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Dominic Thiem austriaco classe 1993 ha la faccia giusta, gli atteggiamenti perfetti che quasi ti viene voglia di presentarlo ai tuoi genitori. Il ragazzo perfetto e l’amico fidato. Una persona in grado di accarezzarti con una mano mentre con l’altra ti propina un sermone dei suoi. Il classico ragazzo della porta accanto che quando gioca a tennis si anima a tal punto da rendersi irriconoscibile. D’altronde quando entri a 12 anni in un Academy la tua vita non è più la stessa. Perché è bene sapere chi è Thiem e cos’ha fatto per arrivare ai livelli che gli competono.
Questa non è la classica storia di redenzione o altro. Qui si parla di un predestinato schiacciato dalla pressione di diventare il migliore. Nascere con le stimmate del campione può essere giusto come deleterio. Poi quando hai un rovescio ad una mano e sei fortissimo i paragoni con i grandi arrivano di conseguenza. La storia di Thiem è quella di un ragazzo nato e cresciuto per giocare a tennis. La classica persona che dà tutto se stesso per arrivare all’obiettivo lasciando per forza indietro qualcosa.
Dominic Thiem, il ragazzo cresciuto a Vienna: sotto l’occhio di Bresnik
Il 3 settembre 1993 viene al mondo in un sobborgo di Vienna un ragazzo di nome Dominic Thiem. I suoi genitori Wolfgang e Karin sono due istruttori di tennis. Si può dire, senza paura di essere smentiti, che Thiem viene al mondo con la racchetta in mano. Wiener Neustadt è una città della Bassa Austria. Un luogo che sorge ai piedi del fiume Leitha.
L’ambiente ideale dove crescere a forza di pane e tennis. Il momento della svolta per Thiem arriva a 12 anni. I suoi genitori riconoscono le qualità del figlio e lo portano alla Tennis Academy di Vienna. È un fotogramma bellissimo il piccolo Thiem che ammira con gli occhi sognanti la sua nuova casa. Ad attenderlo lì c’è un uomo che di campioni se ne intende: Gunter Bresnik. Una sorta di Maestro Myagi che fa del duro lavoro la sua arma e della vittoria il suo stile di vita. Nota da subito l’enorme talento di Thiem e prende la decisione che cambia il corso degli eventi tennistici dell’austriaco.
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Thiem fino ai 12 anni ha sempre impugnato in maniera bimane la racchetta per giocare il rovescio. Quando Bresnik se ne rende conto prende da parte il giovane e gli fa capire che se vuole diventare qualcuno deve staccare una mano dalla racchetta. Da quell’istante si genera il rovescio ad una mano di Dominc Thiem.
Il colpo per eccellenza del repertorio del ragazzo che cresce stupendo tutti gli appassionati dei circuiti giovanili. Le qualità ci sono e sono evidenti. Però le lacune fisiche si fanno sentire nei match di lunga durata. Così Bresnik prende un’altra decisione che sbaraglia le carte in tavola: gli affianca il preparatore atletico Sepp Resnick. Quest’ultimo è un culture dei luoghi aperti per fare sport. Vienna è colma di ambienti del genere.
Per tentare un paragone: la preparazione fisica di Resnik è simile ai gradoni di Zdenek Zeman. Un lavoro estenuante con corse lungo i boschi, addominali a non finire e litri di sudore buttati fuori. Tutto questo però rende Thiem praticamente simile a Terminator. Con una condizione fisica simile potrebbe tranquillamente scalare l’Everest andata e ritorno.
Dominic Thiem, l’ascesa verso il Paradiso: Re Roger cade sotto i suoi colpi
Entra nel circuito ATP nel 2014 durante il torneo di casa in quel di Vienna. In quell’occasione batte un monumento del tennis come Thomas Muster. L’Austria sembra aver trovato il nuovo Rafael Nadal. L’unico che sulla terra riesce ad andare alla velocità del Fenomeno di Manacor. Ed è così Thiem capisce prima il gioco riuscendo ad anticipare sempre l’offensiva dell’avversario.
