Allegri, è Vlahovic-dipendenza? L’analisi fa cadere la maschera

Nicola Liberti A cura di Nicola Liberti
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Fallito il concretizzarsi dell’intrigo internazionale estivo, la Juventus accoglie costretta la permanenza di un Dusan Vlahovic ormai bollato ai margini del progetto. Oggi lo stesso la trascina al secondo posto in Serie A e le concede un sogno Scudetto lungo 23 giornate, poi prostratosi alla superiorità imposta dall’Inter. L’assenza odierna del serbo, ai box per infortunio, squarcia l’ambiente e lancia il caso post KO in salsa friulana: Allegri, è Vlahovic-dipendenza?

Levato il velo d’ironia che in 6 mesi ribalta il giudizio sul calciatore, da fallimento a imprescindibile, restano analisi e folti dubbi. Può un club del calibro della Juventus permettersi la nomina di ‘dipendente da’? Probabilmente sì, ma non certo da un uomo, semmai da una visione ed una filosofia; non certo, poi, da un giocatore, semmai da un tecnico visionario, dato il peso del libro della propria storia. Può una rosa di simile valore, nel caso in cui venisse diagnosticata l’effettiva dipendenza, affidarsi in toto ad un unico singolo? Qui il no è secco.

Vlahovic, dalla Juventus a Livorno: Allegri, via la maschera

Se fattori costringessero alla dipendenza tattica e tecnica, buona norma sarebbe almeno accertarsi che l’onere non ricada su un solo calciatore, specie se 24enne, specie se dal palmares leggero, specie se la propria rosa è la quarta per valore in Serie A, ancor più se il proprio bilancio è il più pesante del torneo. Al di là della netta sproporzione nelle ultime due metriche, che dovrebbero fare riflettere il board sportivo bianconero, la mente di Allegri è la sola terra di risposte, non note al pubblico, ma dalla facile e chiara intuizione.

Diversi gli asset di prestigio in rosa, non ultimo il deludente compagno di reparto Federico Chiesa. Dal presente al recente passato, esempi di profili di spessore non valorizzati fioccano in casa Juventus. Ecco che una gestione antiquata della società, oggi meglio detta azienda, unita ad una visione con strettissima decorrenza, non permette il corretto amalgamarsi di una rosa di spessore ben distribuito, la stessa che scongiurerebbe necessità di dipendenza avvolta attorno al singolo, a Vlahovic nello specifico.

Ma tant’è, se di dipendenza si tratta, di poco conto appare l’analisi delle motivazioni alla base quando questa si lega alla figura di un Massimiliano Allegri, che della propria gestione e visione, demodé nel calcio moderno, ne fa un dogma assoluto. Di maggior conto sono invece i dati che sconsigliano un’operazione scriteriata, invece in piena attuazione.

Dusan Vlahovic, Juventus
Dusan Vlahovic, Juventus @livephotosport

Analisi e dati, è davvero dipendenza?

Sbarcato in casa Juventus con apposte le stigmate mediatiche del predestinato dal futuro certo, il millantato diamante da sgrezzare riportava un iniziale valore di 85 milioni. Oggi questo, nel miglior momento della propria, pur breve, carriera bianconera, si attesta attorno ai 60. Difficile sostenere come l’investimento, sul lato sportivo ed economico, sin qui, abbia tenuto fede alle aspettative.

Colpa di Vlahovic? Forse, sebbene dai 21 ai 24 anni i margini di crescita risultino ampi, ed era lecito attendersi di più in termini statistici, gli stessi ai quali poi riduce la discussione il tecnico solitamente. Demeriti di Allegri? Ancora, forse. Scarsa comprensione di usi e costumi livornesi? Altamente probabile, il secondo posto, al netto dell’obiettivo del quarto, sbugiarda ogni genere di analisi in fondo dalle parti della bassa toscana.

Dipendere implica un totale affidamento, un’impossibilità di rendimento a livelli discreti in assenza del proprio amuleto. Ecco, la Juventus che punta allo Scudetto, pardon, Champions League come da nascondiglio nazional-popolare, dipende da un giocatore deprezzato di poco oltre il 20% del proprio valore originario. Di nuovo, se di effettiva dipendenza si trattasse, forse il disintossicarsi da ciò non scontornerebbe una decisione poi pessima.

Proseguendo, la prima stagione alla ribalta della Serie A in maglia Fiorentina, la 2020/21, vede Vlahovic mettere a segno 21 reti in 37 uscite: una rete ogni 139 minuti in media. L’anno, o meglio sei mesi successivi, fa ancora meglio: 17 in 21, media scesa a 109 minuti. Poi l’approdo alla Juventus. Di qui il crollo statistico: nei 6 mesi conclusivi la media decolla a 153 minuti, divenuti 193 nel contesto della sola stagione scorsa. Nel 2023/24, invece, il dato torna ad acquietarsi su 118.

Massimiliano Allegri, allenatore della Juventus @livephotosport
Massimiliano Allegri, allenatore della Juventus @livephotosport

Allegri e l’enigma, Juventus e un plauso

Voci di dipendenza da Vlahovic, certamente determinante in stagione per la Juventus, che si infrangono sulla dura realtà di un rendimento non trascendentale, nel contesto di un annata che certamente, di questi ritmi, non farà epoca.

Ad Allegri dunque due compiti: solvere l’enigma e svelare l’eventuale Vlahovic-dipendenza; una volta ottenuta la risposta, il secondo quesito, è necessaria una rivalutazione generale di filosofie ed operato? Alla Juventus, invece, un plauso: scelta saggia il cambio di timone quanto alla visione societaria del club, a tutela del futuro, smaltita o meno l’eventuale doppia mandata a legare le proprie ambizioni alle prestazioni di un singolo.

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