Volley, aspettando i Mondiali: il Re Mida Velasco, dalla Generazione di Fenomeni alle giovanili italiane

Aspettando i Mondiali, riviviamo la favola del Re Mida Julio Velasco, il filosofo del volley: dalla Generazione di Fenomeni alle giovanili italiane, la storia di una leggenda

Carlotta Desirello
10 Minuti di lettura

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Al giorno d’oggi, la pallavolo è uno degli sport più seguiti in Italia. Migliaia di italiani seguono le nazionali nelle loro avventure alle Olimpiadi, ai Campionati Mondiali e agli Europei, consapevoli che spesso e volentieri possono giungere grandi soddisfazioni. I più temerari, poi, non si perdono un weekend di Serie A, per seguire la propria squadra del cuore, o per osservare costantemente le gesta di alcuni tra i più grandi esponenti di questo sport a livello globale. Insomma, nel nostro territorio esiste un vero e proprio culto del volley, che si riflette anche nell’elevato numero di giovani che scelgono di praticarlo sia a livello agonistico, sia amatoriale.

Come tutti gli sport maggiormente seguiti nel Belpaese, anch’esso si è diffuso di anno in anno, di era in era appoggiandosi a vittorie, squadre e personalità che hanno fatto la storia della pallavolo italiana e che ne sono diventati veri e propri simboli. Tra questi non si può non citare lo storico allenatore della Generazione dei Fenomeni Julio Velasco, che tante emozioni ha regalato agli italiani. In vista dei Mondiali del 2022, andiamo a rivivere la carriera dello storico tecnico dagli inizi ad oggi.

Julio Velasco
Julio Velasco

Julio Velasco, gli inizi in Argentina e la chiamata dall’Italia

Julio Velasco nasce a La Plata, in Argentina, il 9 febbraio del 1952, in un’epoca in cui la pallavolo è uno sport in piena evoluzione e a tratti ancora diverso da quello che conosciamo oggi. La sua carriera nel mondo del volley inizia proprio nel suo paese natale e a livello scolastico, quando muove i suoi primi passi come giocatore e soprattutto come allenatore. È nel 1979, però, che Velasco si approccia a questo sport in maniera seria, sedendo sulla panchina del Ferro Carril Oeste, società con sede a Caballito: un quartiere, o meglio un barrio, di Buenos Aires. La scelta di dedicarsi al mondo dello sport è in realtà in parte obbligata. Le idee del giovane argentino, fortemente in opposizione rispetto a quelle del governo, infatti, lo costringono ad abbandonare gli studi in filosofia, vista la repressione dei militari golpisti sugli studenti antifascisti. Inoltre, prende la difficile scelta di lasciare il suo paese, La Plata, per trasferirsi a Buenos Aires, in modo da passare maggiormente inosservato.

La sua prima esperienza da allenatore gli porta grandi soddisfazioni, visto che conquista subito il campionato argentino, confermandosi anche nei tre anni successivi. Non è, peraltro, l’unico grande risultato di Velasco in questo periodo, dal momento che, in contemporanea, ha modo di allenare in seconda la Nazionale argentina e con essa di vincere la medaglia di bronzo ai mondiali del 1982, nell’edizione svoltasi proprio tra le mura amiche.

Profeta in patria, ma ancora sconosciuto a livello mondiale, Velasco sbarca per la prima volta in Italia nel 1983. A volerlo fortemente è il giovane direttore sportivo del volley Jesi, militante in A2, Giuseppe Cormio, coadiuvato nella scelta dal palleggiatore argentino Waldo Kantor, dal dirigente Franco Fioretti e dal presidente Sandrino Casoni. Egli non ha dubbi: l’argentino è la sua prima e unica scelta. Un rischio, certamente, ma Cormio è ciecamente convinto del talento speciale di Velasco e la storia gli darà ampiamente ragione. È proprio nelle Marche che il giovane Julio inizia a costruirsi un nome nella pallavolo che conta. Nel 1985 si trasferisce, poi, alla Panini di Modena, con cui conquista subito lo scudetto e lo conferma per altri quattro anni. Ecco giunta, quindi, la consacrazione definitiva e con essa la chiamata della nazionale italiana di cui diventa allenatore nel 1989.

