💪 Napoli a due facce, luci e ombre del 2023/24: De Laurentiis tra errori e riscatto

Dopo le luci di un'entusiasmante vittoria dello scudetto, le ombre di un'annata da dimenticare tanto in campo quanto fuori per il Napoli: un 2023/24 che ha messo in luce i tanti errori commessi da De Laurentiis e non, ma all'orizzonte c'è voglia di riscatto

Lorenzo Zucchiatti
16 Min Read

La ruota gira, nel calcio come nella vita, ad una velocità estremamente elevata, ponendoci di fronte all’obbligo di saper incassare i colpi bassi che a volte il destino riserva e di assaporare ogni momento bello, consapevoli che le cose potrebbero cambiare nel giro di poco tempo. Se tale assunto è vero, il Napoli ne è l’esempio più emblematico; una squadra che, nell’ultimo anno e mezzo, ha fatto vivere un’altalena di emozioni alla propria gente.

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Un 2023/24 a due facce, capace di mandare in estasi il popolo partenopeo, con la vittoria di uno scudetto atteso in terra campana da troppo tempo, e poi affossarlo con una stagione corrente che, tra errori di De Laurentiis a più riprese, tensioni interne che hanno visto coinvolti più di un giocatore, e risultati a dir poco scadenti, rischia di andare oltre la semplice “annata negativa”. Luci e ombre di un club che, conscio di aver sbagliato tanto, punta al riscatto per tornare ai fasti vissuti fino a poco tempo fa.

Spalletti re di Napoli: scudetto 33 anni dopo

E partiamo proprio dall’apoteosi che Napoli ha vissuto nelle scorsa stagione, in una cavalcata trionfale rara per supremazia totale dimostrata. Protagonista di tale opera d’arte un Luciano Spalletti che, dopo una carriera costellata di intuizioni, progetti interessanti ed ottimi risultati, ha finalmente coronato il suo sogno di alzare al cielo il titolo nazionale italiano. Un traguardo meritato per chi era stato sempre etichettato come un allenatore poco vincente.

Luciano Spalletti
Luciano Spalletti @LPS

Dopo la prima stagione “interlocutoria”, chiusa al 3° posto dietro a Milan e Inter, il 2022/23 ha visto il Napoli chiudere a 90 punti a +16 sulla Lazio 2ª, dimostrando costanza nei risultati e, soprattutto, un’idea di calcio che raramente si era vista in Italia. L’unico rimpianto quel quarto di finale di Champions League perso contro il Milan, ma De Laurentiis si è potuto decisamente ritenere soddisfatto.

Ben 33 anni dall’ultimo scudetto, da quando l’allora San Paolo si riempiva per ammirare le gesta di Maradona e compagni, e va da se dunque che un uomo come Spalletti si è preso di diritto un posto tra gli indimenticabili della storia del Napoli. Si sa però che, passata la sbornia di un successo di tale portata, su tale exploit va costruito un progetto a lungo termine, cosa che De Laurentiis non sembra essere riuscito a fare, almeno per quanto riguarda la stagione 2023/24.

Addio Spalletti: voglia di riposo o rapporto incrinato con De Laurentiis?

L’inizio del declino può essere individuato negli ultimi giorni di maggio del 2023 quando, dopo la grande festa per lo scudetto, De Laurentiis annuncia l’addio di Spalletti, parlando a “Che tempo che fa” di un uomo libero, che aveva dato tutto per Napoli e che desiderava un anno sabbatico, alla cui richiesta il presidente non si sarebbe opposto. Versione confermata dall’attuale tecnico della Nazionale, desideroso, a suo dire, di riposarsi e di passare più tempo con la figlia Matilde.

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Ma stanno davvero così le cose? Avere a che fare con De Laurentiis può non essere l’avventura meno stressante della propria vita, soprattutto a lungo termine, e lo stesso giornalista Marco Azzi de La Repubblica parlava di attriti tra i due che avevano incrinato il rapporto in essere già prima della vittoria dello scudetto.

De Laurentiis e Spalletti
De Laurentiis e Spalletti @Twitter

“Dopo il successo, perdere Spalletti è stato l’errore più grave commesso dal Napoli. Se ne andato con stile per non rovinare i festeggiamenti, ma non aveva alcuna voglia di prendersi un anno sabbatico e sarebbe rimasto volentieri a difendere il titolo. Ma il suo rapporto con De Laurentiis si era logorato irreparabilmente. Durante l’inedita sosta per i Mondiali in Qatar, con il Napoli primo a +8 e qualificato agli ottavi di Champions, l’argomento futuro fu congelato, e la Pec per il rinnovo unilaterale della società convinse Spalletti a dare le dimissioni”.

Una notizia shoccante per tutto l’ambiente, ancora intento a portare in trionfo i propri beniamini. Ma come abbiamo detto prima, la ruota gira in fretta, e le cose possono cambiare in un battito di ciglia. Tutto sta nell’assorbire tali scossoni e reagire di conseguenza, ma le mosse di De Laurentiis da lì in avanti si riveleranno fatali, a cominciare dalla scelta per il post Spalletti e dalla questione Giuntoli.

