Brilla il Giappone, Suzuki l’ultimo della lista: dal Sint-Truiden al Project DNA

Una crescita senza sosta quella che sta facendo registrare il Giappone nel mondo del calcio, con Zion Suzuki che è solo l'ultimo della lista di giocatori in rampa di lancio o affermati: dal Sint-Truiden al Project DNA, ecco i segreti dei nipponici

Lorenzo Zucchiatti A cura di Lorenzo Zucchiatti
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Un continente ancora ricco di misteri l’Asia per noi europei, pieno di storia e con radici forti, che spesso non hanno permesso il mescolamento con la nostra cultura. Qualcosa però sta cambiando nel calcio, e a dimostrarcelo è un Giappone che brilla di luce propria. A darci l’occasione di affrontare questo tema è l’acquisto da parte del Parma, per 7,5 milioni più bonus, del portiere Zion Suzuki, classe 2002 dall’ottimo avvenire.

Ma c’è di più, perché all’occhio degli appassionati più attenti non sarà sfuggita la quantità di giocatori nipponici che si stanno affermando in Europa, per di più in squadre di primo livello. Per nulla una casualità, posto che tali risultati sono frutto di un lavoro certosino e sapiente da parte del Giappone per far fare un balzo in avanti al proprio sistema calcio, che affonda le sue radici nel Project DNA.

Tomiyasu, Kamada e non solo: il Sint-Truiden comun denominatore

Dando un rapido e superficiale sguardo alla rosa attuale del Giappone si notano giocatori forti e non più impegnati in patria, bensì nel nostro continente. Il quartetto di difesa titolare vede Ito, appena approdato al Bayern Monaco, insieme a Ikatura del Borussia Monchengladbach, con Tomiyasu dell’Arsenal e il neo acquisto del Southampton Sugawara come terzini.

Tomiyasu con la maglia dell'Arsenal
Tomiyasu con la maglia dell’Arsenal

A centrocampo gestisce la situazione il capitano Endo, mediano del Liverpool, affiancato da Morita dello Sporting Lisbona e l’ex Lazio Kamada, ora al Crystal Palace (oltre ad Hatate del Celtic e Tanaka del Fortuna Dusseldorf). L’imbarazzo della scelta è sulle ali: Minamino del Monaco, Mitoma del Brighton, Kubo della Real Sociedad, Doan del Friburgo, Maeda del Celtic e Nakamura del Reims. Punta centrale Ueda del Feyenoord.

Una Nazionale di tutto rispetto, e per molti di questi calciatori il minimo comun denominatore è il Sint-Truiden. Strano a dirsi, trattandosi di una squadra che milita nella Pro League del Belgio, ma il motivo è presto detto: dal 2017 la proprietà del club è della DMM.com, una società con sede in Giappone di e-commerce e video on demand. Un filo conduttore che sta facendo le fortune dello stato nipponico.

Proprio dal tale club il Bologna ha pescato Tomiyasu, lo Stoccarda ha comprato Endo prima di venderlo a 20 milioni al Liverpool, mentre l’Eintracht Francoforte vi ha pescato Kamada. Percorso inverso per veterani come l’ex Dortmund e United Kagawa o uno degli eroi di Leicester Okazaki, che vi sono passati in età avanzata. L’ultimo gioiellino del Sint-Truiden è appunto Suzuki, pronto a fare le fortune del Parma.

Suzuki con la maglia del Giappone
Suzuki con la magli del Giappone

Suzuki gira mondo: da USA e Giappone alla Serie A

Un storia sicuramente particolare quella del nuovo portiere dei crociati, a partire dal suo passaporto: nato negli USA, più precisamente a Newark nel New Jersey, da madre nipponica e padre ghanese, è cresciuto con la famiglia proprio nello stato del Sol Levante, e sono gli Urawa Reds a metterlo in mostra. Da lì la chiamata del Sint-Truiden, dove dopo una sola stagione si è già guadagnato la chiamata importante.

Gioventù si, visto che parliamo di un classe 2002, ma trattasi si un Suzuki giramondo fin dalla tenera età, che non dovrebbe dunque avere problemi di adattamento in una nuova realtà come Parma. 7,5 milioni più 2,5 di bonus, con anche un 10% sulla futura rivendita, son un investimento importante, per un portiere pronto a prendersi la scena in Serie A.

Giappone in crescita: merito del Project DNA

Finora abbiamo visto i singoli giocatori che compongono una nazionale estremamente interessante per le competizioni future, ma cosa c’è dietro questo Giappone in crescita? Il rigore e la disciplina del popolo nipponico hanno portato alla creazione del Project DNA, un vero e proprio programma ufficializzato dalla Federazione nel 1992, con l’obbiettivo di portare il paese alla vittoria del Mondiale entro il 2092 (cent’anni dopo).

Esultanza Giappone
Esultanza Giappone

Il nome parla chiaro: “Developing Natural Abilities” (DNA). La voglia è quella di migliorare le capacità dei giocatori e soprattutto dei membri dello staff, ampliando le strutture, i programma educativi dei ragazzi, e mandandoli in Europa a studiare le tecniche di allenamento e la mentalità che si applica al calcio. Non siamo neanche a metà del corso del progetto, e i risultati sono già visibili.

Oltre ai già citati calciatori, il Giappone ha ottenuto la sua prima storica qualificazione al Mondiale del 1998, e poco importa se il risultato sono state 3 sconfitte su 3 nel girone. Da lì la nazionale ha partecipato a tutte le fasi finali successive, senza mai mancare e migliorando (out al primo turno nel 2006 e nel 2014, agli ottavi nel 2002, 2010, 2018 e 2022). Il 2026 è nel mirino; attenti ai nipponici.

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