Se il mondiale piloti sembra appannaggio di Max Verstappen per il quarto anno di fila, questa Formula 1 è sempre più avvincente. Nessuna gara ormai è scontata, ma aperta a qualunque risultato e il gran premio del Belgio non ha fatto eccezione. Nell’università della F1, George Russell ha piazzato il colpaccio, battendo Hamilton e Piastri, grazie a una folle strategia di una sola sosta, contro ogni pronostico.
Ebbrezza spenta però dai commissari qualche ora dopo, visto che la Mercedes numero 63 è stata trovata sotto peso di 1,5 kg, condannando il britannico alla squalifica e consegnando la vittoria a Sir Lewis, che porta così a 105 il computo totale dei suoi successi in Formula 1. Piastri sale così in seconda posizione, mentre un ottimo Leclerc artiglia il terzo posto dopo essere scattato dalla pole.
Verstappen e Norris giungono rispettivamente quarto e quinto, dopo un gran premio senza particolari acuti, mentre arriva un’altra delusione per Sergio Perez. Scattato dalla seconda piazza, Checo ha subito un crollo totale nella seconda metà di gara, venendo superato anche da Sainz. Arriva ora la pausa estiva, dove la Red Bull dovrà decidere chi mettere al fianco di Super Max a Zandvoort. Un avvicendamento è sempre più probabile.
Leclerc lucido gestore
- George Russell: 10 e LODE. Con o senza squalifica, la sua resta una gara magistrale. Perché soltanto un folle poteva pensare di effettuare 34 giri sulla stessa mescola, soprattutto in un circuito così probante per gli pneumatici. Invece, George ha scelto di seguire le sue sensazioni di pista, infischiandosene dei computer e dei dati raccolti dal muretto Mercedes (10). Coccola le sue gomme, resiste da fenomeno al ritorno di Lewis e Oscar. L’uomo che batte la macchina. Poi l’illusione spenta in modo spietato, perché diciamocelo: non è stato quel chilo e mezzo di meno a fargli vincere la corsa. Ma è anche vero che le regole sono regole. Tanti applausi comunque. Ci perdonerà il buon vecchio Stirling Moss, ma Giorgione se lo merita: RE SENZA CORONA.
- Lewis Hamilton: 9. La squalifica di Russell gli avrà restituito serenità, visto che sul podio l’abbiamo visto piuttosto mogio. Dopo una gara condotta splendidamente, magari si aspettava di avere strada libera, anche per stare alla larga da un arrembante Piastri. Ma è il primo a sapere che in Formula 1 non c’è spazio per le gentilezze, quando la posta in palio è così alta. Poi, come si suol dire: tutto è bene ciò che finisce bene. E siamo a 105 vittorie per Sir Lewis. A questo punto però rinnoviamo la domanda: la Ferrari (7) è stata la scelta giusta? DUBBIOSO.
- Esteban Ocon: 8. La mette in Q3 sfruttando le condizioni avverse. A qualcuno potrà non piacere, forse è meno talentuoso e spettacolare di Gasly (5) ma è un pilota che sa sfruttare le occasioni. Nono posto che vale il sorpasso in classifica su Albon (6), oltre a portare punti preziosi ad Alpine (6). La Haas (4) ha messo a segno un grande colpo per il prossimo anno. CONCRETO.
- Charles Leclerc: 7. Ha tirato fuori un’autentica magia in qualifica, con una macchina che puntava a tutto tranne che alla pole. Vero, la penalità di Verstappen (7) l’ha aiutato, ma intanto lui era lì, davanti a Mercedes e McLaren (6). 25 pole position in carriera, davanti a mostri sacri come Lauda e Alonso (6). Certo, questa Ferrari è ancora incompleta, ma Carletto ci mette tutto sé stesso, in ogni circostanza. Solita gestione intelligente, senza prendersi rischi inutili, consapevole che ogni punto in questo momento fa morale. Alla fine il podio lo porta a casa, quindi va bene così. LUCIDO.
- Oscar Piastri: 6. La sua non è stata una gara malvagia. Si è immediatamente liberato del compagno al via, mostrando un cinismo mancato a Lando nelle gare precedenti. Poi ha studiato gli avversari, cercando di sfruttare il secondo stint, dov’era il più veloce. Bella mossa, peccato per la frenesia al pit stop, a conti fatti quel lungo gli è costato la vittoria. Ma ha fatto nettamente meglio di Norris, è ambizioso e per nulla remissivo. IMPAZIENTE.
Norris affonda
- Carlos Sainz: 5. Il suo primo stint ci aveva illusi che potesse piazzare il colpaccio, e vedendo l’impresa di Russell, il dubbio rimane. Peccato che la gomma gialla non abbia avuto la resa sperata. Troppo distante dai primi nell’ultima parte, piazza il sorpasso su Perez, prendendosi il settimo posto (poi diventato sesto). Bene ma non benissimo, diciamo così. TIMIDO.
- Sauber: 4. Ci chiediamo con quale coraggio Hulkenberg (5) abbia accettato la proposta. Perché è vero che nel 2026 diventerà Audi, ma un altro anno in queste condizioni è complicato da sostenere per chiunque. Chiuse le porte per Sainz, rimane da capire chi sarà il temerario che vorrà affrontare questa sfida. Zero ritmo, zero gestione gomme, zero acuti e zero affidabilità. IN CADUTA LIBERA.
- Lance Stroll: 3. Gli ultimi appuntamenti sembravano aver aperto le porte a un nuovo Lance, meno polemico e più concreto. A Spa, l’esame di maturità un po’ per tutti, il canadese ha rimediato una bella bocciatura. Più caratteriale che tecnica. Mai dolce nei team radio, non una novità, non trova lo spunto necessario per arrivare in zona punti. E Alonso ristabilisce le gerarchie, senza sudare più di tanto. NERVOSO.
- Lando Norris: 2. Sbaglia tutto quello che può sbagliare. Ancora una volta, fallisce l’esame decisivo, proprio nell’università della Formula 1. La sua instabilità emotiva sta tutta in quella sciagurata partenza, dove la sola presenza di Piastri lo manda in bambola. Si butta fuori da solo e perde tre posizioni, costringendosi a una gara in rimonta, mai cominciata per la verità. Plafonato dietro Verstappen, riesce nell’impresa di perdere punti anche stavolta. Dispiace ammetterlo, ma Lando non è ancora pronto per il mondiale. Perlomeno finché non recupera la serenità che l’ha sempre contraddistinto. E quel terribile ragazzino di nome Oscar, che condivide la sua stessa macchina, rischia di essere un problema per lui. COLPITO E AFFONDATO.
- Sergio Perez: 1. Aveva l’opportunità di ottenere la redenzione, almeno questa volta, visto che partiva secondo. Ebbene, è arrivato ottavo, settimo con la squalifica di Russell. L’ultimo dei primi. È l’unico pilota nei quattro top team a non aver mai vinto quest’anno. Dobbiamo aggiungere altro? No, non serve, purtroppo la sua stagione si commenta da sola. E le possibilità di vederlo in Red Bull a Zandvoort sono pressoché nulle. Titoli di coda. ADIOS CHECO.