Alla scoperta di Mattia Collauto: da capitano del Venezia a dirigente con lo sguardo verso il futuro

Redazione
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Quando si parla di attaccamento alla maglia e di voglia di rimanere nella storia del Venezia, è impossibile non pensare a Mattia Collauto. L’attuale direttore sportivo dei lagunari è l’esempio di qualcosa che va oltre il ruolo del classico dirigente, al contrario stiamo parlando di un uomo con in testa un progetto innovativo e nel segno della ricerca quasi maniacale nel campo dello scouting per il calciomercato. La rinascita e la rivoluzione del Venezia sono passate sicuramente dal giorno in cui ha preso il posto di Fabio Lupi, nell’estate del 2020.

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Dagli inizi al trasferimento al Como

La carriera calcistica di Mattia Collauto ha avuto inizio intorno ai 13 anni con un provino per il Torino, nonostante il forte interessamento della Juventus. Insieme con i genitori, il giovanissimo Mattia decise di passare ai granata. Per lui, nato a Venezia, è stato difficile partire e lasciarsi tutto alle spalle, ma l’obiettivo di fare del calcio la sua vita era troppo forte, così carico di sogni e ambizione si trasferisce nel capoluogo piemontese, dove passerà due anni tra le giovanili coi suoi compagni di squadra. Grazie al suo impegno e alla sua voglia di raggiungere traguardi importanti già da ragazzo, a 16 anni riceve la chiamata del Como, che gli permetterà di esordire in Serie C, nel 1990, all’età di 17 anni.

L’esperienza al Como lo segnerà per tutta la vita, a cominciare dall’esordio in campo, condito da un grandissimo gol di controbalzo sotto l’incrocio, che regalerà la vittoria ai biancoblù in rimonta. Nella città resa celebre dai versi di Alessandro Manzoni, l’esterno di centrocampo Collauto è diventato di fatto un uomo, così come raccontato dal diretto interessato nelle tante interviste rilasciate negli anni. Nei sei anni trascorsi con la maglia dei comaschi ha collezionato 100 presenze e tanti splendidi ricordi, tra cui sicuramente quello legato all’evento che gli cambierà per sempre la vita, la conoscenza della sua futura moglie.

Il passaggio al Bari e l’esordio in Serie A

Dopo i sei anni passati al Como, per Mattia Collauto arriva la chiamata del Bari, che lo cerca per sostituire un suo ex compagno di squadra in biancoblù, Gianluca Zambrotta. L’esperienza in Puglia per il veneto è stata il coronamento di un sogno coltivato fin da bambino insieme alla sua famiglia. Negli anni in biancorosso ha avuto l’onore di calcare il terreno di gioco insieme a quella che lui stesso ha definito una generazione di fenomeni, composta da Cassano, Perrotta, De Ascentis e Sala.

Nelle varie interviste rilasciate negli anni ha sempre dichiarato che il talento di Bari vecchia è stato il calciatore che più lo ha impressionato e che il pubblico non ha mai conosciuto il suo reale potenziale, per via del suo carattere troppo sopra le righe. A Bari succede quello che aveva sempre sognato, in una cornice da brividi riesce ad esordire da titolare in Serie A, regalando una gioia immensa ai genitori presenti sugli spalti di un Artemio Franchi di Firenze gremito di sostenitori pugliesi al seguito di una squadra che in quegli anni ha emozionato grandi e piccini.

Mattia Collauto, Ds del Venezia
Mattia Collauto, Ds del Venezia

Il ritorno a Venezia tra mille difficoltà

Dopo l’esperienza barese, l’attuale ds del Venezia riceve un’offerta dal Livorno, che all’epoca militava in Serie A, ma la rifiuta pur di tornare finalmente a casa. Non aveva mai giocato nella squadra della sua città, per questo motivo accetta il trasferimento nonostante i lagunari si trovassero in B in quel momento. Coi colori arancioneroverdi, Collauto arriva a collezionare più di 200 presenze e diventa capitano della squadra, iscrivendo di fatto il suo nome tra i pilastri della società. Nonostante i traguardi personali, gli anni del suo ritorno a casa sono caratterizzati da parecchi problemi dirigenziali, che porteranno infatti la società a fallire più volte e a retrocedere sempre di più nei campionati minori. Nella sua ultima stagione da professionista, nel 2012, al termine di un campionato di serie D che vede il Venezia trionfare e guadagnarsi la promozione tra i professionisti, l’ex Bari e Como annuncia il ritiro dal calcio giocato.

