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Sopportare la pressione del “cognome pesante” non è mai cosa facile. Elemento che vale più o meno in tutti gli ambiti della vita, ma a maggior ragione in un universo così complesso come la Formula 1. Di storie generazionali il mondo delle quattro ruote ne è pieno: Gilles e Jacques Villeneuve, Jos e Max Verstappen, Michael e Mick Schumacher, giusto per citarne alcuni. La peculiarità di tutti questi piloti è quella di essere legati univocamente al Circus. Ma come la logica vuole, c’è sempre un’eccezione che conferma la regola; tale eccezione sono Carlos e Carlos Sainz Jr.
Il padre campionissimo nel mondo del rally, il figlio protagonista indiscusso con la tuta della Ferrari. La mela, anche in questo caso, non è caduta lontano dall’albero. Carlos Sainz Jr è nato e cresciuto con il volante nel destino: basti pensare che già all’età di 2 anni il giovane madrileno è già in macchina: merito del suo padrino, Juanjo Lacalle, che gli regala una macchinina elettrica che il giovane Carlos usa con il sogno di emulare le gesta del padre. Questo è un elemento indicativo, che dà l’idea del percorso di Carlitos: un viaggio che parte dal mondo dei kart, in cui si presenta con il peso di un cognome molto importante. Ulteriore pretesto per non ricevere nulla in regalo, se non pressione aggiuntiva. Ma questo, in fondo, non fa altro che accentuare le abilità del giovane Carlos.
La famiglia Red Bull, il portone sulla Formula 1: gli inizi di Sainz
Carlos Sr come mentore, Fernando Alonso come modello da seguire: Carlos Sainz ha ben chiari i capisaldi a cui fare affidamento per realizzare il suo sogno. In tal senso, le tappe da seguire sono davvero tante: dal Madrid Championship del 2006, il classe ’94 inizia a muovere i primi passi per raggiungere quell’obiettivo tanto desiderato. Un riconoscimento a cui fanno seguito altri risultati prestigiosi, come il secondo posto alla Race of Champions e il terzo al Trofeo delle Industrie e al Monaco Gp Karting. Un biglietto da visita che gli vale la chiamata del Red Bull Junior Team, colpito dalle sue prestazioni.
Carlos Jr entra così a far parte del programma di sviluppo della famiglia Red Bull, con cui non tarda a ottenere risultati: Rookie Cup nell’Eurocup di Formula BMW, vittoria nella Formula Renault 2.0 NEC, che gli apre le porte della GP3 Series. Siamo nel 2014, anno della vera svolta della sua carriera: il madrileno prima viene invitato dal Team ufficiale a effettuare un test con la vettura campione del mondo, e successivamente vince il campionato di Formula Renault 3.5. Questo è il lasciapassare per la Formula 1: ad attenderlo c’è la Toro Rosso.
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Toro Rosso, Renault, McLaren: la costanza di Carlos Sainz
La scuderia di Faenza è la prima ad accogliere Carlos Sainz nel mondo della Formula 1. Il debutto ufficiale avviene nel 2015, al fianco di Max Verstappen, con cui costituisce una coppia di rookies dal sicuro avvenire. E non a caso, la prima stagione nel Circus si rivela subito positiva: 7 piazzamenti nella top-10, 18 punti totali e riconferma per il 2016. La crescita non si arresta, tanto che la Toro Rosso si affaccia con costanza crescente nella zona punti, grazie all’apporto di Carlos. Tuttavia, la Red Bull ha da tempo fatto la sua scelta: priorità assoluta a Verstappen. Una porta che si chiude, dunque, e che costringe Sainz a guardarsi intorno.
L’occasione giusta arriva alla fine del 2017, quando la Renault si presenta al cospetto del figlio di Carlos Sr con una proposta allettante. Lo spagnolo accetta senza batter occhio, e contribuisce alla crescita del Team francese: tra la fine di quella stagione e il 2018 colleziona, in totale, 59 punti, raggiungendo con grande costanza le prime 10 posizioni, seppur senza exploit di rilievo. Ma, come la storia insegna, Carlos fa della solidità la sua peculiarità principale.
Questa caratteristica richiama l’attenzione di un Team ormai da tempo in preda a una crisi di risultati (e non solo): la McLaren. La scuderia di Woking vuole risalire la china, dopo stagioni molto negative, nonostante la presenza di Fernando Alonso. Ironia della sorte: Carlos Sainz prende il posto proprio del suo beniamino dopo la stagione 2018. L’arrivo dell’ex Toro Rosso, e il conseguente ingaggio di Lando Norris, restituiscono dignità alla squadra inglese: Carlos esegue alla perfezione i compiti, e il giusto riconoscimento per una stagione da ben 96 punti è il primo podio della carriera, conquistato nel Gp del Brasile. Un’emozione che, a posteriori, va ben oltre la pura gioia del momento: da Maranello qualcuno si è accorto del suo talento.
Un sogno che si avvera: la chiamata della Ferrari
La strana e inconsueta stagione 2020 è figlia, purtroppo, della pandemia che imperversa in tutto il mondo. Le conseguenze si vedono anche in Formula 1, costretta a stravolgere il calendario e posticipare l’inizio del campionato. Una fase di avvicinamento al semaforo verde che, però, viene caratterizzata da una notizia clamorosa: Sebastian Vettel e la Ferrari si separano. Una scelta che apre, inevitabilmente, la ricerca al sostituto del tedesco: da Maranello, però, non sembrano esserci troppi dubbi. Carlos Sainz è il prescelto, e dopo appena un paio di giorni viene annunciato come nuovo pilota della Rossa a partire dal 2021. Ma prima di aprire il capitolo Ferrari, lo spagnolo vuole completare l’opera con la McLaren: in tal senso, il 2020 si rivela la stagione migliore fino a quel momento, grazie al sesto posto in classifica, frutto dei suoi 105 punti e del podio conquistato a Monza.
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Un biglietto da visita niente male, con cui presentarsi al box Ferrari. La traumatica stagione 2020 del team diretto da Mattia Binotto è ancora viva nella mente degli uomini in rosso, ma l’arrivo di Carlos Sainz porta nuova linfa a tutta la squadra, compreso Charles Leclerc; sin da subito, l’iberico si cala perfettamente nel mondo Ferrari, mettendo al servizio del team la sua capacità di lavorare senza sentire la pressione. E, per un pilota mai troppo appariscente come Carlitos, a parlare sono i risultati: 4 podi, quinto posto nella classifica piloti con 164,5 punti e l’onore di essere il primo di tutti a battere il monegasco con la stessa macchina. Ci sono stati debutti peggiori.
Uno score di questo genere non può che alzare l’asticella delle aspettative. Soprattutto se la monoposto torna ai livelli che la storia le impone di rispettare. Forse questo può far mancare un po’ la terra sotto ai piedi di Carlos Sainz, fino ad ora mai chiamato a guidare una monoposto in lotta per il Mondiale. E questo, probabilmente, ha un po’ condizionato la prima parte di stagione dello spagnolo, che nelle prime 5 gare ha collezionato 3 podi e 2 ritiri. Un’altalena di emozioni che non va in linea con la carriera di Carlos. E, in tal senso, la Ferrari e i suoi tifosi sperano in una svolta immediata. Magari già a partire dall’appuntamento di casa, il Gran Premio di Spagna.