Clarence Seedorf, il Willy Wonka del Milan: l’ultimo diez rossonero, dalla fabbrica del cioccolato alla leggenda

Nicola Liberti
16 Min Read

Clarence Clyde Seedorf nasce a Paramaribo, capitale del Suriname, l’1 aprile 1976. È un allenatore di calcio nonché ex calciatore olandese, di ruolo centrocampista. Nel corso dei 21 anni di carriera professionistica ha conquistato un’innumerevole quantità di trofei nazionali ed internazionali: questi ammontano ad oltre le 20 unità.

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In grado di disimpegnarsi senza alcun problema lungo ogni zona del centrocampo, Clarence si è distinto nel corso della propria carriera come unico calciatore della storia ad essere in grado di trionfare in Champions League con tre maglie differenti: nello specifico Ajax, Real Madrid e due volte con il Milan. I grandi risultati conseguiti in ambito europeo gli hanno permesso di divenire il settimo giocatore con più presenze in competizioni UEFA per club. Non solo, l’immensità del giocatore che è stato Seedorf rompe le barriere europee e si spinge sino ai confini della FIFA, rientrando nella lista dei 125 più grandi giocatori viventi all’epoca della stesura della lista (Londra, 2004).

Clarence Seedorf, Champions League vinta con l'Ajax
Clarence Seedorf, Champions League vinta con l’Ajax

Clarence Seedorf, l’inizio della scalata

La scalata di Clarence Seedorf verso la conquista del calcio ha inizio presso il De Toekomst, campo d’allenamento dei lancieri dell’Ajax. Forgiato nelle giovanili della squadra di Amsterdam per oltre 9 anni, il 29 novembre 1992 giunge il momento del suo esordio contro il Groningen. Quel giorno, oltre a segnare il primo passo verso la leggenda dell’olandese, fa si che Clarence divenga il più giovane esordiente dei biancorossi d’Olanda a soli 16 anni e 242 giorni.

Le due stagioni successive regalano all’Ajax e a Clarence due trionfi nel campionato olandese, altrettanti nella Supercoppa dei Paesi Bassi ed una Coppa dei Paesi Bassi. Il 1995, ultimo anno di militanza in Olanda, vede i Godenzonen imporsi anche sul tetto d’Europa conquistando una finale di Champions League nella quale Clarence Seedorf si ritaglia uno spazio di 53′ prima di essere sostituito da Kanu. Questi anni olandesi hanno visto il ragazzo dalle origini surinamesi essere insignito per ben due volte del premio come miglior talento dell’Eredivisie.

Clarence Seedorf con la maglia della Sampdoria
Clarence Seedorf con la maglia della Sampdoria

Talento, quello di Clarence Clyde, che non passa inosservato in quel di Genova, sponda Doriana. La guida tecnica nell’estate ’95 è affidata ad Eriksson, il quale spinge per vedere l’olandese inserito nel proprio roster. Una stagione senza infamia e senza lode da parte di giocatore e club si conclude senza alcun trofeo aggiunto nella bacheca di ambo le parti. Con 34 presenze e 4 reti messe a segno, Seedorf aiuta la Sampdoria a spingersi sino all’ottavo posto della classifica di Serie A, oltre che agli ottavi di Coppa Italia dove un proprio gol non riesce ad evitare l’eliminazione giunta per mano del Cagliari.

Il primo di una serie di curiosi fatti che costellano la carriera di Clarence Seedorf avviene nel garage dello stadio Romeo Menti di Vicenza. Qui, il 12 maggio 1996, in occasione dell’ultima partita di quel campionato di Serie A tra Vicenza e Sampdoria (nella quale il centrocampista mette a segno una rete al minuto 20) inizia idealmente la trattativa di mercato che porterà poi il giocatore dal vestire il blucerchiato genovese al blanco purissimo di Madrid. Fabio Capello, indossate le vesti dell’agente di calciomercato, si reca presso il citato garage chiedendo: “Hey Clarence, vuoi venire con me al Real Madrid?“, “Certo mister” fu la pronta risposta dell’olandese. Il resto, come raccontato da Seedorf, è storia.

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Clarence Seedorf, Champions League vinta con il Real Madrid
Clarence Seedorf, Champions League vinta con il Real Madrid

Clarence Seedorf, dal Real al lato sbagliato del naviglio

Dopo aver brillato nell’esperienza in terra d’Olanda ed essersi messo in mostra come uno dei talenti più cristallini del panorama europeo, quello che verrà, un po’ più in là lungo la strada, definito “Presidente Obama“, giunge alla Casa Blanca del calcio. L’ultimo Real Madrid “pre galacticos” accoglie infatti un giovane 20enne in rosa, desideroso di lottare per il posto da titolare con campioni affermati del calibro di Guti e Redondo. L’impresa gli riesce: in appena tre stagioni disputa oltre 120 gare mettendo a segno 15 reti.

Ad impreziosire il cammino lungo il National Mall del calcio spagnolo sono i trofei conquistati. L’annata del ’97 vede il Real Madrid imporsi ne LaLiga ed in Supercoppa di Spagna. La stagione successiva è quella del secondo trionfo europeo di Clarence Seedorf. Alla seconda Champions League si aggiungono la Coppa Intercontinentale e l’inclusione nella squadra dell’anno di ESM.

