18 anni dopo la magica nottata al Mondiale del 2006, l’Olympiastadion di Berlino si è trasformato nel teatro della disfatta dell’Italia. Una serata troppo brutta per essere vera che riporta agli occhi le delusioni delle recenti mancate qualificazioni alle ultime due edizioni dei Mondiali. Quella di oggi è stata, se possibile, ancora peggiore rispetto a quelle sfide contro Svezia e Macedonia e ha denominato una totale confusione e mancanza di idee al cospetto di una formazione organizzata ma tutt’altro che irresistibile come la Svizzera.
La formazione di Spalletti è stata totalmente annichilita da, rimediando quella che si può tranquillamente definire una figuraccia per come è maturata. Fin dall’inizio del match, gli Azzurri sono sembrati in costante balia degli avversari, non trovando alcuna soluzione al continuo pressing svizzero, che ha mandato totalmente in tilt l’Italia, incapace di reagire alle difficoltà. La Nazionale, oltre ad una mancanza di qualità nella gestione del pallone, è apparsa quasi priva dell’adeguata condizione fisica, manifestata dal costante arrivo in ritardo sulle seconde palle.
A lasciar ancora di più a bocca aperta è stato l’approccio avuto nel secondo tempo, con gol subito dopo poco più di 30 secondi, e la conseguente mancanza di reazione di fronte alla situazione. Donnarumma e qualche sporadica accelerazione di Chiesa a parte, è mancato anche l’orgoglio di chi era campione in carica di questa competizione. Appare altrettanto chiaro che i mali che hanno portato l’Italia a precipitare non siano però da identificare solamente in questa sfida, ma che vadano ricercati in tutto il cammino ad EURO 2024.
Cosa non ha funzionato
Sarebbe banale e quasi scontato dire che non abbia funzionato nulla, anche se rispecchierebbe perfettamente quello che è stato il percorso continentale. E se è vero che sono i giocatori, la loro qualità e personalità ad andare in campo, non si può non parlare di quelle che siano state le scelte di Spalletti. Il CT non può essere infatti esente da colpe, a partire da quella che è stata la scelta del modulo a dispetto delle convocazioni.
Un’Italia che per giocatori a disposizione, infortunio di Acerbi a parte, e per caratteristiche individuali, sembrava essere costruita per schierarsi a tre, come gran parte degli interpreti sono abituati ad essere utilizzati nei rispettivi club. L’abbondanza di difensori chiamati da Spalletti lasciava intendere questa scelta tattica, scontratasi poi con la realtà vista in queste due settimane di Europeo, in cui, con tutta probabilità, profili come Bastoni, ma anche lo stesso Buongiorno, mai utilizzato, non sono stati valorizzati al massimo delle loro potenzialità.
Particolare attenzione va poi spostata anche su un dato che deve far riflettere, che riguarda gli zero gol realizzati dei centravanti in ben quattro partite disputate. Scamacca e Retegui avrebbero potuto fornire maggior contributo alla causa azzurra, ma la mancanza di gioco non ha mai permesso di metterli veramente in condizione di essere decisivi. Proprio il contesto è sembrato essere il vero problema di questa Italia, con giocatori che hanno senza ombra di dubbio le loro colpe, ma con Spalletti non ha trovato il giusto incastro per permettergli di rendere secondo le loro qualità.
Spalletti merita ancora fiducia?
“Questa cosa la devo dire, anche se può sembrare cercare gli alibi: prima di questa competizione gli altri allenatori hanno avuto 20-30 partite, io ne ho avute dieci e avevamo già il fucile puntato dicendo che dovevo vincere. Ho bisogno di più conoscenza diretta per prendere il meglio”. In conferenza stampa il Commissario Tecnico ha difeso il proprio operato, senza lasciar intendere possibili dimissioni, ma palesando la necessità di avere più tempo a disposizione per poter arrivare a risultati importi. Ma Spalletti merita ancora fiducia?
Questa è forse la domanda che più attanaglia tutti i tifosi della Nazionale in queste ore, che speravano, forse, con lui in panchina di rivedere il suo Napoli da scudetto ammirato due stagioni fa. Le decisioni spetterà ovviamente alla federazione, che dovrà fare le proprie considerazioni una volta che il presidente Gravina avrà parlato con lo stesso CT. L’ex allenatore del Napoli ha un contratto fino al 2026, anno del prossimo Mondiale, con l’Italia che ha la necessità di prenderne parte dopo le ultime due eliminazioni in fase di qualificazione. Con Spalletti o meno questo resta tutto da decidere.