Il ruolo dell’allenatore è probabilmente uno dei più difficili e controversi nel mondo calcistico. Diventa un buon allenatore chi riesce ad imporsi come guida dello spogliatoio, chi conosce alla perfezione quella che può essere la psicologia necessaria a capire al meglio i propri giocatori e chi, soprattutto, riesce ad esprimere le proprie emozioni e le proprie intenzioni in maniera chiara e diretta. Jurgen Klopp corrisponde perfettamente a tutte queste caratteristiche ed è per questo che al momento si posiziona nella top five degli allenatori più talentuosi del panorama europeo. Prima di diventare il tecnico di Magonza, Borussia Dortmund e Liverpool, il The Normal One ha calcato il campo anche in veste di calciatore, cosa che gli ha permesso di acquisire e comprendere al meglio la parte tattica del gioco.
Jurgen Klopp, da giocatore ad allenatore
Jurgen Klopp è nato a Stoccarda nel 1967, esordisce nelle giovanili tedesche prima nel Francoforte sul Meno e poi all’Eintracht Francoforte II. La prima esperienza ad alti livelli avviene con la maglia del Magonza, con la quale inizia a giocare dapprima nel ruolo di attaccante e poi in quello di difensore. L’arretramento tattico gli si deve ad uno scarso fiuto per il gol, anche se, alla fine degli undici anni in maglia biancorossa colleziona 56 gol che gli hanno permesso di diventare il miglior marcatore della storia del club. Grazie però al suo intuito e alla leadership sul terreno di gioco, la dirigenza della stessa squadra tedesca lo nomina tecnico ad interim con il compito di traghettare il Magonza fino alla fine della stagione dopo l’esonero del proprio allenatore.
Klopp viene riconfermato anche nelle stagioni successive ed il Magonza raggiunge la qualificazione in Coppa Uefa 2005-06 salvo poi essere eliminata ai play-off dal Siviglia. Nonostante le buone prestazioni delle annate precedenti, il tedesco non riesce a centrare la salvezza nella massima categoria retrocedendo così in Zweite Liga. A quel punto, Klopp si libera dall’impegno con la sua ex squadra ed il Borussia Dortmund ritrova in lui alcune qualità per iniziare un nuovo ciclo della propria storia.
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Jurgen Klopp ed il Borussia Dortmund, una storia romantica
Klopp arriva sulla panchina del Borussia Dortmund in un periodo in cui la BVB fatica a fare bene in campionato ed in Europa. I risultati con il tedesco arrivano sin da subito e Klopp sembra aver trovato l’ambiente ideale per mettere in mostra tutte le sue idee da allenatore: il suo è un gioco rapido, estremamente offensivo e divertente. È da questo momento che i gialloneri riprendono animo e con Hummels e Barrios il tecnico riesce a posizionarsi al sesto posto in Bundesliga sfiorando la qualificazione in Europa League. Solo poi con l’arrivo al Borussia Dortmund di Robert Lewandowski e di Mario Götze , Jurgen Klopp trova il modo di cambiare i suoi schemi tattici per esaltare al massimo le qualità di suoi giocatori.
Arrivano così i primi trofei da allenatore e quelli che segneranno per sempre la storia d’amore tra il Borussia Dortmund e Klopp: gli Schwarzgelben ritornano alla vittoria dopo nove anni in campionato, conquistando il famigerato double e aggiungendo alla bacheca anche la vittoria in Coppa di Germania. Da questo momento in poi, Klopp diventa il “du popstar“, il protagonista di uno dei cori più famosi del Muro Giallo di Dortmund. La rappresentazione è quella di un uomo simpatico e buffo, ma allo stesso geniale ed unico nel suo modo di essere e di allenare. Le sue idee si distanziano totalmente da quelle del calcio più in voga del momento, cioè quello di un gioco pulito e lineare. Jurgen punta al movimento, alla corsa e ad una visione più spettacolare e, se vogliamo, infantile del calcio.
Klopp a Liverpool, the Normal One
Con la finale di Coppa di Germania persa contro il Wolfsburg, Jurgen Klopp conclude definitivamente la sua avventura con il Borussia Dortmund per intraprendere una nuova love story con il Liverpool, orfano di Brendan Rodgers. Il tecnico da subito si presenta come il The Normal One, quello normale, proprio a contrapporsi all’idea che il mondo del calcio ha di Mourinho anche se, in realtà, la sua è una personalità tutt’altro che comune. Il Liverpool con lui a capo diventa una delle compagini più forti a livello europeo.
Già durante la sua prima stagione, il Liverpool riesce a migliorare la sua posizione in classifica. Raggiunge l’ottavo posto in campionato e la finale sia della League Cup – che però perde ai calci di rigore contro il Manchester City– sia dell’Europa League, occasione persa anche in questo caso contro un Siviglia superiore. Il tempo poi di integrarsi in Premier League che Klopp riesce a trasmettere il suo credo anche ai Reds. Il gegenpressing diventa il marchio di fabbrica del Liverpool che si trasforma in un’armata a tutti gli effetti. Ad undici anni di distanza dall’ultima finale di Champions League, la squadra inglese stabilisce il record di reti segnate nella competizione europea, ma ciò non basta a vincere contro il Real Madrid. Anche a causa di due errori di Karius, i Reds perdono la finale dello Stadio Olimpico di Kiev per 1-3.
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Tuttavia, la scalata verso il successo degli scousers continua e sotto l’ombra della Kop si vincono i primi titoli nazionali ed internazionali, fino ad arrivare al primo successo di Klopp in Champions League. L’1 giugno 2019, Mohamed Salah e Divock Origi segnano il successo del Liverpool contro il Tottenham, rendendo possibile il sogno del Normal One di alzare la Coppa dalle Grandi Orecchie. I Reds diventano ancora più squadra, un collettivo che trova in lui la propria anima gemella.
Jurgen Klopp, tra tattiche e futuro
Those who stop never get rewarded. Questa è una delle prime frasi che Klopp ha pronunciato dopo aver imparato l’inglese. La filosofia del tecnico, diventato uno dei più invidiati da tutta Europa, è quella di non arrendersi mai, di combattere per tutti e 90 i minuti sul campo e di non lasciare che i risultati destabilizzino l’umore della squadra. Klopp, con Guardiola e pochi altri, ha rilanciato un’idea di calcio che ti tiene incollato allo schermo, senza fiato. L’ex Borussia Dortmund permette alla formazione avversaria di esprimere il proprio calcio, aumentando così lo spettacolo di quello che può essere un eventuale contropiede o un semplice recupero di palla. Il suo 4-3-3 è studiato alla perfezione per non lasciare scoperto un solo centimetro di campo, uno schema che i suoi giocatori incalzano alla perfezione portando poi il rivale ad alzare bandiera bianca.
C’è da dire però, che come già successo in passato, Klopp è un allenatore che vive di cicli. Come per gli splendidi anni al Borussia Dortmund, l’avventura a Liverpool potrebbe giungere presto a termine. I tabloid inglesi, dopo le ultime prestazioni, lo additano come antico e di facile lettura per gli avversari che ormai, dopo sette anni, hanno imparato ad arginare le pressioni dei Reds. Qualsiasi sarà la sua prossima destinazione, rimarrà comunque uno degli allenatori più vincenti che la città dei Beatles abbia mai avuto.