- Continua a leggere sotto -
Nonostante l’Italia abbia vinto ben quattro Mondiali , alla domanda “Chi ha inventato la Coppa del Mondo?” diverse persone rimangono in silenzio. Eppure, l’ideatore della competizione più ambita della storia ha un nome ed un cognome ben precisi: Jules Rimet. Proprio per questo motivo, nelle prime nove edizioni la coppa fu intitolata al dirigente sportivo francese, probabilmente ignaro di star creando una manifestazione iconica, narratrice di imprese scolpite negli annali del football d’ogni epoca.
Lo stesso Rimet stabilì un limite alle vittorie dell’omonimo trofeo: la squadra capace di vincerlo tre volte, infatti, l’avrebbe posseduto definitivamente nella propria bacheca. La sorte, soprattutto in questi casi, va a braccetto con le coincidenze, creandone una decisamente particolare nel Mondiale del 1970. Fino ad allora, infatti, le nazionali ad aver vinto almeno due Coppe del Mondo erano Uruguay, Italia e Brasile. Il Maracanazo è già emblematico di suo, perciò gli dei del pallone scelgono che il 21 giugno, all’Estadio Azteca di Città del Messico, la finale può essere solo una: Brasile-Italia.
Il Brasile dei 5 numeri 10
Tutti gli allenatori, almeno una volta nella vita, avrebbero voluto i problemi del CT verdeoro Mario Zagallo. Il tecnico brasiliano si ritrova in squadra contemporaneamente cinque “numeri 10”: Gérson, chiamato Canhotinha de ouro (Piede sinistro dorato), Tostão, bandiera del Cruzeiro, Rivelino, fenomeno del Corinthias, e Jairzinho, fuoriclasse del Botafogo. Ne avete letti solo quattro, in realtà, poiché il quinto non è uno dei 10, ma è il Dieci per antonomasia: eletto Pallone d’Oro e Calciatore del Secolo dalla FIFA, nonché “Tesoro nazionale” dal presidente brasiliano Jânio Quadros. Unico calciatore capace di vincere tre Mondiali, oltre a segnare nel 1958 il terzo più grande goal nella storia della Coppa del Mondo. All’anagrafe c’è scritto Edson Arantes do Nascimento, ma l’umanità intera lo acclama col suo nome da supereroe: Pelé.
Inutile dilungarsi, il Brasile di Zagallo è semplicemente una macchina perfetta, anzi, un jet dotato del miglior motore mai pensato dal genere umano. Escluso l’1-0 all’Inghilterra, i verdeoro rifilano dalle tre alle quattro reti a qualsiasi squadra incroci il loro cammino. Nonostante l’eroica Italia della “Partita del secolo” abbia tutte le carte in regola per ambire alla Coppa Rimet, i sudamericani non vogliono sentir ragioni. Il primo tempo termina sull’1-1, coi goal di Pelé e Boninsegna, ma nei secondi 45 minuti il carnevale brasiliano ha inizio: 2-1 di Gerson, 3-1 di Jairzinho e 4-1 di Carlos Alberto Torres. Buonanotte Italia, ma senza rimpianti: la Coppa Rimet finisce nelle mani del Brasile più forte di tutti i tempi, una squadra di fronte alla quale, citando il grande Gianni Brera, ci si deve solo che togliere il cappello.