C’è un momento nella vita di ogni persona che delimita un cambiamento, una scintilla che si accende e fa sì che tutto quanto, da quell’attimo in poi, sarà diverso. Questo è quello che successe a Napoli quando Corrado Ferlaino prese una decisione che avrebbe cambiato per sempre il modo di vivere il calcio nel capoluogo campano, e forse anche nel resto del mondo: portare quello che per molti è stato il calciatore più forte di tutti i tempi, all’ombra del Vesuvio, Diego Armando Maradona.
La vita di Corrado Ferlaino, all’insegna del calcio
La storia di Corrado Ferlaino comincia proprio nella sua amata Napoli, città che oltre ai natali, negli anni ha saputo regalargli momenti di gioia immensa, ma anche di buio. Nato nel 1931, è costretto qualche anno dopo a trasferirsi a Fermo con la sua famiglia a causa dei bombardamenti avvenuti a Napoli durante la Seconda Guerra Mondiale, per farvi ritorno una volta terminato il conflitto. Carattere irrequieto il suo, si cimenta nell’automobilismo e nel calcio a livello dilettantistico, e ottiene anche una squalifica nel campionato Intersociale dopo un acceso scontro con un direttore di gara. Il suo futuro però ripercorre le orme del padre, Modesto, ingegnere originario della provincia di Catanzaro che possiede un’azienda di costruzioni. Corrado apprende tutto ciò che può lavorando fianco a fianco con il papà, e successivamente dopo aver conseguito la laurea in ingegneria civile dei trasporti all’Università di Napoli, crea una propria impresa con la quale comincerà la sua “rivoluzione” sul territorio campano.
Il Napoli entra nella sua vita
Tra gli interessi dell’ingegnere, così chiamato dai tifosi partenopei, c’è senza dubbio il calcio. E come potrebbe essere altrimenti, per chi è nato e cresciuto a Napoli, città che vive e respira pallone ogni giorno. Così piano piano entra a far parte della rosa di azionisti del Napoli Calcio, diventando progressivamente presidente azzurro nel 1969 grazie al bel rapporto con Achille Lauro, anche lui socio del club, e azionista di maggioranza qualche tempo dopo. Alla guida del Napoli, l’ingegnere naviga in un rapporto di odio e amore con l’ambiente partenopeo. Negli anni riesce ad essere allo stesso tempo un presidente imprenditore attento alle finanze del club, costretto più volte a cedere i propri gioielli per risanare i bilanci, e un tifoso in grado di accendere la piazza con una scintilla. Tra le cessioni più importanti spicca sicuramente quella di Dino Zoff, giocatore amatissimo a Napoli, ma è il capitolo acquisti ad averlo consacrato come il presidente che ha cambiato il modo di intendere il calcio in città.
Il colpo di genio, Ferlaino “inventa” Maradona
Il periodo di presidenza dell’ingegnere Corrado Ferlaino è inevitabilmente associato al periodo più vincente della storia della Società Sportiva Calcio Napoli, complice la sua voglia di regalare qualcosa alla gente, di far vivere emozioni che resteranno per sempre nei cuori e nella testa di un popolo che poche volte ha avuto modo di gioire, in ambito calcistico. A posteriori si può dire che è riuscito nel suo intento, ma ai napoletani ha regalato la “fotografia” più importante di sempre, Diego Armando Maradona con l’azzurro addosso.
Il “colpo del secolo” nasce per caso, come quasi tutte le storie d’amore più belle. L’ingegnere si trovava a Zurigo per assistere all’amichevole tra Italia e Germania quando nell’intervallo il presidente della Federazione dell’epoca, Sordillo, gli chiede chi sarà il suo prossimo acquisto. Il patron azzurro risponde, con l’ironia di chi sa sognare: “Prendo Maradona“. Nessuno poteva immaginare che esattamente trentanove giorni dopo, il 30 giugno del 1984, davanti a uno Stadio San Paolo colmo ai limiti dell’immaginabile per una presentazione, Diego Armando Maradona avrebbe calciato un pallone alto verso il cielo esclamando, con il sorriso di chi si sente finalmente a casa: “Ciao Napolitani!“.
