Una delle più grandi sorprese in negativo di questo campionato il Sassuolo, secondo probabilmente solo al Napoli campione d’Italia. Prima di addentrarci nell’analisi di un vero e proprio disastro sportivo, partiamo da due episodi dell’estate scorsa che per il tifoso neroverde avranno il sapore di beffa. Il primo è il simpatico giochino della griglia finale della Serie A, data dall’algoritmo di Opta Analyst, che quest’anno non ci ha preso molto.
Dal Napoli in Champions al Bologna fuori dall’Europa, fino a Lecce, Genoa e Cagliari retrocesse. E il Sassuolo? Al 13° posto, un’onesta salvezza senza troppi affanni. A ciò si collega il secondo dei due episodi di cui parlavamo, ovvero le parole dell’Ad neroverde Giovanni Carnevali datate 1 agosto 2023, che lasciavano chiaramente intendere come il risultato dato dall’algoritmo non sarebbe stato gradito.
“Il nostro è un percorso che si sta portando avanti da anni e vogliamo continuare. L’Europa non deve essere un sogno ma un obbiettivo che il Sassuolo deve porsi, e dobbiamo riuscire prima o poi ad arrivarci. Siamo una società ambiziosa e dobbiamo esserlo tutti”. Dal costruire per guardare ai piazzamenti nobili ad un’impensabile retrocessione, questa è la realtà. Tra top e flop, sono tanti i temi che hanno portato a tale disfatta, dai singoli giocatori al clima che si respira nell’ambiente neroverde.
Serie B 11 anni dopo, De Zerbi lo disse: “A Sassuolo non c’è pressione”
E vogliamo partire proprio da quest’ultimo aspetto sottolineato. La realtà Sassuolo è una delle storie più belle da raccontare dell’ultimo decennio: la Serie B arriva 11 anni dopo la prima storica promozione nel campionato maggiore con un Eusebio Di Francesco in rampa di lancio, il quale appena tre stagioni dopo (2015/16) arriverà sesto, vincerà il preliminare di Europa League con la Stella Rossa e affronterà un girone con Athletic Bilbao, Rapid Vienna e Genk.
Negli anni successivi un andamento costante che ha permesso ai neroverdi, sempre con la bandiera Berardi al centro del villaggio, di rimanere in centro classifica, con anche i due ottavi posti consecutivi di De Zerbi. Ora che il Sassuolo vive il momento più difficile degli ultimi anni, riecheggiano nella mente le parole di monito, a TRC nell’aprile del 2021, che proprio l’ormai ex tecnico del Brighton usò per fotografare al meglio l’ambiente neroverde, a pochi mesi dal suo addio all’Emilia.
“A Sassuolo non c’è pressione, si lavora in tranquillità. O sei bravo a crearti pressione da solo con le motivazioni o fai fatica. Io me la creo, mi manca se non c’è e so gestirla; ma per un giocatore che non è abituato qui c’è il rischio di non trovare stimoli. Credo che l’unica pressione avuta da un calciatore in questi tre anni a Sassuolo sia stato il sottoscritto”. E forse, al netto di un Berardi infortunato e della sfortuna, è proprio questo il punto nevralgico del discorso.
La sensazione è quella di una società che non ha percepito in tempo il pericolo della Serie B, e che soprattutto, nel fisiologico caso di un anno in cui le cose, per un motivo o per l’altro, non funzionavano, non era preparata a reagire, né ha trovato la spinta di una piazza calda stile Cagliari o Verona per affrontare le gare chiave. Un proverbio arabo dice: tempi duri creano uomini forti, uomini forti generano tempi felici; tempi felici generano uomini deboli, uomini deboli generano tempi duri. Forse al Sassuolo si era troppo felici e tranquilli.
Da Dionisi a Ballardini: intervento tardivo
La difficoltà per il club neroverde di gestire un’annata complicata sta anzitutto nel discorso allenatore. Il post De Zerbi porta il promettente Dionisi, fresco di promozione con l’Empoli. Le avvisaglie di un progressivo rilassamento si hanno già nelle prima due stagioni: dall’8° posto e 62 punti di Roberto, si passa prima all’11° con 50 e poi al 13° con 45; quest’anno il baratro con la penultima posizione e i 30 punti finali.
Un intervento tardivo quello della società, posto che tante volte Dionisi è stato in bilico, come nella settimana del Festival di Sanremo, quando l’ultimatum contro il Torino porta ad un pareggio che gli regala altre due giornate: il 3-0 subito con l’Atalanta e il sanguinoso 2-3 in casa contro l’Empoli. Cambiando prima chissà, ed anche uno dei maghi delle salvezze come Ballardini si è dovuto arrendere, con anche Berardi infortunato alla sua prima in panchina, di fronte a tale impresa.
Il Cagliari, il mercato e il ko di Berardi: i momenti chiave della retrocessione
Tanti i segnali che facevano temere il peggio quest’anno per il Sassuolo, e il primissimo lo vogliamo trovare addirittura in un’amichevole estiva di fine luglio. Così parlava Dionisi dopo la sconfitta contro lo Spezia: “Il gioco mi ha soddisfatto, non la mentalità. Se non la cambiamo in Serie A non faremo bene. Bisogna capire chi vuole rimanere, sono stufo di giocatori a metà. O sei dentro o sei fuori. Chi è dentro deve dare tanto”.