Clarence Seedorf all'Inter
Clarence Seedorf all’Inter

Gli anni difficili di un Inter senza trionfi convincono Massimo Moratti agli ennesimi investimenti miliardari nella speranza di proiettare il club verso vette ancora lontane. Il grande gradimento nei confronti di Clarence Seedorf convince il patron nerazzurro, dopo un lungo inseguimento, a scucire ben 50 miliardi per far proprio l’olandese.

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Prima Lippi, poi Tardelli e Cuper, Seedorf viene costantemente schierato fuori ruolo, costringendolo a compiti indigesti dal punto di vista calcistico. Nonostante comunque le prestazioni individuali risultino sempre essere di buon livello, celebre la doppietta con annesso terra-aria per riportare in parità uno scontro con la Juventus, l’ex Real Madrid non riesce a trascinare la Beneamata verso gli ambiti trionfi. Alla figuraccia dell’11 maggio 2001 si aggiunge la celebre Waterloo nerazzurra del 5 maggio, ultimo atto di una parentesi buia nella carriera di Clarence.

Carlo Ancelotti e Clarence Seedorf
Carlo Ancelotti e Clarence Seedorf

Clarence Seedorf, apre la fabbrica del cioccolato

Un Inter a pezzi in campo e fuori si ritrova a fare un mercato alla disperata per rialzarsi dopo l’odissea dell’Olimpico. Galliani e Braida fiutano l’aria buona dei grandi colpi e, incontratisi al termine di un vertice di Lega con gli uomini mercato nerazzurri, strappano in un paio d’ore l’accordo sulla base di uno scambio alla pari Coco-Seedorf.

Passato dal dark side del naviglio a quello rossonero, Clarence viene accolto da alcuni mugugni dati dal passato nerazzurro. Problemi pari a zero e personalità altissima sono la chiave grazie alla quale Willy Wonka apre occhi e cuore al tifo milanista. A cancellare i fallimenti degli anni precedenti basta una stagione in maglia Milan, quella del 2003. Al fianco di Gennaro Ringhio Gattuso e di  Andrea Pirlo, oltre che alle spalle di Manuel Rui Costa, compone il centrocampo titolare che vale al Diavolo diversi trionfi, in particolare in ambito internazionale.

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Clarence Seedorf, Champions League vinta con il Milan a Manchester
Clarence Seedorf, Champions League vinta con il Milan a Manchester

Il citato 2003 vede cancellare ogni scoria residua del passato poco gradito dai tifosi nella semifinale di Champions League. Superati i rivali cittadini nel tesissimo doppio confronto, la finale di Manchester si pone come ciliegina su un’annata che ha ancora da regalare il tracotante trionfo in Coppa Italia. Dopo anni di delusioni sulla sponda interista, un anno al Milan gli regala la terza Champions League della carriera, rendendolo il primo ed unico a raggiungere questo risultato con tre maglie differenti, e la sesta al club.

Negli anni gli interpreti al proprio fianco cambiano saltuariamente. A Rui Costa succede Ricardo Kakà, in difesa arrivano Stam e Zambrotta, alla coppia formata, spaccata e poi ricomposta di Pippo Inzaghi ed Andriy Shevchenko si aggiunge Alberto Gilardino. Il Diavolo stenta a cambiare per il decennio marcato indelebilmente dalle notti magiche del Milan Ancelottiano, con Clarence Seedorf sempre a guidare il reparto con personalità e piedi raffinati.

Clarence Seedorf e Ricardo Kakà, Champions League vinta dal Milan ad Atene
Clarence Seedorf e Ricardo Kakà, Champions League vinta dal Milan ad Atene

Clarence Seedorf, dall’epopea Milan all’addio

Trascorrono gli anni della nuova epopea Milan, arricchendo il palmares proprio e del club con un campionato, due Supercoppe Europee, una Supercoppa Italiana ed un Mondiale per Club. Nel primo decennio degli anni 2000, Clarence Seedorf si impone come uno dei migliori centrocampisti, ed in generale giocatori, di quell’epoca. Distintosi come giocatore completo in grado di fare della duttilità uno dei suoi punti di maggior forza, l’olandese  si è contraddistinto sul panorama calcistico europeo grazie anche all’innata forza fisica, un’ottima abilità nell’uno contro uno per poi liberarsi al tiro, vero e proprio marchio di fabbrica di casa Seedorf. Non solo, il grande bagaglio tecnico unito ad un piede raffinato erano in grado di dispensare, secondo la firma di Carlo Pellegatti, cioccolatini ai compagni.

