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Continua, incessante, l’attività pugilistica nel territorio nazionale italiano. La nota manager Rosanna Conti Cavini, con il supporto della società Pugilistica Grossetana “Umberto Cavini“, e la partecipazione del Comune di Manciano, allestiranno il ring nel Comune toscano in provincia di Grosseto una importante riunione di questo 2022. Il main event della serata vedrà incrociare i guantoni tra il pugile fiorentino, campione italiano dei pesi massimi, Edoardo Giustini, delle manager Rosanna Conti Cavini e Monia Cavini e di, contro il maltese Brandon Borg, del maestro Dione Galea, per il match di boxe valevole per il Titolo europeo UBO dei pesi massimi.
Ottava edizione del Memorial Umberto Cavini
Inoltre, nella stessa manifestazione pugilistica, si svolgerà l’ottava edizione del “Memorial Umberto Cavini“, che vedrà pugili dilettanti, affrontarsi in un dual match interregionale, tra la Toscana e la Campania. Tra i dilettanti della Toscana saranno impegnati i pugili della a.s.d. “Pugilistica Grossetana Umberto Cavini“, allenati da un pugile d’eccezione quali Simone Giorgetti, attuale Campione del Mediterraneo IBF. La presentazione ufficiale del match verrà effettuata giorno 10 dicembre presso la sala conciliare del Comune di Marciano. L’atleta di boxe, che sarà impegnato nel match valevole per il Titolo europeo UBO, sfiderà il forte e roccioso pugile maltese Brandon Borg, si è raccontato ai microfoni di Footballnews24, di seguito le sue parole.
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Le parole di Edoardo Giustini
Quando è nato, dove è nato e dove abita attualmente? A che età si avvicina al mondo dello sport e perché ha deciso di praticare il pugilato?
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“Sono nato a Firenze nel 1989, dove risiedo. Ho cominciato sport facendo Capoeira, ero bambino e i miei compagni di classe praticavano questo sport Ho giocato anche a Calcio ma non era uno sport che mi attraeva tanto, per cui verso i 9 anni, visto che vivevo in un quartiere di Firenze un po’ agitato, io e mio cugino, con il quale mi tolgo 17 mesi, facevamo <<a botte>> . Passava da Sant’Eliano, quartiere nel quale abitavo, Gaetano Ardito un maestro di pugilato, campione italiano dilettanti e professionisti. Il maestro ha anche un figlio e un nipote Angelo che fa pugilato, quest’ultimo campione d’Italia e, incontrandomi per strada, in un momento alquanto agitato, mi disse <<invece di fare il bullo per la strada perché non vieni a provare in palestra da me?>>. Ho cominciato con lui a 9 anni e da lì ho coltivato la mia passione, anche se non sono stato costante, smettevo e ricominciavo, ho esordito da dilettante all’età di 15 anni ma ero discontinuo nella pratica. Personalmente il dilettantismo non mi piaceva tanto, giocavo a calcio storico fiorentino e non essendo due sport compatibili decisi di perseverare nella strada del pugilato. Il calcio fiorentino ti porta ad uscire la sera e fare tardi la notte; invece, il pugilato ha bisogno di una vita molto regolare e stabile. Per questo motivo, nel 2019, con Leonardo Turchi, attuale maestro, abbiamo deciso di passare al professionismo e così da quel momento non ho più smesso”
Qual è stata la motivazione che l’ha spinta a intraprendere la carriera del dilettantismo e in seguito quella del professionismo?
“Il dilettantismo non mi bastava, non mi stimolava. Il professionismo mi è sempre piaciuto ma non avevo nessuno che mi spingesse a fare questo salto. Chi è appassionato, e segue questo sport, sa che in Italia non ci sono soldi, quindi diventa difficile fare solo il professionista. In questo è stata molto brava la mia compagna, con la quale ho due bambini, che mi ha dato la forza, stimolandomi a passare al professionismo, E nel 2019 ho debuttato al Teatro Verdi di Firenze contro Milos Pavicevic, atleta con 12 match alle spalle, battendolo ai punti. Ciò ha comportato un cambio di vita, darsi delle regole, una sfida continua. Ne abbiamo parlato con il maestro Turchi, il quale mi ha prospettato che in due anni sarei diventato Campione d’Italia. Questo traguardo l’ho raggiunto da solo, con piccoli sponsor: negozianti, botteghini e il trasportatore. Per realizzare il match contro D’Adamo occorrevano sette mila euro, per il Palazzetto mi è venuto incontro il Comune di Firenze, anche se all’ultimo, a causa del Covid, abbiamo dovuto cambiare la location con la palestra ‘Giovanni Nepi ‘alla Montagnola di Firenze, dove attualmente mi alleno. Questo certamente non è stato bello; disputare un titolo italiano in una palestra non è il massimo, anche se alla fine hanno partecipato all’evento tante persone ed è stata una giornata memorabile nella quale ho battuto D’Adamo per KO alla sesta ripresa”
Come mai ha deciso di affrontare Borg in una categoria che non le appartiene?
