Formula 1, il pagellone dell’Ungheria: Leclerc rinfrancato, Verstappen infantile

Oscar Piastri vince la sua prima gara in Formula 1, in Ungheria, davanti a Lando Norris e Lewis Hamilton, che ottiene il suo podio numero 200: Leclerc termina in una buona quarta posizione, mentre un nervosissimo Verstappen arriva quinto

Lorenzo Ferrai A cura di Lorenzo Ferrai

Questa nuova Formula 1 è diventata spettacolare ormai da diverse gare. Svanita la dittatura di Verstappen, ogni gara è aperta a qualunque risultato. Persino l’appuntamento dell’Ungheria, in un tracciato che non lascia troppo spazio ai sorpassi, si è rivelato ad alta tensione, con diversi colpi di scena e senza un attimo di respiro. La McLaren ha finalmente capitalizzato l’occasione, portando a casa una meritata doppietta, riaprendo definitivamente il mondiale costruttori.

Per quanto dominante, la scuderia di Woking non ha comunque vissuto una domenica tranquilla. Il muretto box ha voluto prevenire la faida interna tra i due piloti, restituendo la prima posizione a un fenomenale Piastri, alla prima vittoria in Formula 1, dopo che la strategia aveva messo davanti Norris (volutamente o meno). Lando è stato costretto, suo malgrado, a restituire la testa della corsa al suo compagno di squadra, perdendo la grande chance di mangiare punti preziosi a Verstappen, che conserva un certo margine.

Proprio Super Max è stato l’altro grande protagonista, con i suoi team radio polemici a cui si è aggiunta la scellerata manovra su Lewis Hamilton, che ha rievocato il 2021. Il sette volte campione del mondo è uscito indenne dal contatto con il grande rivale, portando a casa il podio numero 200 della sua carriera. Buona Ferrari, con Leclerc che arriva quarto, mentre Sainz porta a casa il sesto posto alle spalle di Verstappen. La McLaren si porta a -51 dalla Red Bull in classifica costruttori e alla vigilia di Spa, ultima gara prima della sosta estiva, il campionato a squadre è più aperto che mai.

Oscar Piastri
Oscar Piastri

La leggenda Lewis fa 200

  • Lewis Hamilton: 10. Non c’era bisogno di questa gara per scoprire la forza e la grandezza di Sir Lewis, un autentico simbolo di questo sport. Ma a 39 anni, gli va riconosciuto il merito di sapersi difendere egregiamente contro i ragazzini terribili, ancora alle elementari quando lui vinceva il suo primo mondiale. Ha tenuto botta alla grande, prima a Leclerc, poi a Verstappen. Ha rivissuto per un attimo il 2021, quando Max si è inserito prepotentemente all’interno. Per sua fortuna, la sua Mercedes (8) non ha riportato danni, permettendogli di arrivare terzo al traguardo. Nessuna nona vittoria a Budapest, ma questo podio numero 200 certifica, una volta di più, quanto sia affamato e per nulla pago. Ti aspettiamo a Maranello Lewis. LEGGENDA.
  • Oscar Piastri: 9. Cattivo e tenace in partenza, a infilarsi fra Norris e il muro, anche a costo di apparire scorretto: tiene giù e costringe il compagno a lasciargli strada. Legittima con forza la prima posizione, prima della strategia, piuttosto inspiegabile della McLaren (7), che lo relega al secondo posto. Caratterialmente non è Verstappen, ma prova comunque a far valere le sue ragioni con il muretto. Alla fine viene ripagato e vince la sua prima gara in Formula 1, anche se, forse, avrebbe preferito non farlo in questa maniera. Ciò nonostante, si è preso la sua rivincita, che fa dimenticare l’ingiustizia subita a Silverstone. COCCOLATO.
  • Charles Leclerc: 8. Non si è preso la scena, ma è andato ben oltre quelle che erano le premesse al sabato, anche alla luce dell’incidente al venerdì. In costante difficoltà per l’intero week-end, con una Ferrari (7) complicata da leggere, in gara mette in pista un passo clamoroso, soprattutto con la gomma dura, risultando costantemente più veloce di tutti gli altri. Forse ha allungato troppo il primo stint, ritardando il passaggio alle hard. Col senno di poi, il terzo posto era alla portata ma visti i risultati delle ultime quattro gare, va bene così. Ancora niente podio, ma si presenta a Spa con un piglio diverso. Particolare non da poco, per un pilota che aveva bisogno di ritrovare fiducia. RINFRANCATO.
  • Sergio Perez: 7. Non è mancato il solito errore in qualifica, con la macchina tirata a muro, che costringe la Red Bull (6) a porre attenzione al budget cap. Partito 16°, è bravo a resettare e condurre una gara intelligente, senza sbavature e con tanta pazienza. A conti fatti, il suo passo non era neanche male, arriva settimo, il massimo a cui poteva ambire. È giusto riconoscerne i meriti, specialmente in un momento dove la sua posizione è tutto fuorché stabile. RIABILITATO
  • Yuki Tsunoda: 6. Parte male, esattamente come il compagno di squadra. Ma, al contrario di Ricciardo (5), non si perde d’animo e azzecca la strategia, trovandosi a proprio agio con la gomma dura. In fin dei conti giunge a punti, primo degli altri, precedendo persino le due Aston Martin (6). Nessun acuto importante, però la costanza non gli manca. Peccato che Perez “gli rovini i piani” arrivando a punti. Ma per un posto in Red Bull, lui c’è eccome! Volete mettere: che coppia sarebbe Verstappen-Tsunoda? CRESCIUTO.