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Le innate doti sopradescritte hanno aiutato il Milan a rialzarsi dal buio profondo dell’incubo di Istanbul giungendo sino alla vendetta della settima coppa di Atene. Rialzata la testa da due anni in cui questa era soggetta ai ricordi terribili di quei 360 secondi turchi, giunge il momento di, prendendo in prestito una frase cara a Zlatan Ibrahimovic: “Tirare fuori l’adrenalina per l’ultima volta in carriera“. Un gruppo squadra che ha dominato e vinto tutto per un decennio intero torna per l’ultima volta sul tetto d’Italia conquistando lo Scudetto del 2011 e, pochi mesi più tardi in quel di Pechino, ribalta l’Inter grazie anche all’assist di Effetto Serra Seedorf per portare la sesta Supercoppa Italiana ad arricchire la bacheca di Casa Milan.

Clarence Seedorf e Zlatan Ibrahimovic
Clarence Seedorf e Zlatan Ibrahimovic

L’epopea dell’ultimo grande Milan, per ora, si chiude proprio quel 6 agosto 2011 a Pechino. Formalmente invece, il 13 maggio 2012 segna l’addio dei senatori della squadra. Gennaro Gattuso, Alessandro Nesta, Filippo Inzaghi, Mark Van Bommel, Gianluca Zambrotta ed anche Clarence Seedorf disputano quel giorno la propria ultima gara in maglia rossonera. Da teatro di grandi battaglie, San Siro diviene in quel pomeriggio primaverile il contenitore di lacrime nostalgiche di un tifo intero. Le lacrime di chi gioisce un’ultima volta assieme agli eroi di un’epoca e gli tributa il saluto che meritano.

Il 21 giugno 2012 Clarence Seedorf ed Adriano Galliani tengono una conferenza stampa per annunciare al mondo Milan l’addio dell’olandese. Dopo 432 partite, 62 gol, 2 Champions League, 1 Mondiale per Club, 2 Scudetti, 1 Coppa Italia, 2 Supercoppe Italiane e 2 Supercoppe Europee Willy Wonka pronuncia le fatidiche parole: “Lascio dopo 10 anni fantastici“. Capitolo chiuso, l’epopea è finita, la visita presso la fabbrica di cioccolato è terminata.

Clarence Seedorf con la maglia dell'Olanda
Clarence Seedorf con la maglia dell’Olanda

Clarence Seedorf, l’orange perduto

Una leggenda del calibro di Clarence Seedorf non poteva che puntare a brillare anche in campo internazionale con la maglia della propria nazione. Ad un debutto in giovane età non seguono però i trionfi tanto attesi. L’Olanda saluta Euro 1996 per via di un suo errore dagli 11 metri e, ai Mondiali del ’98 agli orange tocca sorte simile in semifinale contro il Brasile di Ronaldo. Ancora rigori fatali, e quanti, ad Euro 2000 ed ancora in semifinale ad Euro 2004. La nazionale dei tulipani stenta a scacciare i fantasmi storici della vittoria e stenta a spingersi oltre le semifinali durante gli anni di militanza di Willy Wonka.

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Quando nel 2004 Marco van Basten diviene commissario tecnico dell’Olanda per Clarence è l’inizio della fine. Escluso dalla lista dei convocati per Germania 2006, il rapporto con il Cigno di Utrecht stenta a decollare. Varie dichiarazioni incrinano ancor più quest’ultimo sino a giungere alla spaccatura finale. In occasione di Euro 2008 MVB inserisce Seedorf nella lista dei preconvocati della nazionale. Tuttavia, nemmeno una settima dopo, il centrocampista comunica telefonicamente al ct la propria rinuncia alla convocazione. Cronaca questa, del grande orange perduto.

Clarence Seedorf, allenatore del Milan
Clarence Seedorf, allenatore del Milan

Clarence Seedorf, l’amaro ritorno

Un uomo del calibro di Clarence Seedorf è solito mantenere le proprie promesse e, dunque, alle parole “Sarò sempre vicino al Milan se ci sarà bisogno di un mio aiuto, di un supporto” succedono i fatti. Esonerato Massimiliano Allegri, il 16 gennaio 2014 si concretizza il ritorno in rossonero, questa volta nelle vesti da allenatore. Al debutto con vittoria contro l’Hellas Verona non seguono grandi gesta in panchina. Dopo la disfatta Champions, ultima partita disputata nel torneo prima del ritorno a firma Stefano Pioli, arriva l’ottavo posto in campionato. Troppo poco per convincere Silvio Berlusconi a confermare al termine della stagione quello che era un suo pupillo da giocatore.

Con gli scarpini ai piedi, per non citare il caso delle celebri ciabatte in panchina in occasione del roboante derby perso, Clarence poteva permettersi il lusso di prendere la palla, andare via, e decretare la giornata di non allenamento per sé e compagni: l’illimitato carisma permetteva questo ed altro. Nell’atto due, quello da allenatore, l’aria che tirava a Milanello era ben diversa ed episodi di questo tipo si rivelavano essere fuori da ogni logica. L’addio da giocatore ha sancito, in quel 12 maggio 2012, la caduta delle fondamenta rossonere. L’esperienza da allenatore, seguita da quella del compagno di mille battaglie Pippo Inzaghi, ha invece visto sgretolarsi la storia del Milan.

Se nel corso della propria seconda avventura ha sempre predicato “Meno soldi, più idee“, possiamo romanticamente affermare che nel rinato Milan di oggi ci sia anche un po’ di Clarence Willy Wonka Seedorf.

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