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Dallo “juventino” Giuntoli a Rudi Garcia

E proprio quest’ultima risulta essere una situazione grottesca che ha inevitabilmente fatto male al Napoli. Alcune dichiarazioni rilasciate da De Laurentiis ad inizio febbraio del 2024 lasciano perplessi: Giuntoli è cresciuto con me per otto anni nascondendomi che fosse uno juventino sfegatato. Se lo avessi saputo non lo avrei trattenuto. Gli voglio bene ma certe cose non le tollerò”. Al di là delle veridicità di questo assunto e della possibilità che abbia intaccato la sua professionalità, ciò che aggiunge dopo è ancora più significativo.

Giuntoli è stato un separato in casa da novembre, mi intimava di voler andare alla Juventus. Se me lo dici così io ti faccio restare per un altro anno. Poi mi son detto che per 4 milioni di euro buttati nel cesso non valeva la pena farsi un ulteriore danno. Vuoi andare alla Juve? Vacci”. Trattenere il Ds, colui che deve costruire la rosa, nel mese estivo contro la sua volontà e per ripicca avrà fatto bene al Napoli? Qualche dubbio è legittimo.

Cristiano Giuntoli, Juventus
Cristiano Giuntoli, Juventus @Twitter

Anche la scelta del nuovo allenatore, operata dallo stesso De Laurentiis in autonomia stilando una lista kilometrica di candidati, si è rivelata un fallimento totale. Un Rudi Garcia scelto per la sua attitudine al 4-3-3 ma rivelatosi inadatto sotto tanti punti di vista. Tattico anzitutto, posto che le sue idee sembravano più datate che mai, e caratteriale in secundis, con il francese reduce dall’esperienza neanche troppo felice in Arabia con l’Al Nassr.

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La sua caratura non da Napoli non gli ha permesso di guadagnarsi il rispetto di uno spogliatoio reduce da un trionfo importante, con tanti giocatori che hanno dimostrato di mollare molto presto ed un Rudi Garcia in balia degli eventi tanto nelle scelte di campo quanto nelle dichiarazioni post partita. L’esonero a metà novembre è stata la naturale conseguenza, ma non tutte le colpe sono da ricondurre a lui, posto che il mercato di De Laurentiis è stato a dir poco scadente.

Calciomercato flop: da Lindstrom e Natan fino a gennaio

Una squadra appena laureatasi campione d’Italia e giunta fino ai quarti di Champions League doveva aspirare ad una campagna acquisti di un certo livello, tanto per il prestigio accumulato quanto per le risorse economiche incassate. Il flop sul calciomercato ha invece caratterizzato questo 2023/24, a cominciare da cessioni importanti come quelle di Kim e Lozano, a cui si aggiunge Elmas a gennaio.

Vendere è lecito, reinvestire bene è la challenge più importante, visto che dagli addi erano arrivati 65 milioni più 24 dal centrocampista macedone a gennaio. I nuovi volti dell’estate si sono rivelati elementi non all’altezza: Natan (10 milioni) mostra un timido potenziale, ma il suo essere profondamente acerbo lo ha reso un post Kim inadatto, tant’è che il Napoli valuta il prestito a fine anno; Lindstrom, dopo 30 milioni spesi e 0 tra gol e assist in 26 gare, si candida a uno dei peggiori acquisti del calciomercato italiano e non.

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Lindstrom, Napoli
Lindstrom, Napoli @Twitter

Le cose non sembrano essere migliorate troppo a gennaio: in un centrocampo già in difficoltà, con il mancato arrivo del talentuoso Gabri Veiga in estate, un Cajuste buono come gregario, Zielinski separato in casa e promesso sposo dell’Inter e l’addio di Elmas, il prestito di Gaetano al Cagliari, dove sta facendo molto bene, è parso quantomeno affrettato. A maggior ragione considerando l’arrivo privo di senso di Dendoncker (21′ in 3 presenze) e quello un po’ più utile di Traorè, il cui riscatto è però fissato a ben 25 milioni.

Il primo non verrà utilizzato più, per il secondo si cercherà uno sconto a fine stagione. Il tutto è stato completato da un Mazzocchi che non sembra avere chissà che doti in più di Zanoli da vice Di Lorenzo e un Ngonge promettente ma subito con più di un problema fisico. A dimenticavamo, l’estate scorsa De Laurentiis ha dovuto sborsare altri 38 milioni per gli obblighi di riscatto di Raspadori e Simeone, giocatori validi ma spenti all’ombra di Osimhen.

Lobotka, Kvaratskhelia e non solo: top solo con Spalletti?

Se il mercato non ha di certo dato una mano, gli stessi giocatori più rappresentativi si sono notevolmente ridimensionati. Va da se che il dubbio ora è lecito: trattasi di grandi calciatori o erano top solo grazie a Spalletti? Sarà il tempo a dirlo, ma sono tanti gli elementi del Napoli che quest’anno sono risultati sotto tono.