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Entra di diritto nei primi 40 giocatori del mondo e tra il 2016 e il 2019 si afferma come la punta di diamante del tennis mondiale. Un ragazzo capace di giocare con una mentalità differente. L’annata 2019 lo consegna di diritto alla storia dello sport con la racchetta. Prima, però, c’è una dolorosa separazione: ad inizio anno le strade con Bresnik si dividono e nel suo staff entra Nicolas Massú. Con il tecnico cileno si presenta all’ATP di Indian Wells.
Il momento che tutti aspettano è la finale del primo 1000 americano. L’avversario è l’immenso Roger Federer. La partita è solenne e Thiem non delude le aspettative. Batte Re Roger e vince il suo primo mille in carriera. Una storia fatta di sacrificio e determinazione per arrivare all’obiettivo. Durante quella stagione mette a referto cinque titoli e si fa vedere anche in ottica slam.
Il suo spirito di adattamento lo porta a rendersi protagonista per la seconda semifinale consecutiva al Roland Garros. Tutti sanno che è lui il dominatore incontrastato del circuito. Arriva anche le finale alle ATP Finals, ma cade sotto i colpi di Stefanos Tsitsipas. La sensazione è che il dualismo tra i due sia solo all’inizio.
Dominic Thiem, dal Paradiso all’inferno: US Open e poi il vuoto
Come tutti i ragazzi per bene Dominic mantiene il suo stile di vita e prepara la stagione con la solita voglia di migliorarsi e arrivare finalmente all’agognato slam. Il cammino verso il paradiso sembra lastricato da inconvenienti paranormali. A marzo 2020 scoppia la pandemia che blocca il mondo del tennis.
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Un momento che serve a Thiem per ricaricare le batterie e rimettersi in discussione in tutto e per tutto. L’austriaco lo sa e sfrutta il periodo di riposo forzato per prepararsi al meglio allo US Open. Quando arriva il momento dello slam statunitense tutti gli occhi sono su di lui.
Il percorso che lo porta alla finale contro Alexander Zverev è praticamente perfetto. L’appuntamento è da non perdere per il major numero uno della sua carriera. L’atto conclusivo è una vera e propria battaglia punto a punto. Il tennista teutonico si porta avanti di due set. Sembra la fine di un sogno, un istante durato troppo poco. Thiem però è un guerriero e recupera i due set di svantaggio.
E dopo 242 minuti di battaglia vince la guerra e si aggiudica il suo primo US Open. Ormai Thiem è un fiume in piena: arriva poi alla alle ATP Finals. Ancora una volta si presenta in finale, ma il suo avversario Danil Medvedev ne sa qualcuna più di lui e lo batte in tre set. Chiude l’anno solare 2020 al terzo posto della classifica mondiale.
Un fotogramma che lo consegna alla memoria del tennis. Un’eredità, forse, troppo forte da portare avanti. Thiem, purtroppo, non è come Terminator. Lui ha un cuore che pompa sangue ed un cervello che ad un certo punto decide di averne abbastanza della pressione. Accade tutto sull’erba spagnola di Maiorca. Si ritira contro Mannarino per un problema al polso che non gli darà pace. Un dolore troppo forte che lo blocca praticamente fino alla fine della stagione.
Non riesce ad essere presente per provare a ripetersi allo US Open e chiude la regular season fuori dai primi dieci giocatori del mondo. Il ragazzo però è solo alle porte dell’inferno. Questo perché: quando inizia il 2022 lui rientra a marzo, ma all’Andalucia Challenger si ferma per la positività al Covid-19.
Il momento in cui rientra non è più lo stesso. Si presenta al Roland Garros, ma la luce negli occhi non è più la stessa. La terra rossa sembra essergli avversa, agli Internazionali BNL d’Italia perde contro Fognini. Nello slam parigino esce contro il boliviano Dellien. Attualmente Thiem è al numero 194 del mondo ma il suo profondo rosso non è il ranking. Bensì il fatto che non si senta più sicuro con i colpi che l’hanno reso Dominc Thiem.