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A distanza ormai di più di sei mesi dal suo lancio (luglio 2021) il rivoluzionario progetto del Coin of Champions continua a far parlare di sé. Grazie al coinvolgimento di numerosi Ambassadors di primo livello, il COC si è già fatto conoscere ad una platea molto vasta di persone, inizialmente scettiche, pronte ad investire su questo nuovo mercato di criptovalute consapevole che il progetto avrà un roseo futuro. Partorito dalla mente di Cesare Florio, il Coin of Champions ha già acquisito parecchia notorietà e soprattutto credibilità collaborando come Platinum Sponsor l’evento del Globe Soccer Awards, tenutosi a Dubai, nella prestigiosa cornice dell’Al Wasl Plaza, lo scorso mese di dicembre. Il progetto, partito lontano dai riflettori, quasi senza troppe pretese, ha già totalizzato – per bocca del suo responsabile marketing Simone Di Sabato – oltre 100 milioni di dollari di capitalizzazione, superando i 10 mila holders.
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Coin of Champions: obiettivi del progetto
Questo ambizioso progetto, che mira entro luglio 2022 alla creazione di un marketplace in grado di far acquistare beni e servizi reali o virtuali agli utenti, ha tra gli obiettivi quello di far ottenere vantaggi sia al venditore che al compratore. Infatti, chi acquisterà token COC potrà aumentare il proprio potere d’acquisto in base alla crescita dei valori sul mercato e il venditore, contemporaneamente, accettando il pagamento in token, potrebbe risparmiare sulla moneta fisica ed aumentare il proprio fatturato. C’è poi da segnalare l’importante iniziativa il “Campione del domani”, rivolto a bambini e ragazzi in modo che si avvicinino al mondo dello sport cogliendo l’occasione per poter esprimere le loro idee e il loro talento. In tal senso, acquistando token COC, si possono inviare dei video che mettano in mostra le qualità dei ragazzi. Il vincitore del concorso potrà ricevere maglie autografate e ottenere la possibilità di fare un provino a distanza con un osservatore. Tutti quindi possono permettersi di sognare, anche i meno abbienti. Coin of Champions, al quale è possibile iscriversi cliccando qui, permette anche di fare dei tour virtuali degli stadi comodamente seduti da casa, un modo in più per avvicinare i tifosi alla propria squadra del cuore.
Coin of Champions: finalità benefiche
Abbiamo voluto lasciare uno spazio a parte per quello che probabilmente rappresenta il fulcro del progetto: le finalità benefiche. Ricordiamo infatti che il 10% dei token COC è destinato a organizzazioni ONLUS italiane ed internazionali che non hanno scopo di lucro, con l’obiettivo appunto di aiutare queste associazioni nel raggiungimento dei loro obiettivi; un altro 10% è destinato all’acquisto, alla riqualificazione o ristrutturazione di centri sportivi per poter avvicinare i giovani al mondo dello sport. Si è deciso quindi di puntare molto sul fattore benefico per distinguersi dalla massa, da tutti quei progetti riguardanti le criptovalute imperniati sul fattore speculazione, parola tabù da queste parti.
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Coin of Champions: gli Ambassadors
Ad inizio articolo avevamo accennato alle personalità di spicco che hanno deciso di aderire subito al progetto sposando in pieno l’idea di Cesare Florio e di tutti coloro che ci lavorano per renderlo serio e trasparente. Queste personalità, chiamate Ambassadors, sono per lo più ex calciatori e sportivi che hanno vinto tanto nella loro carriera attraendo dunque un numero sempre maggiore di persone verso il COC. Citiamo per esempio l’ex Pallone d’Oro Ronaldinho, gli eroi del Triplete nerazzurro Materazzi e Sneijder, i due ex Milan e Juventus Pippo Inzaghi e Zambrotta e ancora Frey, Nesta, Amauri, Roberto Carlos, Lugano. A loro si aggiungono per il baseball Colabello e Randall mentre per la Formula 1 Fisichella.
Coin of Champions: identikit di Diego Lugano
Nato a Canelones, in Uruguay, nel novembre 1980, Diego Lugano è da considerarsi tra i più forti difensori della sua generazione. Sebbene avesse anche il passaporto italiano per via delle sue origini piemontesi, Lugano ha giocato con la Nazionale uruguaiana diventandone ben presto uno dei simboli indiscussi. Con la fascia da capitano al braccio, ha portato la Celeste alla vittoria della Copa America nel 2011. Malgrado nella sua carriera è riuscito a vincere dieci titoli, rimane probabilmente il rammarico di non averlo visto giocare in un top club, in grado di lottare per la competizione principe, la Champions League. La stagione più importante della sua carriera rimarrà probabilmente quella 2005/06, con la maglia del San Paolo, anno in cui riuscì a vincere Brasilerao, Copa Libertadores e Mondiale per Club. L’esperienza più lunga invece la vivrà in Turchia, con la maglia del Fenerbahce: in cinque stagioni vincerà due campionati e due Supercoppe. Nella sua carriera Diego Lugano ha collezionato oltre 500 presenze mettendo a segno (tra club e Nazionale) più di 50 reti, un numero non banale considerato che non batteva calci di rigore. La sua annata migliore dal punto di vista realizzativo fu quella 2010/11 quando addirittura andò nove volte a segno. Tante reti, soprattutto di testa, soprattutto su azioni di calcio d’angolo, sempre furbo e lesto ad anticipare i difensori avversari e perfino i propri compagni (come in occasione di una rete in Nazionale “scippata” a Godin sulla linea di porta).
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Fenerbahce-Siviglia 3-2: il più bel gol di Diego Lugano
Istanbul, 20 febbraio 2008. Lo scenario è quello delle grandi occasioni. Davanti agli oltre 52mila spettatori del Sükrü Saracoglu Stadium il Fenerbahce di Zico affronta nell’andata degli ottavi di finale il Siviglia. I turchi, classificatosi secondi nel Gruppo G, hanno pescato gli andalusi che invece sono arrivati primi davanti all’Arsenal nel Gruppo H. I gialloblù optano per un 4-5-1, la formazione di Manolo Jimenez invece per un classico 4-4-2. È l’attaccante serbo Mateja Kezman a sbloccare il match dopo circa un quarto d’ora ma pochi minuti dopo il difensore brasiliano Edu Dracena fa autogol e vanifica tutto. Al riposo si va sull’1-1. Nel corso del secondo tempo il ritmo è vivace, azioni da una parte e dall’altra, l’impressione è che ci saranno altre reti. Al 57′ il trequartista Alex va a battere un calcio d’angolo, il pallone è alto al centro dell’area, Lugano si eleva indisturbato e colpisce perfettamente mandando il pallone alla sinistra del portiere, sotto l’angolino, imparabile: è 2-1. Gol di testa nella sua carriera ne ha fatti tanti l’ex San Paolo ma quella volta si superò sia per l’altezza che per la bellezza del gesto atletico. La gara poi terminò 3-2 a favore dei Canarini che senza timore si recarono al Sánchez Pizjuán con la voglia di qualificarsi e, dopo 120 minuti al cardiopalma, ci riuscirono ai rigori. L’avventura di quel magico Fenerbahce, dove comparivano oltre al capitano della Celeste gente come Roberto Carlos, Alex, Sahin, Deivid, Kezman e il bomber Semih Senturk, terminò sempre ai rigori il turno seguente per mano del Chelsea.
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