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Marcelo Brozovic, Romelu Lukaku e Mateo Kovacic sono solo alcuni dei protagonisti della oscura vicenda di FootballStars, una criptovaluta sponsorizzata da differenti calciatori che nell’estate del 2021 ha fatto registrare un crollo netto delle sue quotazioni e ha lasciato dietro di sé una scia di mistero tra investitori e addetti ai lavori. L’inchiesta del giornalista investigativo Joey D’Urso per The Athletic ricostruisce l’ambiguo legame tra la criptovaluta ormai in fallimento (su Coin Market l’attuale valore di mercato è di €0.0000009) e i molti giocatori dell’Inter nella stagione 2020-2021. Il crollo di FootballStars porta a galla una questione ormai centrale nel mondo dello sport, ovvero il rapporto problematico tra club di calcio e le ingenti somme portate nel sistema economico-sportivo dalle sponsorizzazioni da parte di aziende di monete digitali spesso anonime e non regolamentate da statuti normativo-finanziari internazionali che ne garantiscano la stabilità.
FootballStars, il mistero dietro al crollo della cripto-meteora
La vicenda legata a FootballStars ha inizio nella primavera del 2021, quando i calciatori sopra citati pubblicavano sui loro account social video promozionali del un nuovo token digitale appena lanciato sul mercato: “Amo il calcio e amo le criptovalute. Segui il miglior progetto crittografico di sempre. Stay Tuned”, questa la descrizione che accompagnava i video-selfie di Brozovic e compagni, mentre i profili di Arturo Vidal, Stefano Sensi, Mateo Kovacic e Dejan Lovren rilanciavano la sponsorizzazione.
FootballStars raggiunge in poco tempo milioni di utenti e il 22 maggio 2021 fa segnare il volume di mercato massimo, oltre 20 milioni di dollari giornalieri. Dopo un assestamento al ribasso tra maggio e giugno, FootballStars crolla verticalmente, perdendo in poche settimane il 98% del proprio valore e facendo perdere i soldi investiti dai fans di tutto il mondo. Dopo poche ore, il sito viene chiuso e ogni contatto con il servizio è bloccato: si scoprì che la moneta digitale non rispondeva a nessuna persona fisica o legale, essendo un asset finanziario coperto dall’anonimato tipico di alcuni sistemi di blockchain. Sui social media impazza la polemica, ma gli account di FootballStars sembrano abbandonati. Uno degli ultimi post sul profilo Twitter da 17.6mila follower, datato 28 ottobre 2021, quasi ironicamente annuncia il lancio del nuovo sito: “Nei prossimi giorni”, dominio che si scopre tuttavia essere non più esistente. I creatori anonimi e non rintracciabili dalle autorità degli NFT sembrano dunque aver intascato il valore monetario dei token digitali ed essersi volatilizzati nel nulla.
Le cripto-sponsorizzazioni: tra deregolamentazione e guadagno illecito
La sfortunata vicenda riportata da The Athletic mette in evidenza una problematica sempre più presente ed eticamente pressante interna alla sfera finanziaria del mondo del calcio. L’esempio di FootballStars mostra come l’introduzione nel mondo del calcio delle criptovalute non risponda ad una regolamentazione uniforme ed efficace contro truffe e raggiri. In molti casi, queste nuove risorse digitali oscure e dall’origine non conosciuta riescono a trovare una eccellente sponsorizzazione da una celebrità aumentando brevemente di valore per poi crollare drammaticamente, portando con sé tutti gli sforzi economici compiuti dagli investitori truffati.
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“Dal momento che lo stavano promuovendo alcuni dei top player di calcio, ho pensato che fosse un progetto legittimo e ho investito una discreta quantità di risorse, ma si è scoperto che addirittura non possiamo più accedere al loro sito web“; la situazione di Yarzar, investitore in FootballStars intervistato da The Athletic, è comune a molti altri tifosi, sedotti dalle sponsorizzazioni proposte da alti profili dello sport e beffati da sistemi di guadagno che fanno le loro fortune sull’anonimato della fonte e sulla mancanza di normative.
Non solo FootballStars: i precedenti di Terry e Pogba
Il caso di FootballStars non è infatti un episodio isolato. Altre recenti inchieste di Joey D’Urso hanno svelato lo stesso meccanismo di guadagno illecito dietro le vicende legate a personaggi come John Terry e Paul Pogba. Gli NFT di “Ape Kids Football Club” (AKFC), sponsorizzati dall’ex-calciatore del Chelsea e rilanciati da Ashley Cole, Tammy Abraham e Jack Wilshere, avevano subito un inspiegabile e drastico deprezzamento del 90% in poco più di 30 giorni dal lancio al pubblico. Venduti a 656 dollari l’uno il 2 febbraio, l’8 marzo ogni NFT valeva mediamente appena 65 dollari. Per Paul Pogba il danno di immagine è stato ancora più clamoroso. Lo scorso novembre, il calciatore francese ha sponsorizzato ai suoi 53 milioni di follower su Instagram alcuni NFT, i Cryptodragons, che hanno subito, in meno di un mese, una perdita del 99.9% con l’azzeramento del loro prezzo iniziale (162mila dollari l’uno).
Crisi di liquidità e mercato in espansione: le strategie delle aziende cripto
Dietro l’introduzione delle criptovalute nel mondo dello sport si nasconde un ben preciso meccanismo economico che agisce viziosamente in chiave sponsorizzazioni nel mondo del calcio legate alle aziende di monete digitale. Le squadre di calcio vivono una crisi di liquidità proveniente dai main sponsor che è stata acuta dal periodo di crisi degli ultimi due anni e dalla mancanza di introiti causati dalla pandemia. La necessità di far crescere il proprio mercato da parte delle aziende di cripto ha trovato nella enorme visibilità che gode lo sport nel mercato internazionale la valvola di sfogo perfetta, coprendo di ingenti sponsorizzazioni i top club di tutta Europa e creando un meccanismo di coinvolgimento economico del tifoso-cliente grazie alla partecipazione diretta di quest’ultimo nella vita del suo club preferito. Tutto perfetto, se non fosse che l’assenza di regolamentazione finanziaria di questi strumenti può creare una enorme bolla speculativa dove a perdere sono innanzitutto le tasche dei tifosi-clienti e le più alte istituzioni del mondo sportivo, incapaci di contrastare un danno finanziario e di immagine di così ampie proporzioni.
L’allarme volatilità: calcio e cripto continuano la loro relazione
“Gli investimenti delle società che offrono servizi nel settore delle criptovalute potrebbero non essere solidi come quelli di altre aziende”, ammoniva con lucidità Cappelli su Rivista Undici: “A inizio 2018 diverse società del settore fallirono a seguito del crollo del valore di molte criptovalute, quindi non erano più in grado di sostenere le spese come gli stipendi o l’affitto degli uffici, che ovviamente erano in euro o dollari. Il mercato delle criptovalute è ancora un mercato estremamente volatile e pieno di insidie. Per le società che fanno affidamento sulle entrate provenienti da quel settore dovrebbe essere quanto meno un campanello d’allarme”. Nonostante le vicende di Kovacic, Pogba e Terry ammoniscano dei rischi speculativi connessi alle sponsorizzazioni con aziende di criptovalute, la necessità di liquidità interna al sistema calcio sembra dettare la linea guida del mercato, ampliando dunque l’offerta di NFT e Fan Token.