Julio Velasco
Julio Velasco

Velasco, il filosofo della pallavolo: la Generazione di Fenomeni diventa la squadra del secolo

Nel 1989 inizia l’avventura di Velasco sulla panchina italiana. Il tecnico costruisce piano piano una squadra con campioni che faranno poi la storia del volley nostrano e mondiale come Andrea Lucchetta, Andrea Giani, Paolo Tofoli, Pasquale Gravina, Andrea Zorzi, Marco Bracci, Andrea Gardini, Lorenzo Bernardi e Luca Cantagalli; una squadra che si amalgama alla perfezione grazie ad un tecnico che, come un direttore d’orchestra, assembla i vari strumenti per rendere le capacità individuali la base per la forza collettiva, perché il segreto del successo risiede nel gruppo e non nel singolo. Lo scopo di Velasco, infatti, è chiaro fin da subito: mettere ogni giocatore in condizione di tirare fuori il meglio di sé, per essere un valore aggiunto a disposizione del team. Uno degli elementi imprescindibili del suo modo di allenare consiste nel conferire alla componente psicologica e umana dei giocatori una rilevanza fondamentale, al pari di quella tecnica, considerando sia la forza sia le fragilità dei giocatori a livello mentale. Questa squadra passerà poi alla storia come la Generazione dei Fenomeni per l’eccezionalità dei giocatori che la compongono, che non mette mai in ombra, però, lo straordinario lavoro dell’allenatore o meglio del filosofo della pallavolo.

I risultati arrivano subito e nel 1989 l’Italia si laurea campione d’Europa; l’anno successivo questa squadra si mette al collo sia l’oro mondiale sia quello in World League, andando poi negli anni successivi a riconfermarsi più volte. Il palmarès parla chiaro: dal 1989 al 1996 questa nazionale conquista 3 Europei, 5 World League e 2 Mondiali. Non ce n’è per nessuno, è l’Italia la nazionale dominante, è l’Italia la nazionale dei fenomeni. Nonostante tutto però un rammarico resta e riguarda la manifestazione sportiva più antica e piena di fascino, le Olimpiadi, che Velasco e i suoi ragazzi non riescono ad espugnare, accontentandosi “soltanto” di una medaglia d’argento ad Atlanta nel 1996. Una piccola macchia che non inficia, però, il dominio di questo gruppo sulla pallavolo mondiale; La FIVB (Fédéraration Internationale de Volleyball), infatti, non ha dubbi: è questa la squadra del secolo, un riconoscimento tanto prestigioso, quanto ampiamente meritato da una squadra, di fatto, storica.

La generazione dei fenomeni
La generazione dei fenomeni

Nel 1996 termina la grande favola di Velasco sulla panchina della nazionale italiana maschile e l’anno successivo si accasa su quella della nazionale femminile nostrana. Il tecnico, infatti, vuole scrivere la storia della pallavolo italiana a 360 gradi e ci riesce. Infatti, quello che oggi conosciamo come Club Italia, ossia la fucina di talenti che riunisce i più importanti prospetti del volley femminile per permettergli di crescere e affermarsi e da cui sono uscite vere e proprie campionesse di questo sport, nasce nel 1998 proprio dall’idea di Julio Velasco.

Nei primi quindici anni del nuovo millennio, poi, il tecnico ha modo di allenare diverse nazionali e diversi club, tra cui nuovamente il Modena, finché nel 2014 non compie una scelta di cuore: Velasco torna in Argentina, questa volta prendendo il timone della nazionale. La sua avventura in patria dura fino al 2018 e in questi anni ha modo di vincere i giochi Panamericani. L’ultimo atto di una favola, però, è ambientato sempre dove tutto è iniziato e così succede anche a quella di Velasco. Nella stagione 2018/2019 il tecnico torna per la terza ed ultima volta a Modena, lì dove è avvenuta la sua consacrazione. Dopo aver collezionato l’ennesimo trofeo della sua carriera, sconfiggendo il Trentino in finale di Supercoppa italiana, Velasco mette la parola fine alla sua carriera come allenatore. La sua missione è finita, della pallavolo resterà per sempre una leggenda.

Julio Velasco
Julio Velasco

L’avventura nelle giovanili, il Re Mida Velasco fa ancora centro

Nonostante abbia smesso di allenare, la presenza di Velasco è ancora molto forte nel mondo della pallavolo e, in particolare, a livello italiano. Nel 2019, infatti, assume il ruolo di direttore tecnico del settore giovanile maschile per la FIPAV. Lo spirito vincente non si spegne e i traguardi collezionati dai ragazzi italiani in questi anni sono numerosi: nel 2019 arriva l’oro ai Mondiali under 19 e l’argento nella categoria under 21; nel 2020 tocca invece agli europei e l’under 18 italiana trionfa, mentre l’under 20 chiude al secondo posto; nel 2021 la nazionale under 21 migliora il risultato precedente e trionfa ai campionati del mondo, mentre nel 2022 l’under 18 si conferma campione d’Europa e viene seguito a ruota dall’under 22. Insomma, Velasco ha scritto la storia della pallavolo e resterà per sempre un simbolo e una leggenda in Italia e non solo. Il Re Mida del volley italiano non ha ancora intenzione di fermarsi e anche le giovanili italiane ora sono state trasformate in oro.