Con l’avvento del mese di marzo, ci avviciniamo sempre di più al rush finale della stagione odierna. Tante le sorprese fin qui nella nostra Serie A, cresciuta a dismisura soprattutto in virtù dei numerosi acquisti estivi e non solo. Ognuno con il proprio percorso, ciascuno con le rispettive dinamiche, chi di più e chi di meno è stato capace di mettersi in mostra a suon di buone, e perché no, cattive prestazioni. Due facce della medaglia insomma, una classifica divisa a meta che ha messo così in luce, la vera forza delle compagini italiane.
Un quadro double-face, una cornice abitudinaria mista allo spettacolo e alle tante emozioni. È un qualcosa che è mancato, in lungo e in largo, al Bologna, piazza di lustro del passato e del presente del nostro campionato. Un futuro con basi solide quello dei rossoblù, un progetto ambizioso che, almeno nei primi sviluppi di questa stagione, sembrava essersi perso nel nulla più totale. Un dispiacere divenuto oramai abitudinario in quel di Bologna, soprattutto per la stessa tifoseria, sempre presente a sostenere i propri beniamini, nonostante i periodi bui.

Un agonia quasi infinita per i felsinei costretti, a seguito di una serie di risultati negativi, a dover adottare un nuovo cambio in panchina già nel mese di settembre. A guidare il Bologna è arrivato Thiago Motta che, tra dubbi e qualche critica di troppo, ha accettato il compito senza grandi pretese. Tanto lavoro e tanta qualità per il tecnico italo-brasiliano che, nel giro di pochi mesi, è stato in grado di risollevare un ambiente in piena balia del destino. Una crescita continua e tanto altro per il Bologna di Motta, vera sorpresa di questa Serie A, non solo in campo ma anche fuori.

Bologna, risalita rapida: Motta e la legge del successo
Riparte da qui la stagione del Bologna, precisamente il 12 settembre del 2022, data nella quale mister Motta viene ufficializzato come nuovo allenatore della prima squadra. Una scommessa rischiosa certo, ma che al finale ha visto vincere, una volta per tutte, l’ambiente felsineo. È proprio tra le mura amiche che parte il cammino del tecnico italiano, nella partita contro l’Empoli. Non un esordio da ricordare per lo stesso allenatore che, uscito sconfitto contro i toscani, nelle tre giornate a seguire, si è reso protagonista di un record più che negativo.
Nessuna vittoria in quattro turni dal suo arrivo per Motta, già messo in discussione, dalla stessa tifoseria e società, per il lavoro svolto fino a quel momento. Poco male per l’ex giocatore del PSG, forte di una caparbietà fuori dal comune; una sorta di pass par-tout utile a rimettere in carreggiata quel Bologna che tanto ha deluso, nelle gare a seguire. Così è stato nella partita di Coppa Italia contro il Cagliari, prima vittoria di una lunga serie per Motta e compagnia.

A seguire sono quattro vittorie e una sola sconfitta subita, per altro, in terra nemica contro l’Inter. Una rinascita dalle ceneri, tanto per chiamare in causa qualche pezzo di storia che, in tal senso, ha visto il Bologna tornare a competere a quei livelli, a cui tanto ha abituato i suoi tifosi a ridosso degli anni 60′. Discorso medesimo anche al ritorno in campo nel nuovo anno, in cui, i felsinei hanno totalizzato ben cinque vittorie, quattro sconfitte e due pareggi; valide a loro volta, l’attuale settimo posto, a pari merito con la Juventus a quota 35 punti.

Bologna, i simboli della rinascita: da Orsolini a Posch
Una presa di coscienza non solo mentale ma anche tecnico-tattica per il Bologna di Motta. Un identità ritrovata contornata da tante piacevoli conoscenze, una su tutte quella di Stefan Posch. Arrivato in estate dall’Hoffenheim, il centrale austriaco è stato capace di mettersi in mostra nell’innovativo 4-2-3-1 di mister Motta. In coppia con Lucumi, Posch ha e continua a brillare, non solo per le sue ottime doti difensive, ma anche per il suo notevole fiuto del gol. Quattro reti in 18 gare per lui, a riprova della sua importanza nella cinta arretrata rossoblù e non solo.
Parlando di jolly e di vere rinascite, a fare a capo di questa descrizione è proprio Riccardo Orsolini, tornato ai suoi massimi livelli, dopo qualche stagione sottotono. È il nazionale italiano, il vero asso di Motta, sia tatticamente che in termini di numeri. Spostato come ala destra alle spalle della prima punta, l’ex Atalanta ha così guadagnato maggiore libertà nei movimenti con e senza palla, oltre ad una responsabilità sempre più grande. Un bottino da sette reti in 22 gare per Orsolini, pronto a far sognare tutta la piazza emiliana, e più in là, pensare anche ad un futuro prossimo in maglia azzurra.

Sono solamente due dei tanti emblemi di questo nuovo Bologna, rinvigorito e rinato dal vero simbolo di questa crescita, mister Motta. Un raggio di luce nel buio più totale, una figura di spicco per tornare perlomeno a competere, per grandi obiettivi. Un calcio offensivo e propositivo quello adottato dal tecnico italiano, aggrappatosi spesso alle giocate dei singoli e sulle palle inattive. Tanti sprazzi di crescita dunque in casa Bologna, sempre più proiettata verso l’Europa che conta, anche grazie al suo nuovo allenatore.