Il 23 marzo 1980 si aprì una delle pagine più nere della storia del calcio italiano, ossia il Totonero, considerato il primo, grande scandalo di illeciti e partite truccate nella storia del pallone per il grande numero di club e calciatori coinvolti. A 43 anni dal fatidico giorno dove vennero effettuati gli arresti al termine delle partite andiamo a ripercorrere la storia del primo grande scandalo di calcioscommesse in Italia, che sconvolse la Serie A.

23 marzo 1980, il calcio italiano è sconvolto: arresti sui campi della Serie A
L’idea di truccare gli esiti delle partite iniziò nella capitale da Massimo Cruciani, un rivenditore ortofrutticolo che riforniva “La Lampara“, un ristorante frequentato dai giocatori di Roma e Lazio. Furono interessate numerose partite, come il pareggio dei biancocelesti con il Palermo e la sconfitta contro il Milan, la sfida con l’Avellino non si concluse però come preventivato, così Cruciani e Trinca, proprietario del ristorante, presentarono denuncia alle autorità contro 27 calciatori e 12 società.
Il 23 marzo 1980 quindi, dopo la 24ª giornata di Serie A e la 27ª di Serie B, vennero effettuati una serie di arresti sui campi da gioco al termine degli incontri e in manette finirono 12 calciatori, diventati 21 con quelli costituiti. Tra i nomi più noti spiccano quelli di Paolo Rossi ed Enrico Albertosi e le immagini delle operazioni di Polizia vennero trasmesse a 90° minuto, con Galeazzi in particolare che chiede la linea immediatamente da Roma, è scoppiato definitivamente lo scandalo Totonero.
23 marzo 1980, scoppia il caso Totonero: le sentenze
A campionati conclusi venne resa pubblica la sentenza in primo grado, che comportò la retrocessione del Milan e l’assegnazione di 5 punti di penalizzazione ad Avellino, Bologna, Perugia e Lazio, con quest’ultima che ricevette anche 10 milioni di multa. Assolte invece la Juventus di Trapattoni, Napoli e Pescara, insieme a tutte le società di Serie B coinvolte. Molti calciatori furono squalificati e in particolare il bomber Paolo Rossi ricevette 3 anni, mentre Enrico Albertosi venne radiato.

La sentenza in secondo grado però cambiò le cose, portando la retrocessione della Lazio e dando 5 punti di penalizzazione a Palermo e Taranto per la stagione successiva, la squalifica di Rossi venne invece ridotta a due anni. Il caso incise molto sulle prestazioni della Nazionale agli Europei 1980, dove arrivò il quarto posto e ci volle il Mondiale 1982 per far dimenticare la vicenda, costituendo anche la redenzione per l’attaccante della Juventus, che fu il capocannoniere di quell’edizione