (bellissimo l’abbraccio con Ndicka sotto la Curva Sud a fine partita), che sembrai ormai aver perso la bussola in questo finale di stagione.
La commovente prova di El Shaarawy rappresenta al meglio la gara dei giallorossi: chiusure provvidenziali, interventi da terzino puro, lavoro fondamente in fase difensiva e di transizione offensiva, per cercare di tenere lontano la palla dalla porta. Fisso su Theo Hernandez e ripiega su Leao.
La fotografia della partita arriva al minuto numero 88. Il Milan è all’ennesimo assedio offensivo, Svilar respinge sulla destra il tentativo di Chukwueze: in quella zona di campo, non c’è Leao ma El Shaarawy, che rinvia il pallone verso l’alto con tutta la forza che ha. I giocatori rossoneri osservano immobili la palla che scende verso il campo, a quel punto il Faraone scatta in avanti, anticipa Tomori e guadagna un fallo vitale per respirare, prima di essere abbattuto dai crampi.
Dopo un’intera partita a fare avanti e indietro sulla fascia, El Shaarawy ha ritrovato energie insperate per ricucire l’inferiorità numerica. Sono stati questi momenti e questi gesti a colmare la distanza tra Roma e Milan, che era diventata ancora più grande con l’espulsione di Celik.
Al termine della partita, quando hanno chiesto di menzionare una prestazione individuale, De Rossi non ha potuto fare a meno di citare il Faraone: “Quello che ha fatto è stato incredibile. in fase difensiva, ha difeso, ha preso palle di testa, è ripartito. Davvero ballo da vedere e da rendere orgoglioso qualsiasi allenatore. Quando era ragazzino non era questo giocatore. Era più talento e meno giocatore, meno uomo“.
Roma, sarà rivincita con il Bayer Leverkusen
Da inizio stagione, il sogno di ogni tifoso romanista è quello di volare a Dublino, città che ospiterà la finale di Europa League, per vendicare la sconfitta dello scorso anno contro il Siviglia, arrivata ai calci di rigore dopo 140′ di lotta e alcune decisioni rivedibili da parte degli arbitri.
Come lo scorso anno, tra la Roma e l’ultimo atto dell’Europa League c’è il Bayer Leverkusen, ma con una grossa differenza. Lo scorso weekend la squadra di Xabi Alonso si è laureata campione di Germania, vincendo il primo storico titolo della storia del club, ed è ancora imbattuta in stagione.
Ai quarti di finale ha superato il West Ham, vincendo 2-0 in casa all’andata e pareggiando per 1-1 al ritorno in Inghilterra, arrivando a quota 44 risultati utili consecutivi (superato il record della Juventus). Da Grimaldo a Frimpong, a Wirtz, Boniface e l’ex Schick, sono numerosi i segreti del Bayer Leverkusen, che ha voglia di rivalsa sulla Roma dopo la sconfitta della scorsa stagione.
La gara d’andata è in programma il prossimo 2 maggio allo stadio Olimpico, la settimana successiva il ritorno in Germania. La Roma proverà a ripetere l’impresa della passata stagione per centrare la terza finale europea consecutiva. De Rossi parte ancora sfavorito, ma ha dalla sua parte una squadra che lo segue senza indugio e paura, quando c’è da attaccare e quando c’è da soffrire. Sognare la finale non è lesa maestà.