Il primo dei due turni di quarti di finale di andata della Champions League 2022/23 ha dato i primi verdetti. L’Inter di Inzaghi si è imposta per 0-2 sul campo del Benfica, con le reti di Barella e Lukaku, fornendo una prestazione super e ipotecando il passaggio del turno. Un’Inter che, a differenza del cammino in Serie A, dove ha perso ben 10 partite su 29, sta dimostrando di essere una squadra forte e solida nelle coppe, soprattutto in Europa.

Intervistato da Sky Sport, l’ex portiere nerazzurro Walter Zenga ha provato a dare una spiegazione di questa Inter double face: “È la magia dell’Europa. Io ci sono passato nel 1993/94, quando vincemmo la Coppa UEFA vincendo 9 partite su 12 e in campionato fummo disastrosi, perdendo 14 partite. In campionato pensi sempre di avere tempo per rimediare, non hai la stessa cattiveria che hai in Europa, dove giochi partite da dentro o fuori“.

Benfica-Inter 0-2, Zenga: “Correa è l’esempio dell’Inter a due facce”
Proseguendo, Zenga si è soffermato su Joaquin Correa, che secondo lui è l’emblema della differenza di rendimento tra campionato e coppa: “Correa è un giocatore con delle doti straordinarie, ma in campionato non dà l’impressione di essere impegnato in quello che fa. Contro il Benfica è entrato con un atteggiamento perfetto, concentrato e sul pezzo. Credo che questo discorso riguardi le motivazioni in più che una competizione europea ti dà“.

Andando avanti con l’intervista, ha aggiunto: “Non dobbiamo nasconderci. L‘Inter ha già perso 10 partite in campionato, sono veramente troppe, per la rosa che ha a disposizione e per tutto quello che riguarda il mondo Inter. In Champions sta facendo un percorso da Inter, ed è esattamente quello che è successo a me nel 93/94″.

Infine, si è soffermato su qualche singolo, in particolare Bastoni e Barella: “Bastoni è uno di quei difensori che ogni allenatore vorrebbe avere, è in grado di diventare un’ala col cross importante e il gol dell’ 1-0 lo dimostra. Barella ha finalmente fatto una partita da Barella, senza sbracciare e senza litigare con nessuno, anche se lo capisco, perché anch’io all’Inter mi arrabbiavo con chiunque e ci mettevo troppo l’anima senza rendermi conto che era un atteggiamento sbagliato“.