Amazon sotto assedio: sequestrati 121 milioni di euro per sfruttamento e frode

La Guardia di Finanza ha sequestrato 121 milioni di euro ad Amazon Italia Transport su ordine della Procura di Milano, in un'indagine per sfruttamento del lavoro e frode fiscale. L'inchiesta, che coinvolge tre dirigenti e prevede perquisizioni a Milano e Torino, accusa la filiale italiana del colosso e-commerce di gestire un sistema di "illecita somministrazione di manodopera" attraverso un controllo digitale che annulla l'autonomia dei fornitori. Amazon respinge le accuse, affermando di rispettare le leggi e collaborare con le autorità.

Redazione A cura di Redazione

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Un fulmine a ciel sereno scuote Amazon Italia Transport. La Guardia di Finanza, su ordine della Procura di Milano, ha eseguito un sequestro preventivo d’urgenza di ben 121 milioni di euro, mettendo nel mirino la filiale italiana del gigante dell’e-commerce statunitense. Questo provvedimento, che attende ora la convalida del giudice per le indagini preliminari (gip), si inserisce in un’indagine esplosiva su un presunto sistema di “sfruttamento del lavoro” e “frode fiscale”.

Nel frattempo, perquisizioni sono in corso nelle sedi di Milano e Torino, con tre dirigenti della società attualmente indagati. L’inchiesta, guidata dai pubblici ministeri Paolo Storari e Valentina Mondovì, punta il dito contro i cosiddetti “serbatoi di manodopera”, strumenti che permetterebbero alle grandi aziende di ottenere tariffe vantaggiose attraverso appalti irregolari di servizi di logistica a cooperative e consorzi, con il presunto sfruttamento dei lavoratori come prezzo da pagare.

L’ombra dell’algoritmo

Il programma DSP di Amazon, con il suo slogan accattivante, promette agli aspiranti imprenditori un facile accesso al successo. “Se hai sempre sognato di dirigere un team, avvia la tua attività come fornitore di servizi di consegna Amazon”, recita lo slogan. Ma dietro queste parole, i corrieri dell’ultimo miglio, coloro che consegnano i prodotti direttamente ai clienti, sarebbero in realtà gestiti dal sofisticato software di Amazon Italia Transport srl. Un sistema che controlla rigidamente il lavoro dei corrieri e dei fornitori, esercitando un potere simile a quello di un datore di lavoro. Secondo la Procura di Milano, questo controllo digitale elimina qualsiasi autonomia operativa dei fornitori, configurando un’“illecita somministrazione di manodopera”. In pratica, non esiste una vera e propria indipendenza imprenditoriale: Amazon Italia Transport gestisce ogni aspetto, interagendo direttamente con il personale addetto alle consegne sotto le denominazioni di Amazon Logistics o Amazon Prime.

La manipolazione digitale

Il “meccanismo fraudolento è tutt’ora in atto, con rilevantissime perdite per l’Erario e situazioni di sfruttamento lavorativo che perdurano, a tutto vantaggio di Amazon Italia Transport srl”, si legge nel decreto di sequestro firmato dai pm Storari e Mondovì, riportato da RaiNews.

La presunta frode, commessa tra il 2017 e il 2022, avrebbe effetti anche sulle dichiarazioni Iva del 2023. L’inchiesta descrive un sistema piramidale, con Amazon Italia Transport srl al vertice nella gestione delle consegne dell’ultimo miglio. Questa struttura, apparentemente affidata a fornitori esterni, è in realtà orchestrata attraverso una rete di contratti di appalto e trasporto, coinvolgendo vari livelli di intermediari. “Attraverso i propri dispositivi tecnologici”, Amazon Italia Transport srl “organizza di fatto l’attività complessiva di distribuzione e consegna merci, esercitando direttamente i poteri del datore di lavoro nei confronti dei singoli corrieri”, formalmente dipendenti dai fornitori, ma di fatto controllati dall’azienda stessa.

Le sanzioni passate e la posizione di Amazon

L’inchiesta attuale riecheggia le precedenti sanzioni inflitte ad Amazon dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AgCom) e dal Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio (Tar Lazio). Nel 2018, AgCom aveva multato Amazon per l’esercizio di attività postali senza la necessaria autorizzazione amministrativa; una decisione confermata dal Tar Lazio nel dicembre 2023.

Di fronte a queste accuse, Amazon mantiene la sua posizione difensiva: “Rispettiamo tutte le leggi e le normative vigenti in ogni paese in cui operiamo e richiediamo che le aziende che lavorano con noi facciano lo stesso. Abbiamo definito standard elevati sia per noi che per i nostri fornitori, e abbiamo un Codice di Condotta che i fornitori devono rispettare per poter lavorare con noi. Continueremo a collaborare prontamente con le autorità competenti nel corso dell’indagine”.

In un clima di crescente attenzione sulle pratiche delle grandi multinazionali, questo caso potrebbe segnare un punto di svolta nel modo in cui la giustizia italiana affronta il fenomeno dello sfruttamento del lavoro mascherato da appalti regolari. Amazon è sotto i riflettori, e il mondo osserva con attenzione.