Brasile-Serbia 2-0: Neymar spegne i fari del Sambodromo in Qatar, Richarlison ripaga Tite

Il Brasile supera agilmente la Serbia per 2-0: Neymar desta preoccupazione e spegne un faro del Sambodromo erto in Qatar, Richarlison ripaga la fiducia di Tite

Nicola Liberti
5 Minuti di lettura

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Buona, buonissima, la prima per il Brasile del CT Tite. Giunti all’esordio dinanzi alla rocciosa Serbia di Dragan Stojkovic, la selezione verdeoro dapprima studia, poi incanta. La partita più insidiosa del girone, quantomeno sulla carta, finisce senza complicazione alcuna in archivio, e con essa tre punti ampiamente meritati per quanto espresso in campo dalle due formazioni. Selecao magistralmente guidata dal pilota Tite, imperturbabile e risoluto al comando, con il cambio dell’auto verdeoro saldo tra le mani.

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Qatar 2022, Tite pilota verdeoro: Brasile a valanga sulla Serbia

Qatar 2022, Brasile Paquetà
Qatar 2022, Brasile Paquetà

Rimosso il freno di stazionamento, al fischio d’inizio la gara vegeta tra attacchi tiepidi, iniziative vacue e difese sufficientemente attente da rispedire al mittente le scarse pericolosità create dagli avversari. Un Brasile in prima marcia è sufficiente a domare la Serbia nel primo tempo, regalando solo brevi scorci di lampi tecnici a parte dei propri protagonisti. Casemiro con un lancio illuminante a tagliare le linee avversarie pesca un Neymar disattento in quel frangente, così come replica Thiago Silva pochi istanti dopo sortendo di fatto il medesimo effetto nullo in termini di gol. Col trascorrere dei minuti il ritmo scandito da un Paquetà nel ruolo di precisa e fantasiosa congiunzione tra centrocampo ed attacco cresce. Tite con l’inizio del secondo tempo scala marce e zolle di campo, cambiando irrimediabilmente la partita.

Brasile, dinamismo e mutevolezza: torna lo Joga Bonito

Qatar 2022, Brasile Richarlison
Qatar 2022, Brasile Richarlison

L’attacco a quattro è persistente, dapprima composto dal tridente più due mezzi d’inventiva quali Neymar e Paquetà, poi il Brasile dilaga in mezzi di campo, tecnica e giocatori offensivi prelevando i precedenti protagonisti offensivi per concedere spazio ad Antony, Gabriel Jesus, Rodrygo e Martinelli. Le bocche di fuoco, nonché di gioco, della Selecao assediano con sferzate di stampo verdeoro e marchio di calcio d’alta scuola. Dapprima la Serbia osa sfidare faccia a faccia, peccando di sfrontatezza, il Brasile, poi comprende l’errore antitetico con la storia di questo sport e si rifugia nelle barricate a difendere l’area di MilinkovicSavic. Area murata dalle Aquile Bianche con scarsi risultati: i brasiliani spuntano dalle pareti tinte del rosso delle maglie serbe. Tracotanza fisica, atletica nonché tecnica quella posta in campo da un Brasile a valanga, assediante nei proprio attacchi. Nei contropiedi è bruciante, nelle azioni sapientemente costruite è puro Joga Bonito, di memoria dei primi anni 2000, diluito nella concretezza che gli veniva richiesta: Tite la impone come filosofia, spettacolo dalle giocate d’alta scuola, purché volte al conseguimento dell’obiettivo più importante, quello comune, il gol, la vittoria.

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Il Brasile si prende la vittoria per 2 reti a 0, con un risultato che gli va persino stretto. Richarlison risulta assente in fase di manovra, non essendo mai pescato nelle trame offensive dei suoi, salvo però trovare la doppietta decisiva. Il ruolo di stoccatore gli si addice, quantomeno in questa prima uscita, valido per squadra e sé stesso al fine di allontanare per una notte gli occhi vigili su colui che ha escluso Firmino dalla rassegna iridata. Tite pare imporlo in convocati e formazioni, conferendogli l’alta carica di uomo di fiducia, venendo così ripagato dalle reti cruciali e dalla girata da copertina. Il Brasile, in conclusione, è la squadra più dominante di questo breve scorcio di Mondiale, il Brasile è sin qui la miglior nazionale vista nella suggestiva vetrina planetaria.

Brasile, tornano le tenebre su Neymar: O’ Ney stoppa la festa

Qatar 2022, Brasile Neymar
Qatar 2022, Brasile Neymar

L’unica nota stonata nella serata d’assolo del Brasile è quella data da Neymar Jr. La stella assoluta della selezione verdeoro brilla a sprazzi, alternando giocate d’alta scuola al sacrificio nel ruolo cucitogli appositamente da Tite per conferirgli licenza d’inventiva dalla trequarti in su, non rinunciando però ad una fase di prima interdizione quando gli avversari impostano la manovra. Rimasto a terra dopo l’ennesimo duro contrasto di serata, O’ Ney stoppa per un istante ritmo brazileiro e cuore degli appassionati. Uscito claudicante dal terreno di gioco, l’immagine della caviglia destra gonfia ed indolenzita desta più di qualche preoccupazione. Nella cornice del Lusail Iconic Stadium divenuto Sambodromo illuminato dai fari offensivi verdeoro, uno si spegne e lascia spazio al giungere delle tenebre, una volta ancora, nuovamente al Mondiale.

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