Atalanta-Juventus, cori razzisti contro Vlahovic: l’arbitro minaccia la sospensione

Brutto episodio al Gewiss Stadium durante la partita tra Atalanta e Juventus: cori razzisti nei confronti di Vlahovic, l'arbitro minaccia la sospensione della gara

Redazione
3 Min di lettura

Vittoria importantissima a Bergamo per la Juventus, che con un netto 0-2 si sbarazza dell’Atalanta e vola in solitaria al secondo posto in classifica. Il trionfo bianconero è marchiato dalle reti di Iling-Junior e Vlahovic. Proprio il centravanti serbo nella gara tra Atalanta e Juventus è stato protagonista, suo malgrado, anche di uno spiacevole episodio: nel finale nervoso di gara, dalla curva nerazzurra sono partiti alcuni cori razzisti indirizzati al centravanti bianconero.

Gewiss Stadium
Gewiss Stadium @livephotosport

Atalanta-Juventus, Allegri prende posizione contro il razzismo

Per la precisione, sarebbero tre le parole intonate da una parte del settore bergamasco: “Sei uno zingaro“. Su iniziativa dell’arbitro Daniele Doveri, lo speaker ha annunciato tempestivamente che la partita poteva essere “sospesa ed eventualmente interrotta”. Anche lo stesso tecnico Massimiliano Allegri ci ha tenuto a spendere qualche parola in merito, prendendo una netta posizione contro questi episodi di razzismo ingiustificabili.

Massimiliano Allegri, Juventus
Massimiliano Allegri, Juventus @livephotosport

Si tratta senza dubbio di un fenomeno spiacevole da cui dissociarsi e che sicuramente non è un tratto distintivo della bellissima tifoseria bergamasca. Purtroppo i fenomeni di razzismo non conoscono né bandiere né tifoserie e si verificano senza un motivo preciso in alcuni gruppi (fortunatamente ristretti) di persone in Italia e nel mondo.

Basti pensare che recentemente c’era stato l’altro spiacevole episodio di razzismo che ha coinvolto una parte della tifoseria proprio della Juventus, accanitasi nei confronti del centravanti dell’Inter Romelu Lukaku in occasione delle semifinali di Coppa Italia: anche in quella occasione sono scaturite numerose polemiche, che hanno portato prima alla squalifica del belga e poi alla “grazia”, viste le circostanze.

La battaglia per limitare ed estirpare questi episodi è ancora lunga: non è semplice insegnare il rispetto e la solidarietà a chi esterna certi comportamenti razzisti, perché la diversità è un dono e va celebrato. Non esistono colori di pelle, etnie, provenienze geografiche, credenze religiose, usi e costumi che debbano far sentire qualcuno a prescindere inferiore. La strada da percorrere è ancora impervia, ma occorre mantenere una posizione rigida in merito.

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