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Alberto Bettiol nasce a Poggibonsi nel 1993 da madre toscana e padre veneto. Muove i suoi primi passi in bicicletta quando si è trasferito a Castelfiorentino. Per lui arrivano buoni risultati sin dalle categorie giovanili: Tra tutti il trionfo nel 2011 nella cronometro valida per il titolo Eropeo junores. Nel 2014 debutta da professionista arruolato dal Team World Tour Cannondale. Nel 2016 arriva la sua prima partecipazione ad un grande giro a tappe, il Giro d’Italia, dove si piazza 86°. Sempre lo stesso anno arrivano i primi risultati tra i big: Il successo nella classifica a punti del Tour de Pologne, dove si piazza al terzo posto, secondo alla Bretagne Classic Ouest-France per poi mettersi in luce nelle classiche canadesi di settembre, quarto al Grand Prix Cyclist de Québec e settimo al Grand Prix Cyclist de Montréal. l’anno successivo, il 2017, al Tour de France ottiene un quinto posto di tappa.
È il 2019 l’anno del primo grandissimo successo: dopo il secondo posto nella Tirreno-Adriatico nella cronometro individuale e un quarto posto nella E3 Harelbeck, arriva il capolavoro al Giro delle Fiandre, un Roland Garros per il ciclismo. Pochi giorni dopo arriva anche sesto nella Freccia del Barbante. I campionati nazionali di giugno sono da ricordare per Bettiol: è terzo nella gara in linea e secondo in quella a cronometro preceduto solo da un perfetto Filippo Ganna. Nel 2020 arriva un altro risultato a cronometro, si aggiudica la Etoile de Bességes. La sua classifica nel Giro d’Italia del 2021 è notevolmente migliorata, si piazza 18°. Al Tour de Swisse 2022 si rende protagonista di un curioso malinteso, quando esulta per la vittoria ma presto capisce che la volata del gruppo era in realtà per la seconda piazza.
EF Education Easy-Post, la squadra di Bettiol
La squadra per la quale corre il nostro Alberto Bettiol è la statunitense EF Education Easy-Post, nome che arriva dal main sponsor EF Education First, società di educazione internazionale coadiuvata dal produttore di biciclette americane Cannondale. In passato la squadra ha avuto altri marchi: Slipstream, Garmin e proprio Cannondale. Giusto citare i successi principali del team a stelle e strisce: dal Giro d’Italia 2012 con Ryder Hesyedal, la Parigi-Roubaix del 2011 con protagonista Johan Vansummeren, la doppietta Liegi-Baston Liegi 2013 e Giro di Lomabardia 2014 con Daniel Martin, ed infine il grande successo dell’atleta azzurro nel Giro delle Fiandre 2019.
Il racconto del Giro delle Fiandre 2019
Possiamo paragonare il Giro delle Fiandre al Roland Garros perché vincere questa corsa significa entrare a far parte dell’elite dei grandi nomi del ciclismo. Prima di Bettiol ci erano riusciti Fiorenzo Magni (con una tripletta dal 1949 al 1951), Dino Zandegù (1967), Moreno Argentin (1990), Gianni Bugno (1994), Gianluca Bortolami (2001), Andrea Tafi (2002) e Alessandro Ballan l’ultimo dodici anni prima. È il 29 Marzo del 2019 e tocca ad Alberto Bettiol scrivere un altro nome nella storia.
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La corsa ha inizio con una fuga di quattro atleti che accumulano vantaggio fino a 100 chilometri dall’arrivo, sul muro di Kapelmuur. Il gruppo si spacca, rimangono davanti una trentina di corridori, ma dietro chiudono un’altra volta quando si arriva sul Muur. Ecco che succede qualcosa che cambierà le sorti della gara: Il grande favorito della vigilia, l’olandese van der Poel, fora e sbanda sul marciapiede cadendo a terra mentre il gruppo a grande velocità punta il Koppenberg.
Sul Koppenberg i favoriti si studiano tra loro, van der Poel rientra spendendo energie preziose. I favoriti si marcano a vicenda e a meno 15 chilometri dal traguardo il nostro Bettiol è davanti insieme a Keukeleire e Van Avermaet. Nessuno crede nell’impresa ma il corridore italiano è li a giocarsi la sua prima grande classica e attacca lasciando il vuoto alle sue spalle. È bellissimo vederlo scollinare sull’Oude Kwaremont davanti a tutti a caccia di una storica vittoria che arriverà puntuale.
Sembra una cosa da nulla vista da fuori, una formalità quell’azione a pochi chilometri dal traguardo. Invece il Giro delle Fiandre è una gara corsa sempre a tutta, 267 Km su e giù per i muri del percorso, dove andarsene è una questione di qualità. Servono gambe e talento. Bettiol ha dimostrato di avere tutte queste doti. Arriva sul traguardo a braccia alzate, si toglie gli occhiali per rendersi conto che ha scritto il suo nome nella storia. Un 29 marzo 2019 da ricordare.
Un successo da incorniciare
All’arrivo Alberto Bettiol era ancora lucido, apparentemente rilassato dopo uno sforzo di oltre 6 ore. Si è preso tutti gli ultimi metri per godersi la vittoria, si è tolto gli occhiali e ha accennato ai fotografi come a dire: “Guardatemi, ora sapete chi sono!” Fisicamente quello che stupisce di questa vittoria è lo strapotere dimostrato dall’inizio alla fine del percorso, sempre nelle prime posizioni, sempre pronto a chiudere sugli attacchi e a scattare di tutta risposta.
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Il successo ha dato al nostro Bettiol la possibilità di raccontarsi ai microfoni: “Adesso tutti mi conoscono ed è stupendo essere un esempio per i bambini e gli appassionati. Mi sento più responsabile sia nei confronti, della gente che nei confronti del gruppo. Voglio raggiungere altri risultati, la sensazione della pressione mi sta dando la carica… Quando mancavano cento metri al traguardo mi sono reso conto di poter vincere, mi sono voltato e ho visto gli altri corridori lontani. Sono scattato nel punto dove solitamente lo fanno i favoriti. Al mio inseguimento c’erano dei leoni inferociti ma ho fatto il vuoto”.
La pedalata di Alberto Bettiol
L’intelligenza agonistica consiste nella capacità di utilizzare le risorse personali di carattere psichico, fisico e tecniche in vista della meta che si vuole raggiungere. Tale capacità passa attraverso il controllo e il dominio dei fattori di una gara, alla loro regolazione tramite le leggi che determinano l’approccio del corpo e della mente. Alberto Bettiol sa studiare gli avversari, sa stare in gruppo come in testa, lontano dalle insidie. L’obiettivo pedala con lui e per lui come in una corsa contro il tempo, una sua peculiarità; forza abbinata alla tecnica. Non scoda sprecando energia quando si alza il ritmo, sempre ben piantato sul sellino per distribuire il peso delle fatiche. Non corre mai per caso. È tra i più forti cronomen, grande sul pavé, caratteristica della lucidità, ecco il nostro campione.