Adrian Newey, il re Mida della Formula 1: come costruire un’auto di successo

Le vicende di Adrian Newey, uno degli ingegneri più vincenti della storia della Formula 1: dagli albori fino ai successi con la sua Red Bull

Redazione
9 Min di lettura

Una delle chiavi della stagione di Formula 1 fino a questo momento, metà campionato esatto per la precisione, quasi perfetta della Red Bull è certamente la velocità della macchina. Una vettura bilanciata perfettamente, un motore potentissimo e, dopo qualche difficoltà iniziale, anche molto affidabile, sono i motivi principali per cui la scuderia austriaca sta attualmente dominando il mondiale 2023: al netto, naturalmente, di qualche errore di troppo al muretto Ferrari.

Ma chi si cela dietro lo sviluppo di una vettura così forte e, soprattutto, per larghi tratti vincente nel corso dell’ultimo decennio? Certamente un vasto team di ingegneri e progettisti, ma tra questi occupa uno spazio importantissimo il direttore tecnico: Adrian Newey. Andiamo allora a scoprire un po’ il passato dell’ingegnere britannico, che ha fatto le fortune di molte squadre e molti piloti nel corso degli anni.

Adrian Newey
Adrian Newey

Gli inizi e il sogno della Formula 1

Adrian Newey nasce nel giorno di Santo Stefano nel 1958 in Inghilterra, la patria delle corse automobilistiche. Lui, come tanti, si appassiona ai motori fin da bambino: ma a differenza di altri, la sua intenzione è fin da subito quella di farne un lavoro. Sviluppare un auto vincente, vivere a 360° il mondo del motorsport, quella è la sua intenzione: le persone geniali come lui, quando si mettono in testa un obiettivo, lo perseguono fino in fondo.

Sceglie perciò di intraprendere un percorso universitario difficilissimo e si iscrive all’Università di Ingegneria Aeronautica e Aerospaziale di Southampton, dove si laurea nel 1980. Non ci vuole molto prima che ottenga il suo primo impiego: immediatamente dopo aver completato gli studi viene chiamato in Formula 1 a lavorare per la scuderia brasiliana Fittipaldi, che ci vede lungo e prima di tutti si accorge del suo incredibile talento. Dura poco, però, perché subito dopo Newey decide di trasferirsi in March, a cui viene affidato fin da subito lo sviluppo di un’auto da corsa per il campionato Gran Turismo Prototipi.

Leggi anche: Formula 1, Ferrari nei guai: Verstappen allunga

La rapida ascesa fino alla Formula 1

Inutile dire che l’ingegnere britannico comincia fin da subito a mietere successi. Nel 1987, sempre per la March, comincia a sviluppare vetture per il prestigioso campionato Indycar: vetture che, regolarmente, ottengono parecchie vittorie. Così, quando la squadra per cui lavora decide di fare ritorno in Formula 1, il primo a essere contattato è proprio lui, che a neppure 30 anni corona già il suo sogno, diventando capoprogetto. E non ci vuole molto prima che la sua genialità venga fuori.

Le sue soluzioni aerodinamiche, in un epoca dove l’aerodinamica era ancora molto sottovalutata, non tardano ad affermarsi come valide: la March naturalmente non ha i mezzi per competere con le scuderie migliori, ma le invenzioni di Newey fanno rumore. Tuttavia i risultati, stavolta, stentano ad arrivare: per cui l’inglese viene licenziato. Errore gravissimo, perché se lo accaparra immediatamente la Williams, che grazie a lui costruirà un’era di successi.

Ayrton Senna e Adrian Newey
Ayrton Senna e Adrian Newey

I successi con la Williams e le accuse per la morte di Ayrton Senna

La Williams fa una scelta saggia e i risultati stanno lì a dimostrarlo: anche grazie a un budget nettamente superiore alla concorrenza, la scuderia britannica comincia a vincere titoli mondiali e l’apporto del suo capoprogetto si rivela fondamentale. Sarà l’inizio di un’era di vittorie che sembra destinata a durare parecchio. Nel mondo della Formula 1, però, il tempo è relativo e basta un nulla per cambiare l’inerzia delle cose.

