“Date a un bambino un foglio di carta, dei colori e chiedetegli di disegnare un’automobile. Sicuramente, la farà rossa“. Questa frase di Enzo Ferrari racchiude ciò che rappresenta il Cavallino Rampante nel mondo delle corse. Un marchio unico, indelebile, un autentico simbolo della Formula 1, la velocità per eccellenza. La macchina più vincente della storia delle quattro ruote. 242 vittorie, altrettante pole position, 16 titoli costruttori e 15 piloti. Record assoluti.
Oggi 12 marzo 2023 ricorre il 76° anniversario della nascita della Scuderia Ferrari, fondata da Enzo, che darà poi il proprio cognome alla casa costruttrice e farà conoscere al mondo intero l’ingegno e la velocità pur italiana. La scuderia di Maranello è l’unico team ad aver partecipato a tutte le edizioni del campionato del mondo di Formula 1, dal 1950 fino a oggi. Semplicemente, le corse. Semplicemente, la Ferrari.

Ferrari, da Ascari a Villeneuve: le vittorie
Enzo Ferrari, grandi appassionato di macchine e buon corridore durante gli anni ’20, abbandona la propria carriera nel 1947 per fondare una casa automobilistica tutta sua. Il luogo è Maranello, vicino alla sua Modena, città che gli aveva dato i natali negli 1898. Enzo è un uomo ambizioso, rude e determinato. Ingaggia gli uomini nel settore meccanico e realizza il suo sogno di entrare in Formula 1, la massima competizione motoristica, nel 1950.
La sua Ferrari, dopo un inizio problematico, si dimostra competitiva in Formula 1, tanto da portare in dote due titoli di fila con Alberto Ascari, nel ’52 e nel ’53. Il milanese era un uomo profondamente amato dal pubblico ferrarista e dal Drake in particolare, per la sua bontà d’animo e la sua aggressività in pista. Enzo sarà alquanto affranto per la sua morte avvenuta nel circuito di Monza il 26 maggio 1955.
Dopo le vittorie mondiali con Fangio nel 1956 e Hawthorn nel 1958, gli anni ’60 sono l’epoca dell’affermazione di grandi scuderie come Lotus e McLaren, che diventano degne avversarie per la Rossa. A Maranello arrivano i titoli con Phil Hill (1961) e John Surtees nel 1964 anche se la concorrenza in Formula 1 inizia a farsi decisamente agguerrita.

Il decennio successivo vede un altro grande team affacciarsi nel circus della Formula 1, come la Williams. Gli anni ’70 sono un momento di grandi innovazioni tecniche per il motorsport. Viene sviluppata l’aerodinamica e avviene l’introduzione dei motori turbo. Alla corte di Enzo Ferrari, nel 1974 arriva un giovane austriaco, molto veloce ed estremamente meticoloso. Si tratta di Niki Lauda, che si troverà a duellare con James Hunt per svariate volte.
Con Lauda giungono a Maranello altri due mondiali, 1975 e 1977, prima che l’austriaco lasci spazio a un un pilota che diventa l’idolo indiscusso della tifoseria. Il canadese Gilles Villeneuve, autore di numerose imprese rimaste impresse nella memoria collettiva. Su tutte, la gara di Digione del 1979, quando il nordamericano e René Arnoux instaurano uno storico duello ruota a ruota per la seconda posizione. Alla fine è Gilles a prevalere. Quel mondiale di Formula 1 verrà poi vinto dall’altra Ferrari di Jody Scheckter.

Ferrari, dal buio alla rinascita: l’era Schumacher
L’avventura di Villeneuve a Maranello si esaurisce nel 1982, a seguito del terribile incidente di Zolder, in cui il canadese perde la vita. Per la Ferrari si apre un periodo buio, per la scarsa competitività della vettura. Nonostante l’approdo di grandi campioni della Formula 1 come Alboreto, Mansell, Prost e Alesi, il Cavallino Rampante non riesce mai a concorrere realmente per il titolo.
Nel 1996 approda alla guida della Rossa il tedesco Michael Schumacher, reduce da due mondiali vinti alla guida della Benetton. Dopo quattro anni di sconfitte e delusioni contro Williams e McLaren, per la Ferrari arriva il momento della svolta. È l’8 ottobre del 2000, quando a Suzuka, il Kaiser riporta il titolo iridato a Maranello, 21 anni dopo Jody Scheckter.
Da quel momento in poi inizia l’era d’oro della Ferrari. Il Cavallino Rampante domina in lungo e in largo, grazie a una squadra perfetta, capitanata da Jean Todt e Ross Brawn e degli ingegneri straordinari. Ma su tutti, un mago al volante che risponde al nome di Michael Schumacher. Il teutonico si aggiudica cinque campionati di fila, fino al 2004, consacrandosi come il pilota più vittorioso della storia della Formula 1.

Ferrari, dal trionfo di Raikkonen alle delusioni nell’era ibrida
Dopo l’addio di Schumacher nel 2006, il tedesco viene rilevato dal finlandese Kimi Raikkonen. Iceman è un pilota aggressivo ma allo stesso tempo calcolatore e freddo, come si deduce dal suo soprannome. Nel 2007, contro ogni pronostico, riesce ad aggiudicarsi il mondiale di Formula 1 in volata contro le McLaren di Fernando Alonso e del debuttante Lewis Hamilton. Per quello che rimarrà l’ultimo titolo piloti della Ferrari.
Il 2008 porta in dote il mondiale costruttori ma la Rossa esce sconfitta dal confronto con il futuro campione del mondo Lewis Hamilton. Per la Ferrari arriva un altro periodo con poche gioie e tanti dolori. Nonostante l’arrivo di Alonso, bicampione di Formula 1, il team di Maranello perde due volte il titolo all’ultima gara contro la Red Bull di Sebastian Vettel.

Nel 2014, la Formula 1 passa ai motori ibridi, in sostituzione degli aspirati e parte il dominio della Mercedes. Vettel si trasferisce alla guida della Rossa ma manca anche lui l’appuntamento con titolo, sconfitto per due volte da Hamilton, che cannibalizza quasi tutte le edizioni. Con l’arrivo di Leclerc e Sainz in Ferrari, nel 2022 la monoposto è competitiva ma, complice l’affidabilità e le strategie errate esce presto dalla lotta iridata.
Una storia infinita, ricca di passione, di gioie e sofferenze. Tanti campioni sono passati da Maranello. Alcuni sono andati via senza lasciare nessun ricordo, altri sono diventati grandi con il Cavallino, rimanendo per sempre nel cuore dei tifosi. Ma i piloti vanno e vengono, l’amore per la Ferrari, quello sì, rimane per sempre. In attesa di vedere il prossimo mondiale della Rossa, ormai da sedici anni senza raggiungere l’iride.