Lautaro, non aver paura

L'eliminazione dell'Inter contro l'Atletico Madrid, in Champions League, porta (anche) la firma di Lautaro Martinez. Un errore decisivo dal dischetto che, tuttavia, non ridimensiona il suo ruolo nell'ambiente nerazzurro: anzi, forse lo responsabilizza ancor di più

Luca Vano
3 Minuti di lettura

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Sole sui tetti dei palazzi in costruzione, fari che sbattono sui campi di pallone. Parafrasando, o quasi, De Gregori è possibile individuare l’impatto visivo del Wanda Metropolitano, ma non quello acustico: per apprezzare quello, ieri sera durante Atletico Madrid-Inter, vi era l’obbligo di presenza. E i nerazzurri di Inzaghi seguiti dall’amore di tifosi più o meno VIP in tribuna si sono presentati, eccome, per chiudere un discorso qualificazione durato ben oltre 120 minuti.

Amaro sa essere il calcio quando tutto si riduce ad 11 metri, ad un singolo fischio e ad un ammonimento al portiere: “Bisogna calpestare la linea, almeno con un piede”. Quello di chi tira invece sembra pestare i carboni ardenti nell’avvicinamento all’area, invasa dai fischi biancorossi che ad un certo punto hanno rimpicciolito la porta di Oblak. Notte fonda per l’Inter, passata in vantaggio e poi rimontata. Infine eliminata, dopo l’errore decisivo di Lautaro Martinez dal dischetto.

Lautaro Martinez, Inter-Real Sociedad
Lautaro Martinez, Inter-Real Sociedad @livephotosport

Contro la retorica

Quando si sbaglia un rigore si sente il mondo crollare sopra le proprie spalle e poco importa se i propri compagni, prima, abbiano già parzialmente compromesso la lotteria. Klaassen e Sanchez calciano in un misto di paura e superficialità, impercettibili invece negli occhi e nei passi del capitano dell’Inter. Lautaro, però, carica troppo e spara alle stelle un rigore decisivo e che si complica scegliendo una soluzione insidiosa con l’esterno del piede.

E allora? Basta un rigore a compromettere o inquinare un giudizio? Senza scomodare Roberto Baggio e la retorica che ne consegue – vi prego, basta con il li sbaglia chi ha il coraggio di tirarli – va fatta corretta informazione e, pertanto, è cosa buona e giusta scrivere nero su bianco come il Toro di Bahia Blanca abbia messo i propri compagni nelle condizioni di passare il turno nell’arco dei 120′. Pur battagliando in una serata difficile, due guizzi hanno spianato la strada dell’1-2 a Thuram e Barella, i cui errori a tu per tu con il portiere dell’Atletico non sono di certo meno pesanti di un rigore sbagliato. Anzi.

In generale, è proprio nella serata storta del Wanda Metropolitano che la fascia al braccio di Lautaro Martinez ha acquisito un senso totalizzante e di appartenenza. Quest’anno il 10 è capocannoniere e trascinatore, uomo simbolo dei tifosi: nulla era andato storto, fino a quella conclusione sbilenca oltre i pali. Sarà terapia d’urto, ma l’attaccante principe di Simone Inzaghi è di sicuro salito sull’aereo verso Milano un po’ più adulto di prima. Perché una conclusione storta può capitare: non è mica da questi particolari, che si giudica un giocatore.