Norris incompiuto

  • Carlos Sainz: 5. A testimonianza della buona Ferrari vista ieri, pure lui sfodera un ottimo passo gara con le hard, esattamente come Leclerc. Favorito dalla strategia, prova senza successo a superare Verstappen, patendo però il crollo delle gomme medie nel finale. Ma ha il grande neo della partenza, che lo costringe a inseguire, relegandolo nel traffico a un certo momento. Se il podio era alla portata per il monegasco che partiva sesto, figuriamoci per lui che era quarto. Chance sprecata? Forse no, ma i primi metri pesano. RITARDATARIO.
  • Lando Norris: 4. Vuoi o non vuoi, da qualche gara è il protagonista, assieme a Verstappen. Questa volta i pianeti sembravano essersi allineati. Macchina dominante, passo gara mostruoso e pole position in un circuito dov’è praticamente impossibile superare. Cosa può accadere? Quella maledetta partenza, il suo vero punto debole. Possiamo discutere sulla scelta del muretto box quanto vogliamo. Sicuramente, per un pilota che non ha nascosto di puntare al mondiale, una vittoria sarebbe stata meglio, anche per la fiducia. Invece è stato messo spalle al muro, optando alla fine per la correttezza piuttosto che per il risultato. Lodevole, certo ma questa situazione se l’è creata da solo. Se avesse capitalizzato prima, magari la McLaren avrebbe agito diversamente. Poi quella risposta, totalmente fuori luogo, a Hamilton nel retro-podio… INCOMPIUTO.
  • Fernando Alonso: 3. Per la terza gara di fila, termina alle spalle di Stroll (7), follia pura, soprattutto se consideriamo che scattava davanti al proprio compagno. Questa Aston Martin non brilla, ma gli aggiornamenti sembrano andare a favore del canadese. Nando non trova il passo e appare un po’ più nervosetto del solito, mentre il compagno di box se la ride. CONFUSO.
  • Alpine: 2. Erano da Q2 alta, ma la (scarsissima) lungimiranza del box relega i due piloti nelle ultime due posizioni. Un autentico suicido, a maggior ragione in una pista non propriamente famosa per i sorpassi. A quel punto, la gara di Gasly (SV) e Ocon (6) è stata bella che segnata. Serve una strigliata da parte di Briatore. MASOCHISTI.
  • Max Verstappen: 1. Ha dato spettacolo, come sempre. Se non ha la macchina migliore ed è costretto a remare per tenere il passo dei primi, Super Max è ancora capace di andare oltre i limiti della macchina. Ma il week-end magiaro ha evidenziato una sorta di nervosismo di fondo, prima per gli aggiornamenti e poi per il doppio undercut subito da Hamilton e Leclerc. Anche il robot olandese si riscopre umano, il solito vecchio Max, privo di freni inibitori, che ne ha per tutti: squadra e commissari. In più compie un salto indietro di tre anni, andando a suicidarsi con Hamilton. Per sua fortuna, la macchina arriva al traguardo e la McLaren combina il pasticcio lì davanti. È ancora saldamente in testa, ma il suo animo focoso rischia di rivelarsi un’arma a doppio taglio. E i rimproveri di Lambiase non gli avranno fatto piacere. INFANTILE.