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Per iniziare il viaggio alla scoperta di Coin of Champions è giusto partire da due delle più importanti parole chiave che meglio descrivono quella che è l’essenza del vero e proprio progetto rivelazione dello scorso anno. Innovazione e trasparenza. L’obiettivo primario che il suo creatore, ovvero Cesare Florio, si è imposto sin dal primo giorno in cui il progetto ha visto la luce è quello di riuscire a diventare un punto di riferimento. E sempre Florio può tirare un sospiro di sollievo nell’accorgersi come la sua creatura stia sempre più compiendo veri passi da gigante, restando però fedele all’idea e all’obiettivo primari.
Diventare punto di riferimento e farlo per uno dei mondi più misteriosi quanto affascinanti sviluppatosi negli ultimi anni: quello delle criptovalute. C’è voglia e bisogno di andare a scoprire meglio la natura e la storia dei “token“, e si cerca di farlo tramite tutte quelle iniziative che riempiono le nostre giornate: partendo da uno dei giochi calcistici più divertenti e popolari, il Fantacalcio, fino ai vari Webinar e passando per il sostanzioso e immancabile lavoro di beneficienza. Ed è per questo che è giusto riservare un ampio spazio proprio a chi ha scelto di prestare il proprio volto e la propria voce al progetto Coin of Champions, con l’importante obiettivo di ribadire quanto “la moneta dei campioni” sia tutt’altro che un semplice claim pubblicitario.
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E per questo è giusto approfondire il più possibile il bellissimo rapporto tra il progetto Coin of Champions e la beneficienza. Parliamo infatti del primo token capace di vantare la possibilità di poter destinare un significativo quantitativo, pari al 10%, della fornitura totale dei suddetti “gettoni”, alle varie ONLUS del panorama nazionale come internazionale e non solo. Si perché tale progetto promette inoltre di destinare un altro 10% del totale al fine di acquisire e riqualificare alcuni centri sportivi, importantissimi per avvicinare al bellissimo mondo dello sport tutti quei giovani che sono meno fortunati. E’ dunque un progetto che si pone come ulteriori obiettivi quelli della crescita e del benessere psicologico sempre dei giovani.
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Coin of Champions, da Ronaldinho a Diamanti: ecco a voi gli Ambassadors
Seppur i nobili propositi di un progetto moderno e affascinante come quello del Coin of Champions restino il fiore all’occhiello, lo stesso va assolutamente detto per tutti coloro che, come ampiamente anticipato, hanno deciso di schierarsi come volto e voce di tale iniziativa. Chi sono e come agiscono? Presto detto. A catturare maggiormente l’attenzione sono i profili di quelli che hanno significativamente scritto pagine di storia che resteranno indelebili negli almanacchi: dal campione brasiliano Ronaldinho all’indimenticato Alino Diamanti (oggi in Australia dove indossa la maglia del Western United) fino a Christian Vieri, passando per Filippo Inzaghi, Marco Materazzi e Alessandro Nesta e tanti altri. Sono loro che hanno scelto di schierarsi a difesa di tale progetto e per farlo hanno l’importante incarico di promuovere tale progetto attraverso i loro profili social, nella speranza di illustrare meglio e fare chiarezza intorno al sempre più curioso mondo delle blockchain.
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Alessandro Diamanti, per gli amici “Alino“, è sì uno dei più importanti rilevanti volti del Coin of Champions ma anche e soprattutto un punto cardine nella storia calcistica passata del nostro campionato e della Nazionale. Nasce in Toscana a Prato il 2 maggio 1983 ed è lì che inizia sia a porre le basi per la sua importante carriera sia ad essere battezzato, proprio dai tifosi del Prato, “Alino“. Ma solo il 13 agosto dello scorso anno è entrato anche lui a far parte di questa grandissima famiglia in qualità di Ambassador, per poi annunciarlo sul proprio profilo Instagram con il post incorporato al termine del paragrafo precedente.
Alino Diamanti, capitolo 1
Per iniziare il viaggio alla scoperta della vita e della carriera di Alessandro Diamanti è necessario tornare indietro nel tempo fino ai tempi in cui il giovane Alino si allenava nei campetti del Santa Lucia, storico club di Prato che è stato casa di altri campionissimi quali Paolo Rossi e Christian Vieri, altro collega nel panorama di Coin of Champions, cui è possibile iscriversi cliccando qui. Ma quello che il club Santa Lucia ha rappresentato per Diamanti è quasi simile a quello che può darti un ambiente familiare, sembrerà un’esagerazione, ma non lo è dal momento in cui si viene a sapere che proprio il nonno fu uno dei presidenti oltre che una vera e propria istituzione per il calcio giovanile toscano. Ed è proprio lui, Rodolfo Becheri, ad aver contribuito allo sviluppo della passione di Alino per uno degli sport più belli del mondo.
Passano gli anni e il continuo alternare un passaggio tra tanta Serie C ed un piccolo assaggio di B senza mai riuscire realmente a sfondare, portano Diamanti a crederci sempre di meno. E qui entra in gioco un’altra figura cardine nella sua carriera: Pierpaolo Bisoli. Allenatore che gli dà fiducia e riesce finalmente a valorizzare il talento di un ragazzo che ricambia la fiducia con dieci goal in venticinque presenze in serie C2, più altri cinque nella Coppa Italia della stessa categoria. Strada spalancata per Fabio Galante che, suggerito da un caro amico, inizia a seguirlo passo dopo passo rendendosi conto che aveva davvero poco a che fare con una categoria come la Serie C. Il presidente Aldo Spinelli si fida e Diamanti arriva a Livorno: è il 2007, ha ventiquattro anni e compie finalmente quell’atteso triplo salto che lo conduce alla Serie A. Il resto è storia.
Oltre i confini
Passa altro tempo e Diamanti riesce ad imporsi anche a livello internazionale, volerà infatti in Inghilterra per giocare in Premier League con addosso la maglia del West Ham. Era felice, il rapporto con la piazza era ottimo eppure aveva ancora un sogno nel cassetto: “Lasciare il West Ham è stata forse l’unica vera scelta sbagliata. Lì ero un idolo dei tifosi, ma sapevo che dovevo andare via per giocare in Nazionale”.
Decisione piuttosto dura, ma necessaria e giusta. Il centrocampista toscano decide di ripartire da Brescia, dove però non riuscirà ad evitare la retrocessione, nonostante continui ad offrire delle prestazioni che non sfuggono agli occhi del c.t. Prandelli: convocazione con l’Italia ottenuta ed esordio nel lontano novembre del 2010. Altro giro, altra corsa: Diamanti decide di andare a Bologna per tornare sotto la guida di mister Bisoli, lì vivrà forse la miglior fase della sua carriera. Leader indiscusso, oltre che capitano, ha la capacità di esprimersi a livelli così alti che la convocazione ad Euro 2012 sembra scontata. Lo sarà e Diamanti verrà anche riconosciuto come punto fermo di quella Nazionale poi sconfitta in finale da una dilagante Spagna.
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