Quando si volge lo sguardo ai calciatori professionisti, non ci si sofferma molto sul percorso personale e sportivo intrapreso per arrivare ai vertici. Tifosi e addetti ai lavori, infatti osservano ed analizzano l’atleta compiuto: ne vedono, in sostanza, solo la punta dell’iceberg. Non si riflette sulle fatiche, le rinunce e, in alcuni casi estremi, le privazioni che rappresentano poi il vero segreto del successo.

Tra i calciatori di cui nell’ultimo periodo si è maggiormente parlato, rientra Leon Goretzka, centrocampista del Bayern Monaco, il cui background familiare ha senza dubbio contribuito a formare la sua personalità prima di tutto come uomo, poi come calciatore. In breve tempo è diventato un punto fermo della mediana della squadra bavarese: un risultato figlio dell’esperienza che ha caratterizzato i suoi primi anni di vita sportiva.

Goretzka, gli esordi tra Werner e Bochum
É molto probabile che la famiglia Goretzka avesse origini polacche e che gli antenati di Leon siano migrati dalla Polonia verso la Regione della Rhur, meta ambita nel XIX secolo quando il calcio veniva praticato a livello amatoriale e la Bundesliga sarebbe stata fondata oltre cento anni più tardi. Il capofamiglia Konrad (questo il nome del padre), si stabilì a Bochum e lì il piccolo Leon crebbe con la passione del pallone, facendo le prime esperienze nel Werner SV 06 Bochum.

All’età di soli sei anni entra a far parte del settore giovanile della squadra principale della sua città natale, il Vfl Bochum per poi debuttare in prima squadra ad agosto 2012 in Zweite Bundesliga ottenendo subito un riconoscimento molto importante: il premio al miglior giocatore Under-17. Quella fu per lui la stagione che gli aprì le porte di una carriera folgorante: lo Schalke 04 gli offrì un contratto di cinque anni ed una vetri che presto lo avrebbe portato ad essere un punto fermo del Bayern Monaco.