Una storia avvincente quella del terzo film della saga di Creed che sta riscuotendo un grande successo. Un racconto più reale di quanto possa sembrare che porta a riflettere sull’importanza dell’affrontare le proprie paure e, in particolar modo, il proprio passato. Nonostante tutto infatti, bello o brutto che sia quest’ultimo fa parte di noi e bisogna saperlo accettare solo così è possibile andare avanti senza rimuginare sui ricordi relativi a tempi quasi immemori.
Proprio questo è il punto focale attorno alla quale viene costruita la storia di Creed 3 che vede l’ormai non più giovane Adonis alle prese con il suo passato che ha un nome e cognome ben preciso, ovvero quello di Damian Anderson. I due, dopo il grande successo e il ritiro dalla boxe da campione del figlio di Apollo Creed, si rincontrano ed è da qui che ha inizio il grande tormento del protagonista, interpretato da un eccezionale Michael B. Jordan.
Dopo un iniziale incontro pacifico tra i due tornano fuori vecchi ricordi del passato, in particolar modo da parte di Damian che cerca di convincere Adonis nel dargli una possibilità nel mondo della boxe, visti i suoi tanti anni passati in carcere. Il suo amico di vecchia data vuole sfidare il campione in carica di quel momento, ovvero il messicano Felix.
L’ormai leggendario Adonis Creed, dopo l’infortunio per aggressione dello sfidante originario di Felix, cede a tale richiesta, ma il risultato di questa scelta è disastroso: la fame di vittoria e la sua cattiveria sul ring portano Damian a commettere scorrettezze inaudite con le quali manda in ospedale il messicano, ma questo lo porta comunque a diventare il nuovo campione.
Creed 3, la fiducia tradita: il ritorno di Adonis sul ring
Un colpo basso quello subito da Adonis che viene a scoprire che colui che ha aggredito lo sfidante di Felix poco prima del match è un ex compagno di cella di Damian. Un’amicizia tradita e che vede Creed andare su tutte le furie, ma ormai è troppo tardi perché la cintura da campione è nelle sue mani ed è da qui che inizia quella che è una salita lenta e tortuosa per arrivare ad affrontare e sconfiggere quello che è il passato dell’ex campione dei pesi massimi.
Un intreccio tra realtà e finzione realizzato alla perfezione e che rende ancor di più anche grazie ai ricordi di Adonis che gli si palesano di fronte in molte scende del film e dove erano solo dei ragazzi. Questo però, fa male al protagonista che adesso in cuor suo sa che deve sconfiggere il più grande avversario per liberare la testa da tutti quei pensieri che lo tormentano, ovvero i sensi di colpa per aver abbandonato il suo amico in carcere senza averlo mai cercato.
Adonis inizia così una vera e propria sfida con sé stesso, tornando ad allenarsi per far comprendere a Damian l’enorme errore fatto nel raggirarlo per prendersi la scena e il titolo di campione. Mesi di lavoro nel quale il più grande avversario di Creed si trova nella sua testa. Viene così trasmessa, in maniera eccelsa, la struggente lotta per tornare in forma ed arrivare in alto, dove si cade ma ci si rialza sempre perché quello che conta è il raggiungimento dell’obiettivo aldilà di quanto distante esso sia.
Alla fine però la lotta la vince chi non molla e questo è il percorso di Adonis che dopo tanta fatica, sangue e sudore si ritrova faccia a faccia con chi l’ha tradito per arrivare al successo, con chi ha utilizzato il passato contro di lui. Creed, nonostante l’iniziale difficoltà, in un incontro non adatto ai deboli di cuore sfoggia nelle ultime riprese i colpi del campione che mandano knockout Damian e che rendono per l’ennesima volta il protagonista campione.
Bianca, la figura di sostegno
Bianca, interpretata da Tessa Thompson, rappresenta una figura centrale nella storia del grande campione Creed. Una punto focale che ancora una volta rimarca quello che il tema principale sul quale ruota il film: è solo affrontando il passato che riusciamo ad accettarlo e a concepirlo come parte di noi. Non è solo la madre della piccola Amara, ma una figura di supporto in tutto e per tutto per Adonis. Una spalla destra dal punto di vista morale, nonostante il protagonista più volte non sia disposto ad aprirsi con lei.
