Coin of Champions, Wesley Sneijder tra gli Ambassadors: la carriera del cecchino di Utrecht

Francesco Niglio
12 Minuti di lettura

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Sono trascorsi 13 anni e pochi giorni, dalla data “x” che ha dato il via alla rivoluzione abilitata dalla tecnologia blockchain. Proprio il 4 gennaio del 2009, il misterioso Satoshi Nakamoto ha minato il primo bitcoin. Quella che sembrava essere “solo” una rivoluzione finanziaria, nata in risposta all’ennesimo favore al “sistema bancario”, è diventata una rivoluzione sociale, oggi solo agli albori. Il calcio non è rimasto estraneo a questa rivoluzione.

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Coin Of Champions (COC) è un rivoluzionario progetto blockchain, supportato da grandi glorie sportive del passato (e del presente) che si ripropone di avvicinare il calcio alle persone, rievocando una nostalgia che va oltre i sistemi e le macchinose dinamiche finanziarie del calcio moderno. Il progetto si basa sull’emissione di un token che ambisce a diventare una moneta scambiabile tra tutti i possessori e i commercianti del circuito Coin Of Champions. Tuttavia, la moneta è solo la punta dell’iceberg COC, che ha nella realizzazione di un obiettivo sociale la sua mission: avvicinare i bambini al calcio.

Coin of Champions
Coin of Champions

Numerosi sono i progetti pianificati nella roadmap di COC per raggiungere questo scopo. Tra questi emerge lo sviluppo di una DAPP (applicazione decentralizzata) per lanciare degli NFT (Nonfungible token) riguardanti carte da gioco collezionabili dei diversi testimonial sportivi, al fine di avvicinare fan e follower ai loro beniamini, offrendogli la possibilità di acquistare carte digitali uniche sotto forma di Token NFT in blockchain. Sarebbe impossibile riassumere in poche righe un progetto così interessante e articolato. Come per ogni altro progetto del mondo crypto, il consiglio è sempre quello di analizzarlo attentamente prima di decidere se investire o meno. Il nostro consiglio è quello di partire dal white paper, disponibile sul sito del progetto, per comprendere quale direzione sta prendendo lo sport più bello del mondo.

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Coin of Champions e gli Ambassadors

Un progetto così imponente, importante, ma soprattutto rivoluzionario non poteva che avere degli Ambasciatori di eccezione che facessero da megafono a questo viaggio iniziato da Cesare Florio che con il passare del tempo ha portato sempre più viaggiatori con sé: il fuoriclasse brasiliano Ronaldinho, l’ex attaccante Filippo Inzaghi, attuale allenatore del Brescia, il Campione del Mondo Marco Materazzi, Sebastian Frey, ex portiere di Inter, Fiorentina e Parma, il bomber dei bomber Christian Vieri, l’ex terzino sinistro dell’Atalanta Boukari Dramé, senza dimenticare l’olandese Wesley Sneijder, protagonista con l’Inter di José Mourinho, capace di sollevare 5 trofei nel 2010, soprattutto la Champions League che in casa nerazzurra mancava da ben 45 anni.

 

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Coin of Champions, Wesley Sneijder tra gli Ambassadors: la carriera dell’olandese

Wesley Benjamin Sneijder nasce ad Utrecht, città nella quale si erge la torre del Duomo, la più alta dell’intera Olanda con i suoi 112,32 m di altezza, il 9 giugno 1984. Inizia a dare i suoi primi calci per strada ed è lui stesso a spiegare quanto sia stato importante, nel corso di un’intervista a playerdevelopmentproject.com: “Sono cresciuto in un quartiere della classe operaia. Tutti i bambini hanno giocato fuori. C’era  una gabbia da calcio nella nostra strada, dove giocavo ogni singolo giorno. Insieme a mio fratello Jeffrey abbiamo giocato con i ragazzi più grandi del quartiere, il che ci ha aiutato a sviluppare le nostre capacità”. La metropoli olandese che negli anni ’80 aveva quasi 250 mila abitanti, ha dato i natali anche a Marco Van Basten. È curioso che due uomini nati nello stesso agglomerato, a 20 anni di distanza uno dall’altro, siano diventi calciatori, crescendo in uno dei vivai calcistici più prolifici del Globo, quello dell’Ajax e successivamente arrivati in Italia sulle due sponde del Naviglio di Milano: Marco con le strisce rossonere del Milan con il quale ha fatto la storia, e Wesley con quella nerazzurra dell’Inter, vincendo lo storico Triplete nel 2010.

Wesley Sneijder
Wesley Sneijder, ex calciatore di Inter, Ajax e Real Madrid e Galatasaray

Il cecchino di Utrecht cresce nei Godenzonen di Amsterdam ed esordisce in prima squadra nel gennaio del 2003. Con i biancorossi disputa 4 stagioni nelle quali gioca 180 partite condite da 58 gol e 45 assist e vincendo una Eredivisie, 2 coppe d’Olanda e 3 Supercoppe nazionali, che gli valgono il passaggio al Real Madrid nell’agosto del 2007 per 27 milioni di euro. Con i blancos due stagioni condite da alti e bassi, nelle quali mette a segno 11 reti e fornisce ai compagni 12 assist in 66 match. L’avventura in Spagna gli lascia in dote anche una Liga e una Supercoppa di Spagna, ma non basta a trattenerlo.

