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Esperimento sociale: fermiamoci un istante a chiederci quale sia la prima cosa che ci viene in mente se pensiamo al Brasile. Non è affatto difficile immaginare che il loro amore per il calcio occupi le prime posizioni – se non la prima – di questo improvviso richiamo mentale. Si trova lì perché nell’immaginario collettivo, nessuno più dei brasiliani si diverte a giocare a calcio. E, soprattutto, si diverte a far divertire chi lo guarda. In principio fu Ronaldinho, se ci atteniamo al funambolico esercizio della finta e del dribbling non fine a se stesso. Robinho rispose alla chiamata, Douglas Costa provò a replicarne l’efficacia: ma nessuno è stato la perfetta prosecuzione del Gaucho. Nessuno, tranne Vinicius.

Vinicius è un nome di estrazione romana, che a sua volta deriva dal latino vinum, vino, e che italianizzandolo significa “amante del vino”. Senza addentrarci nell’eventuale passione per la sacra bevanda da parte della stella del Real Madrid, chi ne subisce uno stato di ebbrezza, in seguito al suo modo di fare calcio, è sicuramente il malcapitato avversario di turno. Nell’ottavo di finale di Qatar 2022 contro la Corea del Sud, l’ala offensiva del Brasile ha semplicemente fatto tutto ciò che voleva. Come al campetto, come nel parcheggio sotto casa: Vinicius ha scherzato in ogni sua folata di vento con qualsiasi coreano gli si parasse di fronte.
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Nel gol all’apparenza semplice e nell’assist da Copacabana per Paquetà c’è la copertina di un libro ben più ampio, che il pubblico amante del calcio ha imparato a leggere e rileggere nelle ultime due stagioni. Il timbro nell’ultima finale di Champions League lo ha collocato già nell’Olimpo dei marcatori in sfide decisive, un Mondiale da assoluto protagonista potrebbe riscrivere un paradigma per intero. Un assunto che chiunque ha dato per scontato, non vedendo in Vinicius il terzo incomodo. Anzi, forse qualcosa in più.

Guardare oltre il duello
Il calcio ha storicamente abituato chi ne è appassionato al concetto di dualismo. Maradona e Pelé, Platini e Maradona, Messi e Cristiano Ronaldo. Ad oggi, gli ultimi due sono pronti a salutare da leggende e a prendere il loro posto è un altro duello: Mbappe contro Haaland. O forse no? Il Vinicius di Brasile-Corea del Sud, della finale contro il Liverpool, di ogni singola partita di Liga o Champions delle ultime due annate, non avrebbe motivo di sedere un gradino sotto ai due mostri citati. Attenzione, non se ne fa una questione di livello: le classifiche le lasciamo ad altri, il calcio è bello perché è vario e pregno di opinioni.
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Ciò che al contrario appare inopinabile è che il funambolico brasiliano possa già da oggi partecipare alla festa dei fenomeni. Mbappe ha strappato sul gigante norvegese con record su record in Qatar, Vini appare come una sua versione Beta. Non dominante fisicamente, ma “solo” tecnicamente: una samba con le potenzialità di una danza della morte per gli avversari. Sforzando lo sguardo oltre Haaland, allora, si può ammirare il percorso sulla corsia di sinistra di due calciatori a tratti simili, a tratti diversi. Di sicuro, maggiormente confrontabili. Allora perché limitarsi al duello, quando il colpo di scena si è già parato davanti ai nostri occhi? Al Mondiale, a Vinicius e al Brasile il compito di non spegnerlo prima di infiammarlo definitivamente.