Un presagio di sventura insomma, sempre per tornare al tema del vivacchiare senza percepire il pericolo di una stagione dura. Poi c’è il campo, e in tal caso impossibile non individuare nel Cagliari l’avversario chiave del disastro Sassuolo: il match di ritorno segna la matematica salvezza dei sardi e retrocessione dei neroverdi, in una gara che ha mostrato tutta la differenza di spirito e carattere delle squadre, ma l’andata a metà dicembre è un episodio chiave nella stagione.
Punteggio sullo 0-1 per la squadra di Dionisi e gara sotto controllo, poi nel secondo tempo l’impensabile: Sassuolo che, nonostante l’espulsione di Tressoldi, trova il raddoppio all’89’, annullato per un unghia del piede in fuorigioco di Volpato; Cagliari che poi pareggia al 94′ con Lapadula e vince al 99′ con la rovesciata di Pavoletti. Segnali non ignorabili di come si sarebbe conclusa la stagione.
A tutto ciò va aggiunto un mercato invernale che ha portato un Doig lontano parente di quello del Verona e un Kumbulla disastroso quando chiamato in causa, senza quegli innesti di esperienza e carisma fondamentali per la salvezza. Il grave infortunio di Berardi, con il crack del tendine d’Achille, è stata la pietra tombale sulle speranze neroverdi, in un’annata dove non ha veramente funzionato niente.
Da Tressoldi a Laurienté: il flop è generale
Venendo dunque alla rassegna dei top e flop della stagione, decisamente più facile è partire dalle tante note negative. A cominciare da una difesa da 75 gol in 38 gare, meglio solo di una Salernitana ancora peggiore del Sassuolo. Da Ferrari a Viti, fino a Pedersen, Toljan e i nuovi di gennaio, hanno deluso tutti, anche se l’immagine della retroguardia neroverde non può che essere Ruan Tressoldi.
Un caso curioso il suo, un giocatore che nel 2019 firma un rinnovo con il Gremio in cui viene inserita una clausola di 50 milioni di euro, la più alta nella storia del club, e viene definito da Globo Esporte uno dei gioielli della squadra brasiliana. Il Sassuolo batte una folta concorrenza nel 2021, investendo 5 milioni per portarlo in Italia. Il passo da ottima promessa ad incubo dei tifosi emiliani però è brevissimo.
Da quell’11 settembre 2022, data dell’esordio in Serie A contro l’Udinese con tanto di espulsione, Tressoldi ne ha combinata una dietro l’altra (4 rossi in 2 anni), dimostrando di non essere un giocatore di tale categoria e suscitando numerose perplessità sull’ostinazione di Dionisi a concedergli spazio con costanza. Lungi da noi comunque mettere la croce addosso soltanto al povero Ruan, posto che il flop del Sassuolo è generale.
Oltre al mercato insufficiente, che ha portato giovani non pronti come Volpato, Missori, Lipani e Mulattieri, scegliamo tra i più deludenti Laurienté: il francese non ha saputo ripetere le ottime cose viste l’anno scorso, e soprattutto dopo il ko di Berardi era lecito aspettarsi che si prendesse la squadra sulle spalle nei match chiave.
Chi si salva? Thorstvedt e Pinamonti
Decisamente più difficile andare a pescare chi si salva in questo Sassuolo disastrato ma, come in tutte le squadre, qualche piccola luce c’è. Sicuramente Thorstvedt, unico a mostrare qualche guizzo sulla trequarti e pronto infatti a salutare per una nuova destinazione (Bologna?). Come lui, nonostante non rubi l’occhio e non sia stato preso in considerazione da Spalletti, anche un Pinamonti da 12 gol stagionali, con il Como interessato a lui e una pazza idea ritorno all’Inter.
Oggettivamente difficile trovare altri giocatori che possano raggiungere il 6 risicato in pagella. Forse proprio Berardi è l’unico che merita questo piccolo premio di consolazione, lui che, in sole 18 gare disputate quest’anno, ne ha messo a segno ben 9 di centri, dietro solo a Pinamonti, con quella sensazione che, con lui in campo, sarebbe stata un’altra musica.
Ora è tempo di ripartire, e lo stesso Ad Carnevali ha dichiarato che, nonostante un epilogo impensabile ad inizio stagione e il dispiacere per società e tifosi, l’obbiettivo sarà quello di tornare subito in Serie A, lì dove il Sassuolo, con una gestione economica e sportiva ottima, aveva dimostrato di saper stare egregiamente.
Il nuovo progetto sembra avere già delle basi da cui ricominciare: Stando a Sky Sport, dopo l’ufficialità di Francesco Palmieri come prossimo direttore sportivo, l’allenatore neroverde sarà probabilmente Fabio Grosso, pronto a stupire ancora in Serie B, come fatto a Frosinone, dopo la travagliata esperienza di Lione. Una stagione flop per tornare subito al top il prossimo anno.