Nel momento però di maggiore difficoltà, caratterizzato dalla perdita della madre adottiva Mary Anne, si fa ancor più forte la figura di Bianca che incarna lo spirito guida di Adonis che finalmente si apre con lei raccontandole tutto il suo passato. Una rivelazione non da poco con la figura femminile, interpretata da Tessa Thompson, che dà il via a quello che sarà il ritorno sul ring del leggendario figlio di Apollo Creed.
Basta uno sguardo, un’intesa che va oltre ogni difficoltà e una frase detta per far tornare in sé Adonis. “Forse lo devi affrontare” un messaggio ben chiaro quello lanciato da Bianca a Creed che non si riferisce solo all’andare faccia a faccia sul ring contro Damian, ma di affrontare il suo più grande nemico, ovvero il sé stesso del passato, nel modo in cui gli riesce meglio: combattendo.
Creed 3, l’assenza di Rocky Balboa
Grande differenza rispetto agli altri film di Creed è stata l’assenza di Sylvester Stallone nei panni del leggendario Rocky Balboa. Una figura di spicco che, fin dal primo episodio della pellicola che vede come protagonista Michael B.Jordan, ha attirato e affascinato il pubblico. Da combattente ad allenatore del figlio del suo eterno rivale Apollo Creed, lo Stallone italiano ha infatti guidato Adonis ad ogni suo passo fino a farlo maturare come uomo e come atleta.
Nonostante ciò, la sua assenza nel terzo episodio di quella che ormai è divenuta la trilogia di Creed non è stata così pesante come si potesse pensare. Adonis ha infatti visto quella figura di sostegno che aveva trovato in Rocky Balboa, in Bianca. La grande differenza rispetto ai precedenti film, con la mancanza di Sylvester Stallone nei panni del leggendario pugile, è stata la scorrevolezza della pellicola che è risultata essere molto più dinamica e soprattutto in grado di andare dritta al punto rispetto agli altri.
Questo nulla toglie però all’assenza di un personaggio come quello di Rocky Balboa che avrebbe potuto dire la sua, soprattutto nei momenti di maggiore difficoltà di Adonis. Anche una semplice apparizione o una citazione che non c’è mai effettivamente stata nei confronti del leggendario Sylvester Stallone, la cui mancanza è stata un duro colpo per i fans, ma della quale lo spettacolo non ne ha risentito.
Creed 3, le conclusioni
Non c’è molto da dire, se non che Creed 3 rappresenta l’ennesimo capolavoro di una trilogia che affonda le sue radici nei film di Rocky Balboa. Un’esplosione di emozioni che inizia con l’ormai ex campione Adonis avere tutto quello che sognava fin da bambino per poi vederlo distruggere da Damian, che da suo amico fraterno diventa il nemico da sconfiggere. Subentra così un grande dilemma personale nel film che tormenta il protagonista fino a quando non trova la forza e il coraggio di affrontare le sue paure.
Incredibile come tanti temi così attuali e profondi vadano a mescolarsi sul ring dove Adonis non affronta solo Damian, ma insieme a lui tutti i loro trascorsi. Proprio in questo momento entrano in gioco gli effetti speciali che vedono il passato dei due riproporsi con una gabbia e con il significativo stadio vuoto. Un mix di adrenalina che fa rimanere attento lo spettatore in ogni singolo secondo della pellicola tenendolo con il fiato sospeso fino all’ultimo dove a trionfare è il solito Creed.
Adonis alla fine vince ed è qui che si consuma la scena più bella, ovvero quella di due fratelli legati dallo stesso passato che grazie alla cosa che più amano, ovvero la boxe, riescono così a risanare un rapporto che sembrava distrutto. Un insegnamento importante soprattutto per i più giovani che dimostra ancora una volta i valori di uno degli sport più belli del mondo.