Gli eroi a cui siamo abituati da bambini, sono quelli con il mantello e i superpoteri. Dalle ragnatele di Spiderman, alla supervista di Superman, passando per la forza sovrumana di Hulk. Ma esiste un eroe che è riuscito a essere tale senza essere dotato di nessun particolare potere. La sua bravura veniva fuori quando si sedeva in macchina, abbassava la visiera del casco e si concentrava su un unico obiettivo. La vittoria.
Il Mago della pioggia, l’Highlander del giro veloce, eroe nazionale del Brasile e delle corse. Oggi, 21 marzo 2023 è il 63° anniversario della nascita di Ayrton Senna, uno dei piloti simbolo nella storia della Formula 1. Un’icona, un eroe, semplicemente unico. Il brasiliano era velocità alla stato puro, principe della qualifica, nella sua carriera ha totalizzato 65 pole position, ottenendo 41 vittorie e 3 titoli mondiali, vincendo per ben sei volte il gran premio di Monaco. Questo è Ayrton Senna.
I primi anni di Ayrton Senna: dalla Lotus alla McLaren
“Correre, competere, è nel mio sangue. Fa parte di me, fa parte della mia vita. L’ho fatto per tutta la vita e spicca su tutto il resto“. Queste parole, pronunciate dallo stesso pilota, racchiudono l’essenza di Ayrton Senna. La costante ricerca del limite, spingere al massimo la propria monoposto per arrivare davanti a tutti ed essere il migliore.
Il talento del brasiliano, che otterrà le sue soddisfazioni iridate alla guida della scuderia McLaren, icona della Formula 1, si intuisce fin dai suoi esordi. Il primo gran premio disputato da Magic è datato 25 marzo 1984, sul circuito di casa, a Jacarepaguá, alla guida della Toleman. In quell’occasione, Senna è costretto al ritiro, ma già nelle gare successive arriva la prova inconfutabile che quel ragazzo non sarebbe stato uguale agli altri.
A Monaco, sotto il diluvio, è autore di una spettacolare rimonta che lo conduce fino al secondo posto alle spalle della McLaren di Alain Prost. Ma Ayrton non si accontenta e comincia a mangiare secondi al francese. Al 31° passaggio però, la gara viene sospesa a causa delle condizioni meteo, congelando le posizioni. Senna non prende bene quella decisione che, di fatto, gli aveva cancellato la possibilità di trionfare al volante di una vettura nettamente inferiore alle altre.

Dopo un’ottima stagione d’esordio, chiusa al 9° posto con 13 punti, nel 1985 viene ingaggiato dalla Lotus. In Portogallo, mostra al mondo quelle che sarebbero poi state le sue caratteristiche principali. Bravura in qualifica e abilità sul bagnato. Difatti coglie la pole position e in gara domina sotto una pioggia torrenziale, danzando fra i rigagnoli depositati lungo la pista, come se il tracciato fosse asciutto. La vittoria arriva con oltre un minuto di vantaggio sul secondo e dopo aver doppiato tutto il resto del gruppo.
Bissa il successo a Spa, sempre sul bagnato, e termina il campionato al 4° posto con 38 punti. La Lotus migliora notevolmente a livello di competitività, anche se la McLaren di Prost rimane nettamente la migliore del circus. Magic inizia a collezionare pole position, riuscendo spesso ad andare anche oltre il limite della propria monoposto. Nel 1986, con McLaren e Williams, simbolo della Formula 1, largamente superiori rispetto alla concorrenza, Senna parte per ben 8 volte dalla prima posizione.
Dopo il 3° posto nel mondiale del 1987, arriva la chiamata tanto attesa, quella della McLaren. Accanto al pluricampione del mondo Alain Prost, il team ingaggia Ayrton Senna. In realtà, è proprio il Professore a volere l’ingresso del brasiliano nella scuderia di Woking. Quella è la svolta della carriera. Sia di Ayrton, che di Alain.

Senna in McLaren: la rivalità con Prost
La McLaren del 1988 è semplicemente mostruosa. Senna e Prost fanno terra bruciata attorno a sé, aggiudicandosi 15 gare su 16, mancando l’appuntamento con la vittoria solo a Monza. In quella gara, dopo il ritiro del francese, Magic è in testa ma, in un tentativo di doppiaggio, urta la Williams di Schlesser, terminando così la corsa. In quell’anno la rivalità fra i due piloti è ancora lieve e vengono poche volte al corpo a corpo in pista.
A Monaco, Senna comanda la corsa con oltre 50 secondi di vantaggio sul compagno di squadra. Magic però continua a spingere, vuole umiliare Prost. Ma a dodici tornate dalla fine, la McLaren del leader va a sbattere alla curva del Portier, buttando via una vittoria certa e regalandola al francese. Il corpo a corpo degno di nota fra i due avviene in Portogallo, quando il carioca, per difendere la posizione, spinge il compagno contro il muro. Il Professore porta comunque a termine il sorpasso, pur criticando il rivale.