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“Io sono un peso massimo leggero naturale e combatto da super massimo perché ha molti vantaggi in Italia. In quanto tecnicamente gli atleti di questa categoria sono molto lenti e poco agili, a differenza mia che riesco ad anticipare, mettere il colpo e subito rientrare. Ho difeso il 7 settembre il Titolo Italiano contro Massimo Notari, vincendo per decisione unanime e adesso mi trovo alle porte del titolo Europeo. La prima volta che ho fatto il Titolo Italiano è stato il 13 marzo 2021 contro D’Adamo, era vacante e l’abbiamo disputato a Cascino, dominando tutte le difese fino al settimo round; finché ho preso un colpo alla nuca che mi ha fatto andare al tappeto e, dopo essermi rialzato, ho finito la ripresa, attaccando fino a 17 secondi prima dell’ottava, dove poi ho preso un diretto nel mento e, pur non andando a terra, l’arbitro ha stoppato il match. In quell’occasione ci sono rimasto davvero male. Ho accettato la sconfitta e il 9 aprile del 2022, sempre contro D’Adamo che era campione, ho portato il titolo a Firenze vincendo. Ho dovuto fare tre match prima di quell’occasione, vinti tutti e tre, per poi disputare il titolo Italiano contro di lui. Abbiamo fatto l’asta ufficiale con la mia procuratrice Rosanna Conti Cavini, portando il match a Firenze”
Il Palmares da professionista
“Ho vinto nella categoria pesi massimi il trofeo delle cinture WBC nel 2019 a Roma al Pala Santoro, all’EUR palazzetto delle Fiamme Oro; in seguito il titolo italiano l’anno scorso con Ivan D’Adamo, che era il campione, difendendolo in seguito il 7 settembre scorso contro Massimo Notari. Quindi due volte Campione d’Italia e campione del Trofeo delle cinture”
Come prima ha riferito, lei ha famiglia con la compagna e due bei bambini, ma l’allenamento le occupa parecchio tempo durante la giornata, come concilia il lavoro in palestra e la vita familiare e sociale?
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“Normalmente articolo nel seguente modo la mia giornata. Quando sono lontano dalla preparazione mi alleno una volta al giorno il pomeriggio, lavorando 60 ore la settimana. Sono un macellaio al mercato di Sant’Ambrogio, tra l’altro proprio la Macelleria Valdarno Carni è uno dei miei sponsor, i cui titolari sono carini con me, in quanto, quando entro in fase di preparazione dei match mi permettono un orario ridotto di 40 ore. In prossimità del match la mia giornata cambia articolazione: lunedì mi alleno di pomeriggio, martedì mi alleno di mattina alle 6 con il preparatore e vado a lavoro, finendo alle 15 di lavorare, torno a casa, mi cambio, faccio corsa e vado in palestra. I bambini a quell’ora sono a scuola e li va a prendere la mia compagna. Tornato a casa va a lavoro lei, mentre io sto con i bambini. Così preparo la cena, preparo anche la colazione per la mattina dopo, poi torna la mia compagna che trova i bambini che già dormono. Questa è la mia routine, ho un giorno libero a settimana normalmente la domenica in quanto lavoro da lunedì al sabato”

Che rapporto deve avere secondo lei un pugile con il proprio allenatore? Mi parli del suo maestro e il contributo che questi ha apportato alla sua crescita da professionista. È stata una figura rilevante per la sua carriera agonistica?
