Cile in Copa America: da Sanchez a Osorio, Gareca guida la nuova Roja

La Copa America 2024 avrà inizio il 20 giugno ed il Cile deve riscoprire i propri valori per potersi fare strada nel Gruppo A, dove affronterà Argentina, Perù e Canada: gli uomini di Gareca dovranno aprire un nuovo ciclo, facendo leva sull'esperienza di calciatori come Sanchez e sulla freschezza dei giovani, tra cui Osorio

Francesca Rofrano A cura di Francesca Rofrano
8 Minuti di lettura

Con i campionati ormai giunti al termine, il mondo del calcio si ferma per qualche settimana, prima di concentrarsi sulle competizioni delle nazionali. Se nel Vecchio Continente si darà spazio ad Euro 2024, dall’altra parte dell’oceano il tempo si fermerà per dare spazio alla tanto attesa Copa America, che avrà inizio il 20 giugno ed avrà la durata di un mese. Con l’Argentina sul trono, le altre nazionali attendono il momento opportuno per provare a sradicare l’egemonia albiceleste. Sarà la garra e l’esperienza del Cile a riuscire nell’impresa?

La Roja si prepara con Gareca, con la volontà di tornare ai vecchi fasti, che poi così vecchi non sono. Per ben due edizioni consecutive, nel 2015 e nel 2016, il Cile è riuscito ad abbattere la concorrenza, posizionandosi sul tetto d’America grazie ad un gioco basato sull’arguzia e sulla solidità.

Da lì in poi, come un ricorso storico, la selezione cilena si è arresa trovandosi spesso a soccombere davanti a squadre più all’avanguardia. Toccherà al nuovo CT Gareca provare ad invertire la tendenza uscendo da una crisi abbastanza profonda, provando a districarsi nel girone A, tanto complicato, dove affronterà Argentina, Perù e Canada.

I convocati di Gareca

  • PORTIERI: Bravo, Arias, Cortes;
  • DIFENSORI: Catalan, P. Diaz, Galdames, Isla, Lichnovsky, Loyola, Maripan, Suazo;
  • CENTROCAMPISTI: Echeverria, Pulgar, Valdes, Nunez, Perez;
  • ATTACCANTI: Brereton, A. Sanchez, Edu Vargas, Guerrero, Zavala, Bolados, Davila, Osorio.

La fase calante del Cile: tra problemi e soluzioni

La fase calante del Cile non è tanto dovuta alla qualità dei giocatori, quanto alla difficoltà dei CT di trovare alcune giovani promesse che possano andare a rimpolpare una squadra ormai fatta quasi per intero da Over 30. Finita l’era Vidal, infatti, rimangono in campo ancora giocatori come Bravo, Sanchez, Edu Varga e Pulgar che rappresentano la spina dorsale della Selezione, ma che non possono più rendere come anni fa.

È sicuramente un problema risolvibile da parte della federazione che ormai da qualche tempo a questa parte si è messa alla ricerca di giovani talenti, a volte con scarsi risultati, altre volte pescando talenti come Osorio e Nunez che potrebbero far parte della squadra del futuro. Se Gareca riuscirà a trasmettere alle nuove leve i valori intrinsechi del Cile, allora la ricostruzione potrebbe rivelarsi più facile del previsto.

Per antonomasia il Cile si rivede nei valori del gruppo, nel valore del coraggio e di un pizzico di impertinenza. Per anni la Roja è infatti stata associata ad un branco di lupi, che non conosce il significato di paura e che riesce ad imprimere il proprio gioco, portando l’avversario su un piano tattico ben preciso. Con l’addio di Sampaoli e l’avvicendarsi di nuovi CT, l’integrità cilena è leggermente svanita, ma non per questo totalmente neutralizzata.

La porta in mani sicure

Claudio Bravo è uno dei perni principali di quella Generacion Dorada che è riuscita a battere anche una delle compagini più forte di tutto il Sudamerica in una finale, ovvero l’Argentina. Uno dei migliori portieri sudamericani, seppur arrivato all’età di 41 anni. Uno di quelli bravi sia tecnicamente che sul piano psicologico, diventato estremamente decisivo per le sorti di una Nazione intera.

Ora però è giunto il momento di dare una svolta e nulla vieta di pensare che in questa 48ª edizione della Copa America, Gareca non decida di puntare anche su Arias o Cortes, pronti a farsi carico del peso del Cile.

La retroguardia cilena

Se è vero che il Cile è alla ricerca di nuovi talenti, la difesa non è tra i reparti attenzionati. Basta vedere come la media è tra le più alte di tutto il Sudamerica. Sono infatti 3 i giocatori under 30 convocati per questa Copa America, il che riporta alla difficoltà della retroguardia di far affidamento a quella fluidità unica e che permetteva una rapida impostazione di gioco anche con squadre più abituate al pressing.

Se Diaz e Gabriel Suazo rappresentano la fascia giovane, quella su cui è più facile lavorare in velocità, la sezione di destra diventa più macchinosa, nonostante l’intelligenza tattica di Isla e Lichnovsky e parte della storica nazionale che ha vinto la Copa America anni a dietro.

Centrocampo da non sottovalutare

Il centrocampo è quello che nel corso degli anni ha subito più variazioni, anche se personaggi come Pulgar e Valdes sono già più rodati nel provare a fluidificare la manovra della Roja. Senza Marcelo Diaz e Gary Medel all’occorrenza, la metà campo cilena viene ridimensionata, portando in campo due mediani con caratteristiche però leggermente più tecniche come Nunez ed Echeverria, per poi diramare gran parte del lavoro alla trequarti del campo, lì dove Sanchez, cardine dell’attacco cileno, si ritroverà a svolgere più di un ruolo.

Alexis Sanchez e l’attacco rojo

Simbolo del calcio cileno moderno, Alexis Sanchez, con la maglia della nazionale addosso, assume un ruolo del tutto differente a quello a cui ci ha abituato nel corso delle sue mille avventure calcistiche. Come visto anche nell’amichevole contro la Francia, terminato con il risultato di 3-2 per la formazione di Deschamps, El Nino Maravilla ha spesso arretrato la sua posizione per diventare il punto di riferimento per far avanzare la squadra. Grazie anche poi alla grande duttilità trovata in Osorio sulla sua destra, Edu Vargas riesce a beneficiare dell’ultimo passaggio per ritrovarsi di fronte al portiere.

Gruppo A: Cile, Argentina, Perù e Canada

Il Gruppo A in cui è stato inserito il Cile non è tra i più difficili da affrontare, se non per la presenza dell’Argentina che ovviamente rimane la favorita per la vittoria finale. Il primo incontro del 22 giugno si terrà contro il Perù, una nazionale ancora alla ricerca di se stessa.

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Ma dopo il match con l’Argentina, del 26 giugno, sarà la volta del Canada, una di quelle compagini che, nonostante abbia a disposizione diversi talenti imposti nel panorama europeo come Alphonso Davies o Tajo Buchanan, potrebbe affrontare non poche difficoltà per via della nuova guida tecnica che dovrà ripristinare un sistema di gioco partendo dalla base.

Dunque, se Garreca riuscirà a sfruttare al meglio le qualità dei propri uomini, ma soprattutto se sarà in grado di trasmettere le virtù cilene ad una squadra quasi smarrita, allora si potrà aprire l’opportunità di un approdo quantomeno agli ottavi di finale, se non sperare in un qualcosa in più.

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