Sulla Williams si abbatte infatti la tragedia della morte di Ayrton Senna, appena arrivato in squadra. Il management della Williams accusa Newey di esserne, sia pur indirettamente, responsabile, lui naturalmente si difende e nega ogni accusa: ciò inevitabilmente crea frizioni e le strade finiscono per separarsi. A distanza di tanti anni, il genio inglese ammetterà di sentirsi ancora in colpa per quanto successo e di avere una piccola percentuale di responsabilità: ciò non gli impedisce però di continuare a costruirsi una carriera di successi, stavolta però in McLaren.

Mika Hakkinen e Adrian Newey
Mika Hakkinen e Adrian Newey

Gli anni in McLaren e le difficoltà di inizio millennio

La McLaren lo ingaggia dal 1997 ed in pochi mesi diventa la vettura più forte: non può essere certamente un caso, così come non lo sono i titoli conquistati fino al 2000. Con il nuovo millennio inizia però un periodo complicato per Newey: inaspettatamente i risultati cominciano a scarseggiare e per l’ingegnere partono i malumori.

Vorrebbe lasciare la McLaren e andare via, ma questioni contrattuali glielo impediscono. Alla fine rimane legato alla scuderia fino al 2006. Al termine del contratto si prende una pausa brevissima: giusto qualche mese, il tempo di ricaricare le batterie ed è già pronto per una nuova avventura. Ad attenderlo c’è, dal 2006, una scuderia nata da pochissimo, ma che sogna già in grande: la Red Bull Racing.

Adrian Newey
Adrian Newey

L’invincibile Red Bull

I progetti ambiziosi, si sa, richiedono un po’ di tempo per arrivare a compimento. La Red Bull è sicuramente ambiziosa, ma per ottenere i primi risultati deve aspettare il tanto atteso cambio regolamentare del 2009. Fu quello l’anno in cui le soluzioni innovative proposte da Newey e la sua grande capacità di interpretare i regolamenti vengono alla luce. Grazie a lui, la scuderia austriaca arriva a giocarsi il titolo piloti per la prima volta nella storia e poi, per la prima volta, lo conquista grazie al contributo di un giovane Sebastian Vettel. Comincia così un lustro di successi, nel quale la Red Bull si porta a casa 4 campionati piloti e 4 campionati costruttori consecutivi. Sono anni di dominio, che ancora una volta sembrano inscalfibili.

Come sempre, però, la Formula 1 non è un mondo dove tutto è lineare e difatti, con l’avvento dell’era ibrida, la squadra entra in crisi di risultati. Mentre la Mercedes domina ed Hamilton entra nella storia, le vetture sviluppate da Newey faticano ad emergere, ma piano piano tornano ad essere competitive. E così, nell’ultimo anno prima del cambio regolamentare del 2022, una monoposto finalmente all’altezza dei rivali inglesi consente a Max Verstappen di vincere il suo primo campionato, interrompendo così il regno di Lewis Hamilton.

Adrian Newey e Max Verstappen
Adrian Newey e Max Verstappen

Il re Mida della Formula 1 non ha nessuna intenzione di fermarsi

Adrian Newey è intramontabile e le sue abilità con gli anni non vengono mai meno. La sua capacità, di studiare, di aggiornarsi, di essere sempre al passo con i tempi, è evidenziata ancora una volta dalla versatilità e dalla potenza di motore della Red Bull 2022: una macchina non perfetta ma quasi, al livello della Ferrari per quanto riguarda le prestazioni e che al momento sta dominando il campionato.

Il resto lo fa un team affiatato, organizzato e sempre pronto a prendere la decisione giusta. Un insieme di fattori che potrebbe finire per regalare l’ennesima soddisfazione al protagonista del nostro articolo. Adrian Newey, il re Mida della Formula 1, non ha nessuna intenzione di fermarsi: a 64 anni ha ancora l’entusiasmo di un ragazzino e, probabilmente, ancora tanti anni di successi davanti a sé. Del resto, ogni vettura che tocca, riesce a trasformarla in una macchina da guerra. E come un novello re Mida, lo farà ancora per tanti, tanti, anni.

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