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Il primo incarico al Venezia e il lavoro coi giovani

Al termine della carriera da calciatore, Mattia Collauto decide di prendersi un anno di distanza dal mondo del calcio. Un periodo di tempo in cui riflette e capisce di non voler fare l’allenatore, nonostante gli si presenti davanti un’opportunità con una rappresentativa regionale con la quale al primo tentativo conquista il titolo italiano. Dopo essere arrivato a questa conclusione, riceve la proposta del Venezia di lavorare come responsabile del settore giovanile, carica che a suo dire, sembra essere fatta apposta per lui.

Matteo Collauto - Ds Venezia
Matteo Collauto – Ds Venezia

Nel suo nuovo ruolo si sente a suo agio e decide, insieme alla dirigenza, di cominciare un percorso che prenderà spunto dalle sue esperienze durante la carriera da calciatore. Il progetto che ha in mente lascia già intravedere qualcosa di innovativo e in un’intervista al canale ufficiale del Venezia su Youtube, ha dichiarato che molto spesso nel calcio giovanile le società tendono a mascherare i problemi dei singoli coi risultati di squadra, lasciando indietro quindi quei calciatori che durante le varie annate hanno riscontrato i problemi maggiori. Per questi motivi, decide di soffermarsi sulle lacune e sui limiti dei giovani calciatori, oltre che sulle qualità, per migliorarle e consentire la crescita anche a chi è più in difficoltà.

Il ruolo di direttore sportivo e la promozione in Serie A

Il suo grande lavoro come responsabile del settore giovanile gli consentono di dimostrarsi all’altezza di incarichi importanti a livello dirigenziale. Nell’estate del 2020, il Venezia compie un riassetto societario, che consente all’imprenditore Duncan Niederauer di diventare presidente, con conseguenti cambiamenti nei vari settori tecnici dei lagunari. Il primo grande cambiamento è la nomina del nuovo direttore sportivo, l’ex capitano Mattia Collauto, accompagnato da un altro membro della storia arancioneroverde, Paolo Poggi. I due insieme cominciano la rivoluzione che avevano in mente da parecchio tempo, a partire dalla panchina. Il nuovo ds seleziona come allenatore Paolo Zanetti, scelta che si rivelerà subito fruttuosa, visti i risultati portati a casa nella stagione 2020/21. L’ex Ascoli arriva ai Playoff del campionato di Serie B e fa fuori avversari del calibro di Chievo, Lecce e Cittadella in finale, regalando ai tifosi la gioia della promozione in Serie A.

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Matteo Collauto e Molinaro
Matteo Collauto e Molinaro

La sfida per Collauto continua a farsi sempre più interessante, tanto più ora che ha il compito di mettere insieme una rosa competitiva per il massimo campionato italiano, per non rischiare di tornare nella serie cadetta già dopo un solo anno. Il direttore sportivo insieme con Poggi, compiono qualcosa di veramente innovativo, dimostrando quanto le idee e la lungimiranza siano fondamentali nel mondo del calcio. Mettono insieme una rete di osservatori e selezionatori, che raccoglie profili di calciatori da tutta Europa e non solo, tanto che quando cominciano ad arrivare i primi acquisti qualcuno si domanda se tutto ciò non sia opera di un computer. Alcuni addetti ai lavori paragonano l’operato del Venezia nel calciomercato al celebre gioco di calcio Football Manager, in quanto, in accordo con l’allenatore Zanetti, la dirigenza crede fortemente in un progetto legato a giovani calciatori con tanta voglia di emergere nel calcio che conta.

Quando finalmente la stagione 2021/2022 ha inizio, il Venezia dimostra a tutti di non essere in Serie A per caso, anzi proprio grazie a le accurate scelte del ds e dell’allenatore, la squadra riesce ad esprimere un gioco interessante e con buoni margini di crescita già nel corso dell’annata. Nel calciomercato di gennaio gli acquisti non si fermano e dopo aver portato nella laguna Romero, ex Manchester United, Mattia Collauti riesce ad accaparrarsi le prestazioni di Nani, campione portoghese che nel suo palmarés conta una Champions League, quattro Premier League e cinque Community Shield anche lui con la maglia dei Red Devils.

 

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