Il trasferimento del Pibe de Oro all’ombra del Vesuvio resta oggi una delle pagine più controverse del calciomercato italiano, viste le modalità in cui è avvenuto. Il genio argentino era stanco di vestire la maglia del Barcellona, già allora ricco di campioni, e spingeva per una cessione. La richiesta dei blaugrana era di 13 miliardi di lire, cifra impossibile per una società come il Napoli ai tempi, ma Ferlaino era determinato. Quella battuta al presidente federale Sordillo era ormai un tarlo nella sua testa, voleva portare Diego al San Paolo. Così con una corsa contro il tempo e una trattativa serrata con il Banco di Napoli, riesce ad ottenere i fondi, va a Milano e consegna una busta vuota in Lega e prende un aereo per Barcellona. Lo scaltro ingegnere torna a Milano in nottata e con l’aiuto di una guardia giurata scambia la busta depositando di fatto il contratto di Maradona in Lega, con il calcio italiano complice di questa “furbata” allo scadere.
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Il rapporto con Maradona e le contestazioni
Con l’arrivo del Genio del Futbol Mundial, comincia a Napoli l’era più vincente della storia azzurra e di quella di Ferlaino. Arrivano due Scudetti, una Coppa Uefa, una Coppa Italia e una Supercoppa Italiana. L’ingegnere aveva coronato il sogno di milioni di napoletani nel mondo, che ancora oggi vivono nel ricordo di quegli anni in attesa di poterli vivere ancora una volta. Oltre a Maradona, a Napoli arrivano calciatori importanti del calibro di Giordano, Renica, Bagni, Garella e Careca, guidati da Ottavio Bianchi prima, e Alberto Bigon dopo, alla conquista del secondo scudetto nel 1990.
Con l’astro argentino, Corrado instaura da subito un rapporto speciale, d’altronde è l’artefice del suo successo di quegli anni, non potrebbe essere altrimenti. Tutto il mondo ha conosciuto anni dopo le abitudini di Diego fuori dal campo, i problemi con la droga e il modo quasi disinteressato di vivere le sessioni di allenamento con i compagni, ma di queste cose Ferlaino ne era già a conoscenza. Dichiarò anni dopo di aver coperto infinite volte il comportamento della sua stella, dall’antidoping alle rassicurazioni nei confronti dell’allenatore e dei compagni ogni volta che non si presentava al campo, quasi a voler giustificare l’estrema umanità di uno che in campo era invece divino.
Nonostante i successi però, Ferlaino resta comunque uno dei presidenti più contestati della storia partenopea, complice il suo carattere vulcanico, le sue manovre finanziarie controverse che negli anni hanno portato anche diversi problemi al Napoli, e l’ombra della camorra che faceva pressioni incessanti alla società. Il culmine avviene quando, un anno prima dell’avvento di Maradona in azzurro, il Napoli non navigava in acque tranquille, sempre a ridosso della zona retrocessione. I gruppi organizzati dei tifosi partenopei, coadiuvati dall’ausilio di alcuni clan camorristici dell’epoca, misero in atto quello che risultò essere una violenza diretta vera e propria, più che una protesta. L’ambiente spingeva per un ritorno di Juliano come dirigente in società, e per farlo scelse di piazzare delle bombe nei due luoghi simboli dell’epoca: la casa di Ferlaino in Corso Vittorio Emanuele e la sede del club in Via Crispi. Le bombe convinsero il patron a farsi da parte, per tornare qualche tempo dopo quando la squadra raggiunse la salvezza in campionato. Al quotidiano Il Mattino, l’ingegnere dichiarò: “In quei giorni pensai, o lascio la società, o prendo il più forte del mondo e vinco lo Scudetto“, il resto è storia.