Circa due millenni or sono, la civiltà romana prese possesso del bacino del Mediterraneo, esportando la propria cultura e le proprie tradizioni oltre i confini dell’Italia e fondando un impero destinato a dominare il mondo antico per diversi secoli. Era la Roma degli imperatori, delle invincibili legioni, dei giochi circensi, del dualismo fra patrizi e plebei. Una civiltà solida e cosmopolita, in grado di prevalere su chiunque osasse opporsi alla sua egemonia.
Fino al 476 d.C., l’Impero Romano è stato caratterizzato dalla peculiare efficienza del sistema stradale che consentiva a chiunque scegliesse di mettersi in viaggio di percorrere lunghe distanze in breve tempo. Inoltre, tutte queste strade convergevano verso la Capitale. All’epoca, Roma era il centro del mondo, come recita anche il famoso detto di origine latina: “Tutte le strade portano a Roma“.
È ciò che si inserisce anche nel destino di Federico Chiesa, il cui sodalizio con la Juventus è ormai giunto a un epilogo inevitabile. Il contratto in scadenza nel 2025 obbliga la società bianconera a cedere il proprio numero 7, pagato tanto (60 milioni) ma la cui resa non è stata coerente con la cifra sborsata dalla Vecchia Signora per portarlo a Torino.
Incomprensioni tattiche con Allegri, infortuni e pressioni. Un cocktail troppo pesante da digerire, anche per un dribblomane come Chiesa, sempre abituato a lasciare sul posto chiunque, avversari e critiche. Ma stavolta, con l’avvento di Thiago Motta, simbolo della nuova Juventus, lo spazio per il figlio d’arte si riduce drasticamente fino a scomparire. Ed è proprio qui che torna in auge il detto “Tutte le strade portano a Roma“.
Dal vangelo secondo Thiago
Federico Chiesa alla Roma pareva una suggestione solamente un mese fa, prima che l’arrivo di Thiago Motta alla Continassa cambiasse il futuro del numero 7. Da elemento di primo piano a esubero, contro ogni aspettativa, nonostante il cambio di allenatore potesse accendere una luce in fondo al tunnel che attraversava l’attaccante bianconero.
Una parabola discendente non preventivata, avvallata dal pensiero del nuovo mister, che ha dato il via libera per la cessione del proprio giocatore. Thiago Motta è poco disposto a scendere a compromessi, dato il suo sistema di gioco che impone fatica e sacrificio, di cui Chiesa è stufo dopo aver trascorso diverse stagioni a dimenarsi fra il ruolo di “mediano offensivo” e quello di seconda punta, non proprio il suo habitat prediletto.
E il contratto in scadenza nel 2025 ha accelerato sensibilmente il processo che conduce forse a Roma. Già perché i giallorossi hanno captato le insofferenze del 7, unite a una Juve in pieno restyling, fra la voglia di rivoluzione e la necessità di fare acssa. Con i tentativi di rinnovo andati a vuoto, Cristiano Giuntoli è stato costretto a mettere Chiesa sul mercato, anche se i 35 milioni apparivano uno scoglio troppo grande da superare, tanto in Italia quanto all’estero.
Infine è arrivato il deludente Europeo disputato dagli Azzurri, a seguito del quale la valutazione di Chiesa è crollata inesorabilmente. Vero è che la Vecchia Signora non intende svendere un giocatore fuori dai piani di Thiago Motta ma comunque dalle riconosciute qualità tecniche. Ecco perché 25 milioni possono risultare una buona via di mezzo, visto che la Juventus avrebbe le risorse finanziarie per continuare l’opera di ristrutturazione dell’organico.
Il sacrificio di Abraham
Se il prezzo di Chiesa è crollato vertiginosamente, è altrettanto vero che la Roma non possiede il potere di acquisto dei club esteri, comunque le destinazioni gradite all’ex attaccante della Fiorentina. Liverpool e Bayern Monaco apparivano in pole position, me le richieste della Juventus si sono rivelate fuori portata anche per le corazzate europee. Torniamo quindi al punto di prima.
Tutte le strade portano a Roma. I capitolini hanno bisogno di un esterno offensivo per il 4-3-3 di Daniele De Rossi, mentre la Juventus ha bisogno di cedere Chiesa, così da scongiurare il rischio di un’avvilente perdita a parametro zero il prossimo anno. Nessun rinnovo, ma nemmeno una scellerata minusvalenza, data anche l’ingente cifra sborsata nel 2020.
La trattativa fra Roma e Juventus può includere anche altre pedine, per quello che può delinearsi come un affare dalle enormi proporzioni. Le esigenze juventine parlano di un vice Vlahovic, indispensabile per reggere la doppia competizione, campionato e Champions, ma anche di un esterno, visto che Greenwood e Sancho hanno dei prezzi attualmente inaccessibili. Per la concezione di Thiago Motta, anche in questo caso le strade portano nella Capitale, in particolare a Tammy Abraham.
L’attaccante inglese è tornato a calcare il rettangolo verde solamente a marzo, dopo aver smaltito l’infortunio al ginocchio rimediato all’ultima giornata dell’annata 2022/23. Il suo ruolo nella Roma però sembra essere passato in secondo piano, dato che la dirigenza capitolina si è buttata a capo fitto alla ricerca di un centravanti titolare, dopo la partenza di Lukaku. Tammy può essere il sacrificato, anche se la Juventus gradirebbe volentieri un prestito più che l’arrivo a titolo definitivo.
Con la valutazione di Abraham fissata sui 30 milioni, il potenziale scambio risulterebbe pressoché alla pari, così da accontentare un po’ tutti. Roma e Juventus su tutti, ma anche lo stesso Chiesa, che tornerebbe, allora sì, al centro del villaggio. Questa volta nella Capitale, un luogo storicamente abituato ad attirare su di sé le attenzioni del mondo intero. E nella città sede del Vaticano e del Papa, è sempre importante avere Fede.