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Distinguersi è la missione di Coin of Champions, interessante Token partito pochi mesi fa da un’idea di Cesare Florio. Distinguersi evitando le operazioni speculative che interessano la maggior parte delle criptovalute. Distinguersi ampliando l’offerta rispetto alla concorrenza e puntando su ambasciatori di altissimo profilo come Roberto Carlos da Silva.
“Il Token COC – si legge nel white paper rilasciato dai fondatori alla vigilia del lancio – ha molteplici scopi tutti rivolti alla crescita ed al benessere di coloro che faranno parte nel tempo della community e che decideranno di acquistare COC aiutando il progetto, facendo crescere il valore di COC nei mercati. COC sarà supportato in fase di prevendita ma soprattutto appena sarà listata prima in Pancakeswap e poi sugli Exchange da moltissimi testimonial sportivi e non di fama mondiale ancora in attività ed anche del passato. COC con l’aiuto di grandi Testimonial e con la crescita della community potrà raggiungere i suoi scopi ed obiettivi”.
COC, la missione e gli Ambassadors
Coin of Champions è il primo Token che devolverà il 10% dell’offerta complessiva di monete a organizzazioni no profit di tutto il mondo, e il 10% del totale circolante servirà a potenziare strutture e centri destinati ad avvicinare i ragazzi allo sport. C’è quindi una forte componente benefica alla base dell’iniziativa, un’attenzione per il sociale evidenziata in più occasioni dai volti noti che si sono prestati per promuovere la moneta dei campioni. Immerso nel mercato a settembre, COC ha in breve sfondato il muro dei diecimila holders. Il progetto prevede la creazione, entro il 2022, di un circuito di negozi in cui sarà possibile spendere la criptovaluta, così da coniugare utilità online e offline.
Ma cosa si può acquistare al momento? In primis le carte NFT, chiave d’accesso ai Fantasy Games: giochi ispirati al fantacalcio che abbracceranno tutti gli sport. Si comincia dal calcio, e non potrebbe essere altrimenti considerando il parterre di ex giocatori coinvolti come Ambassadors: Materazzi, Vieri, Filippo Inzaghi, Zambrotta, Nesta, Sneijder, Ronaldinho e il già citato Roberto Carlos, tra gli altri. Inoltre, saranno disponibili i tour dei maggiori stadi del mondo tramite il Metaverso, universo virtuale in cui si potranno vivere le esperienze della vita reale. Senza tralasciare che Coin of Champions, cui è possibile iscriversi cliccando qui, dà una chance ai potenziali campioni del futuro: ai ragazzi che non hanno spazi per esprimere il proprio talento verrà offerta una vetrina rilevante.
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Roberto Carlos, Ambassador di COC
Tra i testimonial di grido che illuminano COC spicca il nome del brasiliano Roberto Carlos da Silva. Per lui, che non ha certo bisogno di presentazioni, parla il lussuoso palmares. Con le maglie di Real Madrid e Brasile, il terzino verdeoro ha fatto razzia di trofei e ha sfiorato il Pallone d’Oro nel 2002, l’anno in cui ha toccato l’apice: Champions League, Mondiale, Supercoppa europea e Intercontinentale, però, non sono bastati per assicurargli il riconoscimento. Il laterale sinistro ha realizzato oltre 100 gol in carriera, alcuni dei quali veramente allucinanti. E da questo mare vogliamo estrarre la perla più lucente, il gol capolavoro impresso nella memoria degli appassionati di Football.
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Francia-Brasile 1997, il gol da cineteca
Francia–Brasile è la partita d’esordio del Tournoi de France, quadrangolare amichevole – Inghilterra e Italia le altre due partecipanti – che funge da antipasto del Mondiale 1998. Una gara che Roberto Carlos sblocca con un calcio piazzato tra i più famosi di sempre, una punizione inserita in tutte le raccolte dei gol da cineteca realizzati negli ultimi decenni. Intorno al 20’ Romario, sontuoso attaccante della Seleção, viene atterrato sulla trequarti da Deschamps. Dunga sistema il pallone, ma si allontana dal punto di battuta non appena si avvicina il 6 verdeoro.
Zidane, forse presagendo l’esito – nefasto per la sua nazionale – del piazzato, fa notare all’arbitro che il fallo è stato commesso qualche passo indietro rispetto alla zolla su cui viene adagiata la sfera. Barthez, inquadrato, urla qualcosa alla barriera e subito dopo la telecamera si posa sul terzino brasiliano. Il suo è un momento di raccoglimento profondo: accarezza il pallone con la perizia di un chirurgo e arretra per fissare l’incipit della rincorsa sulla riga bianca del cerchio di centrocampo. Tentare la battuta a rete da lì – siamo sui 35 metri – è velleitario, per usare un eufemismo. Ma per il sinistro atomico del madrileno non esistono distanze proibitive.
Si prepara al decollo con gli inconfondibili passettini, quel rito propiziatorio che caratterizza il suo stile; allunga la falcata e colpisce il pallone. Il tonfo sordo dell’impatto risuona abbastanza nitidamente nonostante il telecronista transalpino alzi la voce quasi anticipando il fenomeno: le parole del narratore rappresentano il bagliore del lampo che precede il rombo del tuono. Non si ha neanche la possibilità di assaporare l’esibizione balistica, tanto corre la traiettoria. Di primo acchito, si potrebbe pensare a un errore di posizionamento della barriera; l’immediato replay, però, fa luce sul prodigio.
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Roberto Carlos non opta per una soluzione di potenza canonica, come potrebbe essere il classico collo pieno. Sceglie, piuttosto, di servirsi della raffinatissima tecnica delle tre dita, resa celebre dai mancini sublimi di Roberto Rivelino e Claudio Branco: due artisti – ça va sans dire – delle palle ferme. Il calcio con le tre dita esterne del piede è un’arte per pochi eletti che permette di imprimere al pallone un effetto corposo e malefico, illeggibile per l’estremo difensore. Tornando al replay, si vede come la sfera esca dallo specchio della porta di una cinquantina di centimetri durante il suo percorso per poi morire in rete, a fil di palo.
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Barthez è stupefatto, come anche gli spettatori sugli spalti: il mago Roberto Carlos ha tirato fuori dal cilindro un’illusione ottica che fa segnare 137 km/h. Il terzino viene abbracciato e festeggiato dagli increduli compagni e in particolar modo da Ronaldo, che lo lascia soltanto quando è tempo di tornare dietro la metà campo per ricominciare. I due saranno i protagonisti mancati di un Francia-Brasile enormemente più significativo del match amichevole del giugno 1997: la finale della Coppa del Mondo dell’anno successivo, persa dai brasiliani 3-0. Ma quella è un’altra storia.
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