Una delle frasi più note sugli amori, dice che spesso fanno dei giri immensi, ma poi ritornano li dove sono stati meglio, lì dove il cuore batte più forte. Alcuni rapporti hanno bisogno di qualche momento di pausa per fortificarsi, perché poi quando si ritrovano, difficilmente si lasceranno ancora. Una sorte legata a questo concetto è quella di Francesco Lodi, da sempre simbolo del Catania.
Un legame lunghissimo iniziato tanti anni fa, che qualche volta si è interrotto, per poi riprendere con più intensità. Un tira e molla che oggi sembra aver trovato la sua stabilità, per la precisione dallo scorso agosto, quando Ciccio ha deciso di indossare nuovamente la maglia rossazzurra.
Il numero 10 nel tempo è cresciuto e maturato, ma non ha mai perso quella sua caratteristica speciale, quel colpo solo suo che gli ha permesso di costruirsi un’intera carriera: il calcio da fermo, perfettamente direzionato, con la giusta forza ed ecco le grida del pubblico pronto ad accogliere con gli occhi il movimento della rete che si gonfia.

Lodi ha regalato al seguito del Catania una lunga serie di calci piazzati che hanno fatto sognare e che ancora oggi lo rendono uno dei calciatori più amati. Ma il tempo passa e il pallone diventa sempre più pesante: il tocco c’è e non si perde, ma gli esiti, a volte sono diversi.
Catania, cuore e rispetto per Ciccio Lodi
Ogni giocatore che calchi un campo da calcio trova in se stesso un punto forte, quello che lo caratterizza: per il trentottenne nato a Napoli, l’immagine che meglio si associa a questo concetto è quello del calcio di punizione o più in generale il calcio piazzato. Momenti indimenticabili della carriera di questo speciale mediano sono legati al suo colpo migliore.
È il 13 febbraio 2011 e gli Elefanti al 34′ del secondo tempo, tra le mura di casa, sono sotto per 1-2 contro il Lecce: poco fuori dalla linea dell’area di rigore pugliese, Rispoli atterra Lodi e il direttore di gara assegna un calcio di punizione ed ad incaricarsi del tiro è proprio il numero 10. Forte e preciso, il pallone non si alza troppo, supera la barriera e finisce in rete.

Ma il pareggio non è abbastanza, passano pochi minuti e stavolta a finire a terra, a venticinque metri dalla porta leccese è Maxi Lopez: ancora punizione, ancora Lodi, un’altra prodezza da calcio piazzato che porta i siciliani al successo, ribaltando le sorti del match.
Due punizioni iconiche, forse non le più spettacolari, ma dal significato speciale. Due immagini che descrivono cosa è stato il classe 1984 per il Catania e cosa è ancora, nonostante la mole di gol sia, statisticamente, più bassa. Meno reti, ma sempre grande spessore, meno timbri sul tabellino, ma sempre lo stesso infinito rispetto.

Un rispetto che Lodi e il pubblico etneo si sono mostrati a vicenda quando anche al mediano è capitato di sbagliare. 13 novembre 2022, i rossazzurri allo stadio Angelo Massimino sfidano il Canicattì: a tirare il calcio di rigore assegnato dall’arbitro al Catania si presenta proprio il 10, ma le gambe del portiere avversario deviano la sfera in calcio d’angolo, togliendo a Ciccio la gioia del gol.
Il risultato finale della gara è un netto 3-0 a favore dei padroni di casa, che dopo la conclusione della partita corrono a festeggiare la vittoria sotto la curva. Il giocatore nativo di Napoli congiunge le mani e davanti al suo pubblico chiede scusa. La risposta dei tifosi non si fa attendere, per Lodi ci sono cori di incoraggiamento e applausi. Perché il tocco di classe può perdere efficacia, essere meno decisivo, essere meno performante, ma l’amore che il trentottenne si è guadagnato, quello resterà per sempre.

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