“Senz’altro il pugile deve avere con il suo Maestro un rapporto familiare, per me è come un padre. Il contributo dato è esponenziale, mi segue, mi propone minimi dettagli, cerchiamo sempre di collaborare senza fare cose di testa mia, parliamo sempre. Per me è più di un maestro, mi confido in tutto con lui, è un genitore, anche se talvolta qualcosa al genitore non la racconti, a lui partecipi tutto. Figura paterna ma anche un amico. Basti pensare che quest’estate non è andato in ferie, per motivi suoi familiari è rimasto a Firenze e, dovendo trascorrere io l’estate a Cecina, faceva quattro volte la settimana avanti e indietro da Firenze, in vista della preparazione per il match che dovevo disputare il 7 settembre, difendendo il titolo Italiano a Piombino. Mi allenavo con lui sulla spiaggio o facevo guanti in palestra, e poi tornava a casa a Firenze”
Cosa consiglierebbe ad un giovane che decide di avvicinarsi al mondo del pugilato?
“Consiglierei di buttarsi a capofitto e di credere nel dilettantismo, perché, se si crede nel dilettantismo e si riesce ad avere ottimi risultati, certamente la strada sarà più spianata rispetto alla mia e potrebbe ambire a procuratori che investano su di lui. Ulteriormente, facendo un po’ di esperienza in nazionale, quella che manca a me, fare tornei in giro per il mondo, quando si passa a professionista avrebbe un bagaglio tecnico, di esperienze importanti. Io sono cresciuto adesso nel professionismo, perché gli incontri da me disputati sono stati tutti interregionali e non ho mai combattuto all’Estero.
La tenacia mostrata nella vita ha giocato un ruolo decisivo per la sua carriera?
Anche se da una parte mi manca questo bagaglio di esperienze nel dilettantismo ed estere, ho un carattere ben formato perché sono cresciuto per strada, ho fatto calcio fiorentino, come anche mio padre, cresciuto in un quartiere particolare, carattere tosto perché la vita mi ha portato ad avere delle grosse batoste che mi hanno duramente formato. Ma sono consapevole che, per fortuna, non tutti vivono le mie esperienze pertanto consiglio di dedicare tanto impegno al periodo del dilettantismo.
Qual è stato, secondo lei, un episodio che crescendo l’ha fatta riflettere?
Vorrei raccontare a tal proposito una vicenda. Il mio vecchio maestro, Jacopo Giunti, fece partecipare i suoi pugili al Guanto d’oro. Io andai come riserva, non dovevo entrarci con il numero esiguo di match alle spalle, 4/5 vittorie di fila. Il destino volle che qualcuno si ritirò e mi chiamarono, arrivai al Guanto d’oro giungendo in semifinale a Gallipoli in Puglia contro Spinelli. Quando finì il match, a parere di tutti perso ingiustamente, avevo dato tutto me stesso, il maestro vedendomi contento festeggiare ugualmente al ristorante mangiando e bevendo, mi riprese dicendomi che non ero consapevole di ciò che avevo buttato via quel giorno e che dovevo essere risentito, perché mi è stata presa ingiustamente la vittoria. Per cui avrei dovuto dal giorno dopo intensificare l’allenamento per la rabbia. In quell’occasione non compresi il suo rimprovero, adesso, a distanza di anni capii che se avessi vinto il Guanto d’oro o se successivamente mi fossi impegnato, sarei entrato di diritto in Nazionale, facendo esperienza, prendevo i soldi e non avrei fatto la levataccia come ora per andare a lavorare e mantenermi”
A ridosso del match, che dovrà affrontare giorno 11 Dicembre, racconti le sue emozioni, quello che si aspetta da questo match, cosa si aspetta da sé stesso?
“Mi aspetto una battaglia e da me stesso una grandissima prestazione: per me, per il mio maestro e per la mia famiglia che con me si sacrifica, giorno per giorno, ad andare avanti. La spinta a dare tutto me stesso è il frutto di una promessa fatta alla mia nonna Vanna, grande donna, che non c’è più da gennaio 2020, alla quale, in punto di morte, promisi che le avrei portato la cintura del Titolo d’Italia e anche qualcosa in più come il titolo europeo. Darò tutto me stesso per onorare questa promessa. Da bambino, come detto prima, ero una testa calda ma adesso mi sono messo la testa a posto per la mia famiglia e per dare il giusto esempio ai miei figli e onorare la mia compagna. Naturalmente mi aspetto una battaglia giorno 11, perché il mio avversario Brandon Borg è un osso duro, non è un match scontato ma sono pronto a qualsiasi tipo di match e vado lì per vincere!”