“Tutto cambia perché nulla cambi“, inciso che basterebbe a riassumere l’intero primo weekend della stagione, se non forse la stagione stessa per quanto mostrato a Portimao. Ebbene tutto cambia, dall’anno al format, compresi alcuni protagonisti sul fondo della scena, nonché altri chiamati prematuramente fuori dalla contesa. Nulla cambia, di contro, per quanto concerne forze ed equilibri in gioco ma, anzi, questi rafforzano ulteriormente quelli del recente passato.
Sprint Race, Marquez e foga eccessiva
Tutto cambia appunto, dal format alle risoluzioni, troppo preste e brusche, della contesa di pista. La Sprint Race è esperimento tanto riuscito in termini di spettacolarità quanto eccessivamente all’opposto in termini organizzativi e di etica sportiva. L’assorbimento delle FP4 e la rivisitazione del peso di classifica della FP3 sono genesi di una nuova gara, ben distante dalla nomina di Gran Premio, al sapore di elevata pericolosità, frenesia pre e durante la stessa, nonché la risultante dell’equazione: gli infortuni.
Il porre la Sprint Race nel pomeriggio del sabato costringe i piloti ad un’eccessiva frenesia in organizzazione e ricerca dell’assetto, “costringendoli” di fatto ad arrivare con foga, furore e rischi dove quanto seminato precedentemente nel weekend, in diversi casi, non potrebbe spingerli. Tutto in poco: spettacolo, share e sorpassi in metà GP. Pretesa ardua ed elevata, tant’è che può dirsi esperimento fallito, quantomeno in simili termini. Basti chiedere ad Enea Bastianini, il quale è l’insperato emblema risultante dell’equazione di cui sopra.
Non solo, altri piloti, Fabio Quartararo ed Aleix Espargaro su tutti, hanno richiamato Dorna ad un nuovo disegno del format, oltre che ad una maggiore analiticità dei colleghi in momenti topici della gara. Dorna e direzione gara, in sintesi, sono coloro i quali fanno le spese mediatiche dell’esperimento, Bastianini colui che ne sconta invece le spese tra scapola ed assenza per i prossimi weekend.
Se la gara sprint lascia perplessità persino in un weekend nel quale la corsa si è svolta su un tracciato sul quale si sono da poco consumate le gomme, causa test pre-stagione (conferendo così timori ulteriori in vista dei prossimi GP), a destare ulteriore preoccupazione sono i risvolti di una foga eccessiva riscontrata da diversi protagonisti. Luca Marini compie lo strike del sabato cogliendo la compagnia dell’incolpevole Bestia nella tanto criticata ghiaia di Portimao, Marc Marquez conferma invece nel GP della domenica stigmate di onnipotenza non controllata, ben note negli anni.
Il crash che coinvolge l’idolo di casa Miguel Oliveira e, seppur con tassa inferiore da pagare, Jorge Martin è da incubo fortunatamente solamente nei modi, non nelle conseguenze. Il lusitano se la cava con forti contusioni alla gamba destra, mentre l’iberico “bersagliato” con “solo” una frattura ad un dito del piede. Scongiurati risvolti peggiori che, in circostanze meno fortunate avrebbero tranquillamente potuto alzare l’ennesimo polverone sul 93, è tempo comunque di riflettere sull’azione di Marc Marquez.
L’imputarsi dell’azione scellerata ad un problema tecnico, difficilmente ipotizzabile e tutt’ora senza effettivi riscontri ufficiali da Honda, stenta ad attecchire nell’ambiente, spalancando così il campo all’errore umano. Un mezzo meccanico troppo inferiore tra le mani di un fenomeno troppo superiore, con la pur giustificabile ambizione di non limare i propri contorni tra le alte schiere del motociclismo, sono cause del male sportivo che affligge Marc, e di riflesso i piloti coinvolti in azioni, in diversi casi, evitabili. La Honda 2023 proprio non ne vuol sapere di rientrare tra le primissime al taglio del traguardo, e la sensazione è che spingerla oltremodo al di là delle proprie effettive capacità non possa portare ad altro che quanto accaduto.
Accontentarsi non è vocabolo inscrivibile nel libro genetico dei fenomeni, e dunque anche in quello del 93, cautela tuttavia forse sì. Se in occasione del grande evento la penna dello spagnolo dovesse risultare scarica, l’inchiostro dovrebbe fornirlo la direzione gara con risvolti regolamentari esemplari, e per Marc Marquez e per altri scriteriati eventi accaduti tra le varie classi ai colleghi.

Ducati, Bagnaia, Aprilia: semplicemente Italia
Il “nulla cambi” di cui si accennava è verso a cavallo dei tre drappi del tricolore che avvolge Portimao. Cambia la stagione, il format per l’appunto, non il risultato. Tutto torna a Valencia 2022 ed alle settimane immediatamente precedenti, con Bagnaia una spanna sopra la concorrenza. Il dubbio che fosse la sola moto a sospingere il torinese all’iride è ormai un vociare indistinto sullo sfondo, coperto dai festeggianenti dell’ennesima gara vinta da colui che imprime l’1 sul cupolino.
Al titolo Mondiale si aggiungono consapevolezza ed ancor più spiccate doti analitiche della gara, le quali fanno di Pecco pilota mutevole ed in grado di interpretare ormai con maestria superba la MotoGP odierna. Gestione ed aggressività, attendismo e tempestività, qualifiche e gara (sprint o classica): opposti perfettamente condensati tra cervello e polso destro del pesarese d’adozione. Doppietta con grand chelem sfiorato che lasciano pregustare un campionato all’insegna del dominio: Bagnaia affina ulteriormente le doti da certificato campione affinché nulla, ed il numero sul cupolino, cambi.

Tracotanza d’ingegneria italiana sgorga poi tra la collinare Portimao, all’interno di un rollercoaster che conferma, una volta ancora, come nulla sia cambiato. Ducati resta tra le mani di (quasi) l’intero lotto moto atta alle massime ambizioni sportive, Aprilia l’unica possibile rivale, attualmente di sola facciata più che di concretezza. La rossa di Borgo Panigale non ha rivali al mondo: le giapponesi sono ormai ricordo lontano; le europee mirano alla contesa al trono, salvo vederlo defilarsi all’orizzonte una volts giunte sul dritto.
Una KTM apprezzabile nel guidato cede eccessivamente nel dritta, un’Aprilia ancor migliore della 2022 paga l’infausta tassa Bagnaia. Tutto cambia, tra aggiornamenti, piloti, aerodinamica, affinché il dominio di Francesco Pecco Bagnaia, che fa del binomio con Ducati mix inavvicinabile sin qui, perduri tra stagioni, tracciati e contese.