Pensiamo a Lobotka, tornato in versione Normal One dopo una stagione in cui sembrava lo Xavi del Barcellona di Guardiola, tanto che proprio l’attuale tecnico dei blaugrana aveva speso parole al miele per il centrocampista slovacco prima del ritorno di Champions League. Stesso discorso vale per i Di Lorenzo o gli Anguissa, elementi che sotto la guida di Spalletti letteralmente volavano.

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Osimhen e Kvaratskhelia, Napoli
Osimhen e Kvaratskhelia, Napoli @Twitter

E poi c’è Kvaratskhelia, passato dal soprannome “Kvaradona” ad una versione nervosa, indolente e meno incisiva dell’anno scorso, quando quest’uragano giunto dalla Georgia aveva incantato anche Anfield in Champions. Il talento non si discute e a tratti lo ha mostrato anche in questi ultimi mesi, ma starà a lui riscattarsi nella prossima stagione, da affrontare senza il partner in crime Osimhen, pronto ad essere venduto da De Laurentiis a peso d’oro.

Screzi e malumori: i casi Zielinski e Osimhen

Esempi lampanti del cambio di atmosfera e di una gestione superficiale delle cose sono stati i casi Zielinski e Osimhen, due colonne portanti della squadra destinate a lasciare Napoli alla fine della stagione. Il rifiuto in estate dell’Arabia sembrava il preludio al proseguo della storia d’amore tra i partenopei ed il centrocampista polacco, ma prestazioni sempre più opache e, forse, la voglia di aria nuova non hanno mai fatto decollare i discorsi per il rinnovo.

Lo stesso De Laurentiis liquidò l’accaduto con un pizzico di stizza nei confronti di Zielinski, che a fine anno si trasferirà a titolo gratuito all’Inter. Ancora tutto da scrivere invece il futuro di Osimhen, con sole due cose abbastanza certe: l’addio a Napoli ed un presidente che vuole i 130 milioni della clausola per lasciarlo partire. Troppi screzi e malumori tra il nigeriano e il club, fra video di TikTok, discorsi sul rinnovo, sostituzioni e ritardi nel ritorno dalla Nazionale, per proseguire insieme.

Victor Osimhen, Napoli
Victor Osimhen, Napoli @livephotosport

La gestione del campione ex Lille è stata a dir poco raffazzonata, cosa che non può non aver destabilizzato un ambiente che già di suo non viveva il periodo più semplice da reggere. Sta di fatto che l’epilogo della storia d’amore di Zielinski e Osimhen col Napoli impone a De Laurentiis delle riflessioni sulla gestione futura di altri casi potenzialmente simili, oltre al dare il là a quella che sarà una grossa rivoluzione estiva tanto sull’allenatore quanto sulla rosa.

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Da Mazzarri a Calzona ed oltre: Conte, Italiano e gli altri candidati

Gimenez, David, Zirkzee sono solo alcuni dei potenziali prossimi azzurri, ma prima di impostare il mercato servirà il tecnico, un dettaglio che il Napoli non può permettersi di sbagliare ancora. La scommessa Mazzarri è stata un flop totale, posto che sono stati addirittura meno di quelli di Rudi Garcia i punti conquistati. Un allenatore non più al passo coi tempi, e la soluzione Calzona, legato anche alla Slovacchia, assume sempre più i tratti del semplice traghettatore.

A chi si affiderà dunque De Laurentiis per il riscatto? Prepariamoci ad una lista di candidati lunga come quella dell’anno scorso, capeggiata dal sogno Antonio Conte, che non abbandona la mente del patron dei partenopei. Rimane un obbiettivo non facile, per un allenatore che avrà la fila fuori di casa una volta terminata la stagione, ma il Napoli c’è, e può offrire un progetto che è nel suo stile: una piazza scoraggiata da risollevare con carisma, lavoro e dedizione.

Antonio Conte
Antonio Conte @twitter

Salgono poi le quotazioni di Vincenzo Italiano, probabilmente arrivato a fine ciclo a Firenze, a maggior ragione se dovesse arrivare un trofeo, e pronto al grande salto. Non sono poi da scartare l’opzione Farioli del Nizza e l’astro nascente Palladino che tanto bene ha fatto a Monza. Una scelta ardua che, inevitabilmente, porterà con se l’ansia di ciò che è successo con Rudi Garcia e Mazzarri nel post Spalletti.

E allora, proprio in virtù del concetto con cui siamo partiti in questa disamina, il Napoli si augura che la ruota possa girare ancora, in modo tale da dimenticare un 2023/24 che così complicato era difficile da immaginare. Serve affidarsi alle persone giuste, tanto in campo quanto dietro le quinte, e forse, dopo un’annata del genere, anche un factotum focoso ed orgoglioso come De Laurentiis agirà in tale direzione.

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