Lo aspetta l’Inter di Massimo Moratti e José Mourinho: dopo una corte lunga un’intera estate, l’oranje firma per i nerazzurri il 26 agosto 2010. Costo dell’operazione 15 milioni. Wesley arriva a Milano, svolge le visite mediche e con un solo allenamento esordisce nel derby del 29 agosto con la numero 10 sulle spalle. Quella partita resterà negli annali del calcio, non solo per la qualità del gioco espressa dalla Beneamata che annichilì letteralmente il Milan di Leonardo con un secco 4-0 senza appelli, ma soprattutto per la prestazione del neo interista, giunto da poche ore nella città meneghina, ma capace di dirigere i compagni come un vero e proprio direttore d’orchestra.

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Wesley è proprio il tipo di calciatore olandese che molto probabilmente non avrebbe avuto difficoltà ad inserirsi nella Nazionale di Rinus Michels e Johan Cruijff degli anni settanta, dove tutti dovevano saper far tutto e in qualsiasi zona del campo. La stagione 2009/2010 sarà di certo la migliore nella carriera del classe 1984. I tifosi allo Stadio vengono rapiti dalla sua capacità sui calci piazzati, dai cambi di gioco, dalle aperture di 60 metri di collo, ma anche dalla sua tenacia a combattere su ogni pallone per tutti i novanta minuti. In poco tempo il folletto nerazzurro entra nel cuore della grande famiglia interista e non ne uscirà più. Con l’Inter darà vita alla cavalcata che porterà la squadra milanese a conquistare uno storico traguardo mai riuscito a nessun’altra squadra italiana: il Triplete.

Inter del Triplete: l'insieme più della somma
Wesley Sneijder, Diego Milito e Samuel Eto’o ai tempi dell’Inter

Nella notte di Madrid, in finale di Champions League contro il Bayern Monaco guidato dal connazionale Louis van Gaal, è lui che fornisce l’assist dell’1-0 a Diego Milito, aprendo la strada alla conquista del trofeo europeo più ambito. Il risultato finale dirà 2-0 e la prestazione di Wesley sarà come sempre di un’efficacia straordinaria. Volendo fare un parallelismo potremmo paragonarlo a Luis Suarez, cervello dell’Inter di Helenio Herrera: per intenderci la Grande Inter, capace di vincere due Coppe dei Campioni consecutive tra il 1963 e il 1965. Lo spagnolo giocava da fermo ma illuminava con le sue giocate, come si dice in gergo, faceva correre il pallone; l’olandese con molto più ritmo e dinamismo ma con grande fosforo al servizio dei compagni.

 

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Dopo quattro stagioni condite da un campionato italiano, una Champions League, 2 Coppe Italia, una Supercoppa italiana ed un Mondiale per Club, con 116 partite, 22 reti e 35 assist in tutte le competizioni, Sneijder lascia il Bel Paese per accasarsi al Galatasaray. Grazie a lui e ai suoi 45 gol e 44 assist, i turchi conquistano 2 campionati, 3 Supercoppe turche ed altrettante Coppe nazionali. Nel 2017 passa al Nizza, dove ritrova Mario Balotelli, ma l’avventura in Francia termina nel gennaio dell’anno successivo: Wesley firma per il club qatariota dell’AlGharafa, ma dopo appena 18 mesi, all’età di 35 anni annuncia il suo ritiro dal calcio giocato.

Coin of Champions, cui è possibile iscriversi cliccando qui, è anche beneficienza con la possibilità di donare il 10% della fornitura dei gettoni a delle ONLUS che aiutano famiglie che non hanno la possibilità di mettere un piatto caldo in tavola per i loro figli, anche a causa del periodo nel quale stiamo vivendo, dove la pandemia ha messo in ginocchio milioni di nuclei famigliari ed un ulteriore 10% per creare centri sportivi che permettano ai ragazzi di avvicinarsi allo sport. Lo stesso Sneijder, qualche tempo fa, sempre al portale playerdevelopmentproject.com, aveva detto: “Sono convinto che i ragazzi che giocano a calcio di strada siano sempre un passo avanti. Questo perché hanno già imparato fin da piccoli a sopravvivere in circostanze difficili. Secondo la mia esperienza, il fatto di venire da un ambiente di un quartiere operaio ha avuto un’influenza perché quei ragazzi in quell’ambiente probabilmente hanno più forza di volontà per avere successo. Forse è perché da dove provengono non hanno le risorse per arrivare in cima e devono lottare più duramente per avere successo”. Che sia di buon auspicio? Ce lo auguriamo con tutto il cuore.

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