A fine stagione, Prost coglie ben 105 punti, contro i 94 di Senna. Ma ai quei tempi vigeva la regola degli scarti. Ai fini della classifica iridata, ogni pilota doveva infatti scartare i cinque peggiori risultati a prescindere dai piazzamenti. Il brasiliano si aggiudica quindi il suo primo titolo con 90 punti validi, a fronte degli 87 conquistati dal Professore.
Il 1989 incrina definitivamente i rapporti fra i due. La McLaren progettata dal genio di Adrian Newey canibalizza anche quell’annata. Senna coglie tre vittorie nelle prime quattro gare di campionato. Ma a Imola esplode definitivamente la rivalità con Prost. Prima del via i due prendono un accordo, che prevedeva di non darsi fastidio oltre la prima curva. Il brasiliano scatta meglio ed è in testa, ma la gara viene sospesa e fatta ripartire da capo.
Alla ripartenza, stavolta, è Prost a partire meglio, superando il compagno. Ma Senna non ci sta e si riprende la testa, andando poi a vincere il gran premio. Il Professore si infuria per l’accordo non rispettato e, quando la faccenda viene fuori sui giornali, fra i due inizia ufficialmente un guerra fredda, al punto che arrivano a non parlarsi più. L’epilogo di quel Mondiale di Formula 1 avviene a Suzuka. Il francese arriva con 16 punti di vantaggio sul rivale ma Magic può vincere il campionato con due successi nelle ultime due gare.
Il brasiliano scatta in pole position ma il compagno scatta meglio, andando in testa. Magic recupera giro dopo giro, fino al 46° passaggio quando, all’uscita della 130R, Senna si butta nello spiraglio lasciato da Prost, alla chicane del Triangolo. Il Professore, come aveva giurato poco tempo prima, chiude la porta e i due vengono a contatto. Le due vetture si fermano, con il transalpino che scende dalla propria macchina. Ma il carioca si fa spingere dai commissari, recuperando la pista e vincendo la corsa.

Senna viene squalificato dopo la gara per aver tagliato la chicane e per aver usufruito della spinta dei commissari, vietata dal regolamento. Il titolo va quindi a Prost ma Magic è convinto di essere stato truffato e nella sua testa si fa largo un solo e unico pensiero. La vendetta.
Nel 1990 Prost si accasa alla Ferrari, simbolo della Formula 1, ma la lotta per il titolo è sempre fra i due rivali, che arrivano ancora una volta a giocarsi il titolo a Suzuka, penultimo appuntamento. Stavolta sono invertiti. Senna è davanti al francese, il quale, con due vittorie può vincere il mondiale. Magic coglie la pole position ma parte dal lato sporco della griglia. Il Professore lo brucia allo start ma, alla prima curva, il carioca si butta all’interno, andando a colpire la Rossa del rivale ponendo fine alla gara di entrambi.
Quel Mondiale di Formula 1 viene così conquistato dal brasiliano, il suo secondo in carriera. Mentre questa volta è Prost a recriminare. A distanza di un anno, Senna rivelerà di averlo fatto deliberatamente, per vendicarsi dello smacco subito la stagione precedente. Nel 1991 la Ferrari subisce un netto calo di prestazione e Prost si allontana dalla lotta per il vertice, mentre Ayrton va a vincere in pompa magna il suo terzo titolo iridato.
Memorabile il successo di Senna in Brasile, il 24 marzo 1991, acciuffato dopo sette anni. Magic è in testa in solitaria ma comincia a perdere le marce, una dopo l’altra, finché il cambio non gli rimane bloccato in sesta. Con uno sforzo fisico sovrumano per girare lo sterzo, diventato durissimo, il brasiliano conduce la macchina al traguardo in 1a posizione, esplodendo in un pianto di gioia e dolore alla fine della gara.
Nel 1993 arriva un’altra impresa di Ayrton. A Donington Park, il brasiliano, 4° parte male, ritrovandosi 7° dopo poche curve. Ma il primo giro di Magic entra di diritto nella storia della Formula 1. Sotto la pioggia, il campione carioca si sbarazza dei suoi avversari uno dopo l’altro, andando in testa già alla fine della prima tornata. Quel gran premio, Senna lo vince con un 1′ e 23″ di vantaggio su Damon Hill secondo, togliendosi anche la soddisfazione di doppiare Prost, lanciato verso la conquista del titolo.

Senna alla Williams: i tragici fatti di Imola
Nel 1994, scaduto il contratto con la McLaren, il brasiliano viene ingaggiato dalla Williams, dominatrice delle due annate precedenti. Ma i cambi regolamentari in vigore a partire da quell’anno, penalizzano la scuderia inglese e Magic si trova a faticare per controllare la monoposto, nervosa e sottosterzante, lasciando campo libero alla Benetton.
Senna coglie le prime due pole position della stagione, ma in gara la sua Williams è costretta per due volte al ritiro. Vola invece invece la Benetton con il futuro campione del mondo di Formula 1, Michael Schumacher. Il terzo appuntamento del Mondiale è a Imola, dove Senna conquista un’altra pole position, macchiata dalla tragica scomparsa dell’austriaco Roland Ratzenberger, durante le qualifiche.

Domenica 1° maggio 1994, in occasione della gara di Imola, Magic si presenta con una bandiera dell’Austria nell’abitacolo, pronto a sventolarla in caso di vittoria, per omaggiare il collega venuto a mancare il giorno prima. Senna conduce la gara davanti a Schumacher ma, al 7° giro, cede il piantone dello sterzo della sua Williams e il brasiliano esce di pista ad altissima velocità alla curva del Tamburello. Il puntone, spezzatosi, penetra nel casco del pilota.
Sono le ore 14:17, Ayrton Senna viene trasportata d’urgenza all’Ospedale Maggiore di Bologna. Ma alle 18:40, il campionissimo brasiliano spira, senza aver mai ripreso conoscenza. Se ne va un mito, che oggi, 21 marzo, avrebbe compiuto 63 anni. Un uomo che ci ha insegnato a credere in sé stessi, che raggiungere l’impossibile è possibile, solo credendoci. Un simbolo, che ha dimostrato amore per la Formula 1 e per la vita. E che se n’è andato mentre faceva ciò che più amava. Correre.